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 2004  dicembre 11 Sabato calendario

Almunia Joaquin

• Bilbao (Spagna) 17 giugno 1948. Politico. Ex-commissario europeo agli Affari economici e monetari, l’attuale commissario alla Concorrenza • «Laureato in economia e giurisprudenza, con studi prima a Bilbao - sua città natale - poi all’Ecole practique des Hautes Etudes di Parigi e alla Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, è commissario europeo per gli Affari economici e monetari dal 26 aprile del 2004. Già nella Commissione Prodi ha preso il posto di un altro spagnolo, Pedro Solbes Mira, chiamato dal nuovo premier socialista di Madrid, José Luis Zapatero, ad assumere l’incarico di ministro dell’Economia dopo le elezioni che segnarono la sconfitta del governo di centrodestra di José Maria Aznar. Ed è rimasto in carica anche nella Commissione Barroso: l’unico con lo stesso portafoglio. Come Solbes, anche Almunia è socialista. Anzi, è stato leader del Psoe dal 1997 al 2000 e fu candidato del partito nelle elezioni del 2000, vinte allora da Aznar. Deputato dal 1979, è stato ministro - a soli 34 anni - del Lavoro e poi della Funzione pubblica nei governi di Felipe Gonzales. Come commissario europeo agli Affari economici e monetari è il “guardiano” dei Trattati per la sorvegliaza delle finanze pubbliche. E, in particolare, delle regole del Patto di stabilità e di crescita. Prepara le previsioni economiche e i grandi orientamenti di politica economica (Gope) che sono lo strumento principale per coordinare le economie europee. Valuta i programmi di stabilità nazionali [...] e propone le eventuali producedure correttive» (“La Stampa” 11/12/2004). «[...] A parte gli sviamenti della campagna elettorale del 2000, conclusasi con una sconfitta sonora e con le dimissioni da leader del Partito socialista obrero español, Almunia è sempre stato un riformista [...] Fu lui, allora il più giovane ministro del governo socialista di Felipe Gonzalez, a dover mettere le mani nel sistema previdenziale disastrato che la democrazia spagnola aveva ricevuto in eredità dalla dittatura franchista. Cambiò i criteri di calcolo delle pensioni, e il sindacato gli fece uno sciopero generale contro. [...] operava, in parte, il risentimento verso quelli che passano dalla lotta al governo. Nel 1976, agli albori della democrazia in Spagna, la confederazione sindacale Ugt divenuta legale aveva affidato proprio a quell’economista ancora non trentenne, con studi all’Ecole des hautes études di Parigi e alla John Kennedy School of Government di Harvard, la guida del proprio ufficio studi. Dopodiché, entrato nel governo, Almunia si metteva contro il sindacato. Ma contro lo sciopero Gonzalez tenne duro, e la riforma passò. Anche da quell’esperienza Almunia ha concluso (così scriveva poco prima di diventare commissario europeo) che “una sinistra moderna deve essere un centro-sinistra che difende il valore della libertà individuale, che si è pienamente riconciliato con l’economia di mercato, ed è cosciente degli effetti nocivi provocati dal caricare un eccesso di compiti al settore pubblico secondo la visione tradizionale dello Stato sociale”. Ma di sinistra rimane, dice lui, e non solo per influsso della moglie Milagros che è una militante convinta: “Perché se trovate uno che vi dice di non essere né di sinistra né di destra potere scommettere che la pensa come uno di destra”; e ancora lo commuove, come tutti i ragazzi nati all’impegno negli anni ’60, la voce di Bob Dylan che canta Blowin’ in the wind. Supponente, sempre convinto di aver ragione, finanche un po’ brusco, pare fosse da giovane; e la dice lunga il suo attribuire “alla faccia che ho” (ovvero: Zapatero funziona meglio perché è bello) il fallimento come leader politico. L’età e l’esperienza, poco a poco, lo hanno cambiato; sicché ora a Bruxelles [...] lo circonda una fama di uomo pacioso e gioviale, attento a non dispiacere a nessuno, casomai sornione. Se c’era un duro, a quel posto di commissario europeo agli Affari monetari, era il suo predecessore e connazionale Pedro Solbes, ora vice di Zapatero e ministro dell’Economia a Madrid. Fu Solbes a guidare la marcia verso l’euro controllando che nessun Paese sgarrasse, pronto a tener conto di ogni timore dei tedeschi, allora rigidissimi. Almunia, quando ha sostituito Solbes nel 2004, riemergeva da quasi quattro anni di eclissi politica, succeduti alle dimissioni da leader del partito dopo la sconfitta elettorale (per cambiare immagine aveva smesso di portare la barba). Arrivato a Bruxelles, il suo fiuto gli ha subito detto che il vento era cambiato, se a trasgredire il Patto di stabilità erano i tedeschi per primi. La commissione guidata da Romano Prodi non poteva essere forte contro i Paesi maggiori, quella di José Barroso forse nemmeno contro i minori. Dietro parole ferme (e semplici: proprio perché l’economia l’ha studiata, nascondersi dietro i tecnicismi non gli piace) Almunia ha avuto comportamenti elastici, molto elastici [...]» (Stefano Lepri, “la Stampa” 11/9/2006).