Varie, 12 dicembre 2004
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MancusoGomez Salvatore
• Montería (Colombia) 17 agosto 1964. Guerrigliero • «Figlio di un emigrato dalla provincia di Salerno, è il capo dei paramilitari colombiani [...] numero uno delle Auc (Autodefensas Unidas de Colombia), una delle maggiori organizzazioni criminali della Terra. Minaccia, spadroneggia, uccide innocenti, traffica in cocaina e fa eleggere propri uomini in Parlamento. [...] ha accettato di fare la pace con il governo di Alvaro Uribe. Cerca l’impunità in patria dove è già statocondannato a 40 anni di galera per strage e soprattutto vuole evitare di finire in una prigione americana. Gli Stati Uniti ne hanno già chiesto l’estradizione per traffico di cocaina. [...] Carismatico [...] alto e forte, di Mancuso fino a poco tempo fa si conoscevano solo abilità con le armi, spregiudicatezza e crudeltà. Quando nel maggio del 2002 venne scelto per succedere a Carlos Castaño, leader storico dell’Auc, in Colombia si tracciarono scenari di scontro frontale con il governo. In realtà il boss di origine italiana si sta rivelando un fine stratega. Una recente biografia svela sorprendenti dettagli. Prima di tutto le origini. Il padre, stesso nome di battesimo, Salvatore Mancuso d’Angiolella, partito da Pontecagnano (Salerno) per Napoli e da lì, nel 1956, imbarcatosi per Cartagena. Una tipica storia da emigrato di successo. Negli anni Ottanta, Salvatore padre è già molto ricco. Nella città di Monteria, importa e vende automobili, traffica pare con merci lecite e meno lecite, compra terra. Il figlio frequenta le scuole migliori, si laurea in ingegneria, parla tre lingue e va a studiare negli Usa. Ma la vera passione sono le tenute di famiglia. Un giorno, nel 1992, tre guerriglieri si presentano alle porte della sua tenuta, per comunicargli chi comanda nella regione. Mancuso li riceve con una doppietta. “Anche il nemico ha paura” diventerà la sua massima. Il salto è avvenuto. “Dite al vostro comandante che non prendo ordini da nessuno, anzi li dò”. Mette insieme un esercito ed entra nel mondo dei paramilitari. Da lì la scalata al vertice. In una intervista a “Newsweek” [...] rivelava che gli sarebbe piaciuto firmare la pace con il governo colombiano in Vaticano, “perchè davanti alla Chiesa nessuno può mentire”. [...]» (Rocco Cotroneo, “Corriere della Sera” 12/12/2004).