Varie, 19 dicembre 2004
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Martin Agnes
• Maklin (Canada) 22 marzo 1912, Tao (Stati Uniti) 16 dicembre 2004. Artista. «Schermi quasi bianchi, quadri vuoti, ”fiori” [...] ”campione dell’atemporalità espressionista informale”, secondo la definizione di Germano Celant [...] stata la pioniera del minimalismo made in Usa avendo attraversato indenne le furie degli Espressionisti astratti, suoi contemporanei. Ma lei alla gestualità emozionale aveva preferito uno stile ”cool”, impersonale, che affidasse ai movimenti del colore e a un vocabolario geometrico le ”variazioni” percettive. A regalarle quella tonalità ”zen” dei suoi quadri era stato proprio il paesaggio in cui era cresciuta, prima le lande del Pacifico al nord, poi i deserti del New Mexico dove allestì il suo particolarissimo atelier, entrambi non-luoghi naturali, orizzonti illimitati, pronti a essere riempiti da un mondo di rettangoli, quadrati, linee. Agnes Martin, vincitrice del Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1998 (l’anno successivo anche Clinton le conferì un premio, attribuendole la National Medal of Arts), era convinta che la perfezione classica non fosse possibile, neanche calibrando minuziosamente i pieni e i vuoti di una composizione pittorica: ”nascono sempre contraddizioni, piccole dissonanze, anche tra un quadrato e un rettangolo, la luce per esempio, distrugge il potere delle forme”. La sua era un’astrazione biomorfica, potenzialmente dinamica, interattiva, che connetteva la mente dello spettatore a quella dell’artista. Nata nel 1912 nello stato del Saskatchewan, in Canada, Agnes Martin trascorse l’infanzia e la giovinezza a Vancouver e nel 1931 si trasferì a New York, diventando poi, nel 1950, cittadina americana. Dopo avere vissuto per qualche anno, dal 1954 al 1957 a Tao, nel New Mexico, si spostò nuovamente a New York, dove nel 1958 tenne la sua prima mostra personale, presso la Betty Parsons Gallery. L’Action Painting conquistava in quel tempo le gallerie ma Agnes, nel suo studio nella Lower Manatthan, continuava imperterrita la sua ricerca, circondata da giovani come Ellsworth Kelly, Robert Indiana ma anche Jasper Johns e Robert Rauschenberg. Nel 1966 venne consacrata come la quintessenza del minimalismo in una mostra al Guggenheim che riuniva sotto il titolo di Systemic Painting Sol LeWitt, Robert Ryman e Donald Judd. L’anno dopo abbandonò la vita metropolitana e fece ritorno in New Mexico: per sette anni si lasciò alle spalle anche la pittura e si chiuse in un consapevole isolamento. Risale al 1991 la sua consacrazione in Europa, sancita da una grande esposizione allo Stedelijk Museum di Amsterdam, che viaggiò poi in altre grandi istituzioni museali europee. L’anno successivo fu la volta del Whitney Museum di New York, che dedicò una grande retrospettiva all’artista. I quadri di Agnes Martin - tra i più recenti, la serie di Innocent love - sono esposti nei più importanti musei di arte contemporanea del mondo, dal Moma di New York al Guggenheim di New York, dalla Tate Gallery di Londra al Beaubourg di Parigi, e le sue opere hanno raggiunto cifre milionarie alle aste internazionali di Christie’s e Sotheby’s» (A. Di. Ge., ”Il Manifesto” 18/12/2004).