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 2004  dicembre 07 Martedì calendario

I 350 recettori olfattivi che permettono all’uomo di percepire almeno 10.000 odori diversi non hanno più segreti per Richard Axel (Columbia University) e Linda Buck (Washington University a Seattle), vincitori quest’anno del Nobel per la Medicina per la scoperta dei meccanismi che controllano l’olfatto

I 350 recettori olfattivi che permettono all’uomo di percepire almeno 10.000 odori diversi non hanno più segreti per Richard Axel (Columbia University) e Linda Buck (Washington University a Seattle), vincitori quest’anno del Nobel per la Medicina per la scoperta dei meccanismi che controllano l’olfatto. La sfida dei prossimi dieci anni sarà scoprire il segreto del «profumo di donna», ossia il modo in cui agiscono sul cervello particolari molecole, come i feromoni, implicate in maniera misteriosa in molti aspetti del comportamento sociale, primo fra tutti il corteggiamento. Se nei topi è nota l’esistenza di un secondo naso capace di percepire le molecole del corteggiamento, non esistono prove che nell’uomo esista un organo del genere, o almeno non sembra esserci nessun collegamento funzionale fra l’organello vomeronasale che si trova nella parte superiore del naso e il cervello. «C’è una controversia in corso sul fatto che anche gli uomini abbiano un organo specializzato nel percepire i feromoni», ha detto ancora Axel. Nei topi, per esempio, sono noti circa 200 geni specializzati nel riconoscere le molecole del corteggiamento, mentre nell’uomo ce ne sono soltanto tre. Come gli odori capaci di scatenare passioni, sono ancora misteriosi anche altri odori che il cervello associa a sensazioni profonde di piacere o di paura, o che possono addirittura evoca un mondo di ricordi lontani, come quelli dell’infanzia. Un altro obiettivo della ricerca, ha detto Linda Buck, è studiare il modo in cui il cervello invecchia e come su questo processo di riflettono attività complesse come la coscienza o la memoria. La scoperta dell’organizzazione del sistema olfattivo fatta nel 1991 da Axel e Buck è stata, insomma, solo il primo grande passo verso un mondo completamente da esplorare. «Il cervello è ancora una scatola nera, ma in futuro potrà darci grandi sorprese», ha osservato Buck, ed Axel è convinto che «nel prossimo decennio sono attesi grandi contributi alla comprensione della mente».