varie, 19 dicembre 2004
ALI IL CHIMICO
(Ali Hassan al-Majid) Tikrit (Iraq) 30 novembre 1941, 25 gennaio 2010 (impiccato). Politico • «[...] Cugino e genero dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein, [...] si guadagnò il soprannome per aver ordinato nel 1988 l’attacco con gas nervini contro la cittadina di Halabja, dove in piena guerra contro l’Iran morirono migliaia di civili. Considerato uno dei più feroci collaboratori dell’ex raìs, e raffigurato dagli americani con il Re dei picche nel celebre mazzo di carte dei most wanted del deposto regime, era stato condannato per genocidio del popolo curdo e per la repressione degli sciiti durante e dopo la prima guerra del Golfo. [...] come la maggior parte degli uomini più vicini a Saddam anche ”Ali il Chimico” era un militare, che aveva iniziato la sua carriera come capo delle unità d’élite nella guerra contro l’Iran. Tra il 1990 e il 1991 fu ministro della Difesa e ”governatore” del Kuwait occupato, dove il suo appellativo cambiò, diventando, più semplicemente, ”il boia” o ”il macellaio”. Dato per morto due volte, fu finalmente catturato nel nord dell’Iraq il 21 agosto 2003. Durante i processi aveva apertamente riconosciuto di aver ordinato l’utilizzo di gas contro la popolazione civile. ”Sono stato io che ho dato gli ordini all’esercito per bonificare i villaggi e ripopolarli”, dichiarò alla Corte senza l’ombra di un rimorso. ”Nel mio lavoro non ho mai commesso errori” [...]» (Pietro Del Re, ”la Repubblica” 26/1/2010) • «Comandante militare [...] nell’Iraq meridionale, l’uomo che uccidendo con i gas 5mila curdi e decine di migliaia di iraniani si guadagnò il soprannome di Ali ”il Chimico”. [...] A fine anni ”80 Ali il Chimico si faceva riprendere sul fronte della guerra Iran-Iraq mentre sparava ai disertori. Fu lui che ordinò di bombardare con il gas nervino e l’iprite una cittadina curda, Halabja, che aveva avuto il torto di salutare i soldati iraniani invasori. E fu sempre lui, nella guerra del 2003, a ricomparire vivo e vegeto dopo che i britannici l’avevano dato per morto in tre diversi bombardamenti. [...]» (A. Ni., ”Corriere della Sera” 19/12/2004) •«Cugino di Saddam al quale oltre tutto assomiglia come una goccia d´acqua, il suo soprannome non certo a inesistenti titoli accademici - non ha infatti mai messo piede in una Università - ma all´aver sterminato coi gas decine di migliaia di curdi e di sciti tra la fine degli anni Ottanta e l´inizio dei Novanta. Era stato dato per morto più volte durante i raid anglo americani sull´Iraq. Una prima volta nel bombardamento che precedette di qualche ora l´inizio dell´attacco a Bagdad, la notte del 19 marzo. E una seconda volta il 5 aprile, con la guerra agli sgoccioli, a Bassora, nel sud del paese. Ex motociclista dell´esercito, inizia a fare carriera già nel 68 quando il partito Baath sale al potere. Dieci anni più tardi - il cugino è ormai diventato padrone assoluto del paese - Alì raccoglie i frutti della sua cieca fedeltà occupando posizioni sempre più prestigiose all´interno del governo. Il paranoico Saddam si fida di pochissime persone. Tre o quattro, non di più. E Alì è una di queste. L´uomo a cui affidare gli incarichi più sporchi, l´uomo che non discuterà gli ordini si trattasse anche di sterminare centinaia di migliaia di innocenti. L´Occidente si accorge di lui il 16 marzo 1988. Una calda giornata di sole nel corso della quale i bombardieri di Bagdad sganciano sul villaggio di Halabja nel Kurdistan iracheno grappoli di bombe all´iprite. Un massacro di inaudite proporzioni. In pochi secondi, uomini, donne e bambini passano dalla vita alla morte. Il tempo di un solo respiro. Si salvano solo quelli che sono lontani dal centro abitato, e che, tornati al villaggio, si trovano davanti a un immenso cimitero. Il mondo innoridisce, ma per Alì Hassam al-Majid si è trattato solo di un atto dovuto, di una specie di missione: arabizzare l´area senza farsi scrupolo di utilizzare le sue "munizioni speciali". Ma Halabja è solo l´inizio. Per due anni Alì usa armi chimiche in Kurdistan, inviando poi milizie killer con l´ordine di completare a terra l´opera cominciata dai bombardieri. Duemila i villaggi distrutti, e - secondo fonti curde - almeno 182 mila vittime. "Che esagerazione", replicò risentito, "saranno stati sì e no centomila". Della sua crudeltà fanno le spese anche gli sciiti del sud dell´Iraq e i kuwaitiani, quando nel 1990 è nominato governatore di quella che il suo capo definiva la diciannovesima provincia irachena. Archiviata la prima guerra del Golfo continua a usare il pugno di ferro in veste di ministro dell´Interno, colpendo senza pietà ovunque il rais lo invia per soffocare sul nascere ogni tentativo di rivolta. Componente del Consiglio di comando della Rivoluzione, ha tenuto le chiavi dell´arsenale chimico di Saddam Hussein» (Renato Caprile, ”la Repubblica” 22/8/2003).