Cesare Martinetti, La Stampa 14/12/2004, pag. 11., 14 dicembre 2004
Norman Foster, il celebre architetto britannico che ha progettato il "viaduc de Milau" nel sud della Francia, il ponte più lungo e più alto del mondo, spiega che secondo la sua idea dell’architettura «l’opera dell’uomo deve fondersi nella natura
Norman Foster, il celebre architetto britannico che ha progettato il "viaduc de Milau" nel sud della Francia, il ponte più lungo e più alto del mondo, spiega che secondo la sua idea dell’architettura «l’opera dell’uomo deve fondersi nella natura. I pilastri del ponte devono quasi avere un’aria organica, come se fossero cresciuti dal suolo. Il ponte deve sfiorare il paesaggio con la delicatezza di una farfalla...». La carreggiata è leggermente arcuata: « una scelta strategica, quando si è al volante della vettura e si percorre il ponte la curva acquista tutto il suo senso, permette di vedere lontano, di abbracciare l’intera prospettiva dell’opera e scoprire il paesaggio. Di lassù si vede la città di Millau. Abbiamo scelto i cavi di colore bianco che scompaiono nel cielo dove non resta che quest’arco d’acciaio che come un filo attraverso i sette aghi-pilastri». Sette, cifra simbolica, il «numero più equilibrato» secondo Foster che suggerisce anche una lettura più filosofica del suo capolavoro: «Studiando le proporzioni tra ogni campata abbiamo riscontrato cose inattese, per esempio che tra i due pilastri che scavalcano il Tarn, le misure hanno un soprendente rapporto col famoso numero d’oro». E cioé con quella «divina proporzione» che si ritrova misteriosamente nella piramide di Cheope e nel Partenone.