Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  dicembre 14 Martedì calendario

RAUTI

RAUTI Isabella Roma 17 novembre 1962. Politico • «[...] la figlia di Pino. La fredda pasionaria nera che aveva mandato all’aria il suo matrimonio perché il marito Gianni Alemanno, uno dei leader della destra sociale, aveva detto di sì alla svolta di Fiuggi, adeguandosi al taglio dei legami con il fascismo [...] quando era ancora una militante d’assalto del Movimento sociale, qualche giornale aveva visto in lei la rappresentante di una nuova specie antropologica, la femminista nera. [...] ”In molti mi avevano considerata femminista, ma non era la definizione giusta. Con alcune amiche come Annalisa Tranova, una giornalista del ’Secolo’, facevamo una rivista, ’Eowin’, dal nome dell’eroina del Signore degli anelli, la donna che prende la spada e scende in campo a fare la sua battaglia. Volevamo dire la nostra perché non ci riconoscevamo nella struttura femminile del partito, la sentivamo rigida, burocratica. Allo stesso tempo guardavamo il Movimento delle donne, da cui eravamo escluse, con una certa invidia, per il seguito e l’influenza che esercitava. Il paese stava cambiando anche sulla loro spinta, come si è visto più tardi [...] Noi non pensavamo di dover essere liberate, credevamo che l’uomo e la donna fossero complementari e che insieme dovevamo batterci contro il sistema. La nostra era una comunità chiusa, minacciata. Come succede in questi casi difendevamo la nostra identità, non potevamo permetterci le divisioni. Bisogna capire che cosa sono stati quegli anni. Come i gruppi di sinistra anche noi credevamo di poter fare la rivoluzione. Nella vita di tutti i giorni poi c’era da difendere i ”nostri’ quartieri, le sezioni. La mia era quella famosa della Balduina a Roma. Ci sentivamo in guerra permanente e allo stesso tempo ci pesava la discriminazione di cui eravamo oggetto [...] Nel ’95 Pinuccio Tatarella mi aveva mandata a far parte della commissione di Parità di Palazzo Chigi. Era stata la prima struttura di questo genere a funzionare in Italia ed era un posto abbastanza straordinario. La presidente era Tina Lagostena Bassi, l’avvocato delle donne, che poi è stata sostituita da Livia Turco. Nella commissione c’erano donne che avevano un nome in politica, come Giulia Rodano, Alma Cappiello e più tardi Silvia Costa. Per me che venivo da un mondo chiuso e autoreferenziale era la prima uscita all’esterno [...] Ero abituata a stare sempre sul chi vive. Quando avevo nove anni c’erano i cortei sotto casa, perché allora mio padre aveva un’incriminazione per la strage di Piazza Fontana, da cui poi è stato pienamente assolto. Non avevo potuto frequentare la scuola pubblica e mi avevano allontanata perfino dai boy scout, ero segnata a dito. In quella commissione, invece, dopo qualche diffidenza iniziale, mi ero sentita accettata per quel che ero, per quel che facevo. stata un’esperienza importante, che mi ha cambiato [...] Apprezzo il coraggio della Mussolini, ma non condivido molte delle sue scelte, il suo estremismo femminista, la sua difesa delle coppie gay, la condanna dura della legge sulla fecondazione assistita [...] mi sono iscritta ad An e ho anche fondato un circolo. Dopo aver militato più di cinque anni nella Fiamma tricolore, il partito di mio padre nato dalla scissione di Fiuggi, mi sono convinta che lì lo spazio non c’è più. Le idee erano giuste, ma la gente non ci ha seguito. Bisogna prenderne atto [...] rifiuto questa immagine di donna schiacciata fra il padre e il marito. Mi sono costruita la mia vita, insegno all’università, ho approfondito i temi delle donne. Anche se mi costa un po’ dirlo, oggi devo riconoscere che a Fiuggi Gianni aveva visto giusto [...] Da giovani sognavamo il potere, ma in fondo eravamo convinti che non ci saremmo mai arrivati [...] sfuggo il ruolo terrificante di first lady, come molte altre mogli di questo governo, a cominciare da Veronica Berlusconi” [...]» (Chiara Valentini, ”L’Espresso” 16/12/2004).