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 2004  dicembre 13 Lunedì calendario

CASSON

CASSON Felice Chioggia (Venezia) 5 agosto 1953. Magistrato. Politico. In magistratura fino al 2005 (tra i suoi lavori più importanti l’inchiesta su ”Gladio”). Nel 2006 e 2008 eletto al Senato (Ds, Pd). Nel 2005 candidato sindaco di Venezia (perse al ballottaggio con Cacciari) • «Il pm ”rosso” di Peteano, Gladio e del Petrolchimico» (Roberto Bianchin, ”la Repubblica” 13/12/2004) • «[...] figlio di pescatori, stopper della nazionale magistrati, tifoso del Milan, ma soprattutto indagatore implacabile dei misteri d´Italia, dalla strage di Peteano alla scoperta di Gladio, dall´incendio della Fenice al processo del Petrolchimico [...]» (Roberto Bianchin, ”la Repubblica” 4/3/2005) • «[...] tipo schivo, [...] Laurea con lode in Giurisprudenza a Padova con tesi sul sequestro penale, da studente Casson simpatizzava per la sinistra, non quella extraparlamentare però. Se gli chiedete chi sceglie tra Rifondazione, Ds e comunisti italiani vi dirà che non ha mai avuto una tessera in tasca [...] se guardasse indietro Felice Casson si vedrebbe ragazzo, chino sulle carte della strage di Peteano (unica strage di Stato svelata con condanne fino alla Cassazione), fino a scoprire la Gladio, una struttura parallela ai servizi di sicurezza collegata con la Nato. Salvo una breve parentesi da giudice istruttore è sempre stato dalla parte della pubblica accusa, dalle morti per intossicazioni al Petrolchimico all’incendio della Fenice quando portò il sindaco Cacciari (poi assolto) sul banco degli imputati. [...]» (Monica Guerzoni, ”Corriere della Sera” 4/3/2005) • «[…] non ha mai militato in un partito, né in una corrente della magistratura. Non mi sono mai neppure iscritto all’Anm, proprio per poter rivendicare la mia autonomia. […] Quando ho scoperto Gladio hanno cominciato a darmi del comunista. Ma io non ho mai conosciuto un dirigente o un funzionario del Pci […] Be’, Violante sì, ma tardi, quando ho dovuto chiedergli notizie delle sue inchieste sui progetti golpisti, da Borghese a Sogno”. E Cossiga cominciò a chiamarlo ”l’efebo di Venezia”. ”Sono l’unico nemico con cui non si è riappacificato. L’unico cui non telefona. Lo considero un buon segno”. […] scoprì Gladio. ”Trovai che i due accenditori a strappo che innescarono l’autobomba di Peteano venivano da un nascondiglio di Gladio. Cossiga si scatenò. Poi un anno dopo raccontò tutto su Stay Behind. Ma”. […] Dice Casson che il processo del petrolchimico ha stretto ancora di più il suo legame con i veneziani. Che la gente gli scrive per denunciare torti, miserie, guai per cui da magistrato non può fare nulla. […] ”Il mio santolo, il padrino, detto Tina anche se era un uomo, non ricordo il suo vero nome, mi portava a pescare le moeche, i granchi al tempo della muta, cioè adesso. Sa come si fa? Si prendono certi appositi contenitori di legno, i vieri, poi…”» (Aldo Cazzullo, ”Corriere della Sera” 6/3/2005).