Varie, 7 dicembre 2004
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MITTERRAND Jean-Christophe
MITTERRAND Jean-Christophe Boulogne-Billancourt (Francia) 19 dicembre 1946. Figlio di François. Nell’ottobre 2009 è stato condannato da un tribunale di Parigi a due anni di reclusione con la condizionale e al pagamento di una multa di 375mila euro, nel processo per l’Angolagate, lo scandalo legato al traffico illecito di armi in Angola, negli anni ”90, da parte di alcuni imprenditori e politici francesi • « difficile immaginare Jean-Christophe Mitterrand felice. Festaiolo, giramondo, animato, magari sì, Ma felice, no. [...] accusato di aver omesso di dichiarare al fisco, nel 1998 e nel 1999, 1.250.000 euro, che corrispondono a 630 mila euro di tasse. Lui si è difeso spiegando che all’epoca si trovava in Mauritania, a lanciare un’azienda per l’essiccamento del pesce. L’accusa ha chiesto venti mesi di carcere con la condizionale, l’obbligo di rimborsare 600 mila euro al fisco e una multa di 30 mila euro. Questa disavventura fiscale non è però che una delle tante preoccupazioni che angustiano Jean-Christophe Mitterrand, da quando il giudice istruttore Philippe Courroye ha cominciato a interessarsi all’uomo d’affari Pierre Falcone e alle armi che ha venduto all’Angola. Jean-Christophe Mitterrand si faceva pagare - e a caro prezzo - i suoi consigli e le sue analisi dell’evoluzione politica di alcuni Paesi africani attraverso una società di Falcone. Il 21 dicembre 2001 è stato messo sotto accusa per ”millantato credito, favoreggiamento di abuso di fiducia e complicità nel commercio illegale di armi”. [...] Lui, innamorato dell’Africa, che viaggiava ”più di un pilota di linea” [...] Jean-Christophe è certamente il meno Mitterrand dei figli del presidente. Gilbert, il cadetto, lo seguiva senza mugugnare al partito e in politica. diventato deputato. ”Christophe”, invece, è ”vagamente” di sinistra e spesso non ha votato. ”Devo essere stato eliminato dalle liste elettorali di Sion perché non ci vado da molto tempo”, ha spiegato in tribunale. L’assenza di vocazione di questo suo primogenito irritava profondamente colui che ha lavorato tutta la vita a trascendere il suo destino. ”Non sono mai stati complici”, dice un antico amico del presidente. E un altro: ”’Papà mi ha detto’ non è stato un soprannome azzeccato per Christophe, perché la parola ”papà’ non è mai uscita dalla sua bocca. Anche con gli amici, diceva sempre ”mio padre’”. Bel ragazzo dai tratti quasi femminei, dopo la laurea in storia si sistema come professore in un liceo nel Sud dell’Algeria prima di entrare, nel 1973, nell’Agenzia France Presse come giornalista. Nel 1975 si sposa con la graziosissima Elizabeth Dupuy - figlia del medico di Château-Chinon, poi diventato sindaco di Nogaro - dalla quale ha [...] divorziato. François Mitterrand a celebrare il matrimonio in municipio. ”Il suo peggior discorso”, ricorda il figlio. Jean-Christophe è ”sagittario ascendente sagittario”, il che lo predispone - lui ne è certo, e lo sottolinea - al gusto per l’avventura. Ma nel suo cielo astrale brilla soprattutto la stella del padre. Come opporsi, se il suo nome è François Mitterrand? Quando nasce Adrien, suo figlio, Jean-Christophe gli sceglie come madrina una delle segretarie personali del padre all’Eliseo. Il nonno-presidente ogni agosto andava nel cascinale di famiglia a Sion, nell’Armagnac, per festeggiare il compleanno del nipotino. La France Presse ne dava notizia, come pure ”Le Monde”, mentre ”Ouest-France” dedicava all’evento una pagina intera, sotto il titolo: ”Il presidente fa il suo mestiere di nonno”. In realtà, aveva trasformato anche questo evento privato in un rito pubblico. Nel 1981, quando il padre viene eletto presidente, Jean-Christophe diventa di colpo ”figlio di”. Alla France Presse, dove segue l’attualità del Ministero degli Esteri, ”la situazione diventa delicata”, racconta un ex collega. Nel 1992 dà le dimissioni. ”L’elezione del padre è l’inizio delle sue sventure”, lo difende il suo avvocato. Sono in molti a dirlo: è Danielle Mitterrand a convincere il marito a prendersi il figlio all’Eliseo. ”Mamma ha detto a papà di trovargli un’occupazione”, riassume la situazione uno che la conosce bene. ”Christophe” conosce un po’ il Togo e la Mauritania - le due sedi che ha occupato come corrispondente della France Presse dall’Africa. Nel 1984 entra all’Eliseo come collaboratore di Guy Penne, il dentista del padre diventato ”Signor Africa”, con il compito di ricostruire gli archivi africani, portati via dalla destra dopo la sconfitta elettorale. I presidenti africani, però, non tardano a preferirgli il figlio del presidente. E dal 1986 al 1992 Christophe diventa il consigliere ufficiale dell’Eliseo. ”Mio figlio Jean-Christophe, giornalista specialista di Africa, dove ha soggiornato a lungo, lavora in un piccolo gruppo dove esercita le sue competenze professionali. E lo fa bene”, spiegherà François Mitterrand a ”Le Monde” il 20 giugno 1990 per placare le polemiche. Si spettegola, in effetti. Si vede ”Christophe” scendere da un aereo a Libreville e salire sulla limousine rosa di Ali Bongo, il figlio del presidente del Gabon. Nel 1988 è lo stesso François Mitterrand a sbloccare un credito di 400 milioni di franchi alla Costa d’Avorio per una fornitura di zucchero. Le amicizie e le relazioni di Christophe diventano sempre più pericolose. Nel 1992 entra nella Générale des eaux come direttore del servizio ”sviluppo internazionale” con uno stipendio di 100 mila franchi al mese. ”Un’indicazione abbastanza vaga”, ammetterà lui stesso durante il processo. Il suo presidente gli chiede ”di non occuparsi del mercato africano, ma del Sud-est asiatico”. Ma il 7 maggio 1995 il padre viene sconfitto da Jacques Chirac. La Générale des eaux rispetta a stento i limiti della decenza e in autunno lo licenzia. Lui si iscrive nelle liste di disoccupazione, ma continua a esercitare le sue funzioni di ”consulente” in un ufficio-studi per 50 mila franchi al mese versati su un conto in Svizzera non dichiarato. E diventa l’’esperto” di Falcone, per 3,8 milioni di euro dal 1997 al 2000. Intanto è comparsa sulla scena Mazarine, la figlia nascosta ai francesi ma non alla famiglia. Mazarine, che assomiglia moltissimo al padre mentre in Jean-Christophe se ne trova una labile traccia solo quando, stanchissimo, abbassa le palpebre. Mazarine, alla quale il presidente chiede - prima di morire, l’8 gennaio 1996 - di vegliare sui suoi diritti morali. Di che uscire di senno. Ma Jean-Christophe sa perdere. Due anni prima aveva chiesto al padre di incontrare la sorellastra, all’insaputa di sua madre. ”Chiamala”, approva François Mitterrand. ”Ah no, sei tu che devi organizzare l’incontro. Ti devi sporcare un po’ le mani”, gli replica il figlio. L’appuntamento è in un ristorante nella Place de l’Alma. ” stata l’unica volta della mia vita in cui mio padre mi ha chiamato più volte: quattro in una sola mattina!”, racconta Jean-Christophe. Mazarine ha preso il largo. Lui dorme nel sottotetto parigino con i libri rilegati del padre, come in un museo, e ogni giorno si sveglia con la certezza di essere vittima del suo cognome. ”Ho ancora davanti agli occhi l’immagine del giudice Courroye, durante la perquisizione della sua camera: accarezzava dolcemente il dorso dei libri, con un piacere visibile, un godimento felpato”. la madre ad alimentare il rancore. ”Via di lì o chiamo la polizia!”, aveva urlato al telefono al giudice che perquisiva la casa. ”Ho fiducia in lui perché so come è stato allevato”, aveva dichiarato il 3 aprile 2001, quando il giudice Courroye la interrogava sul figlio. Quando, al Natale 2000, il tribunale chiede 5 milioni di franchi per far uscire ”Christophe” di prigione, lei parla di ”riscatto”. L’aiuto arriva dalla famiglia e da vecchi amici. Uno dei quali rimprovererà a ”Christophe” di non averlo ringraziato. ”Da quando ho contribuito a quella cauzione, non sono più stato invitato. La gente non ti perdona mai il bene che le fai”. ” stato rimborsato”, sibila Christophe Mitterrand. Nel marzo 2004 Danielle Mitterrand ha contratto un prestito ipotecario sulla sua casa ”per 300 mila euro”. Ha venduto - senza nasconderlo - i mobili della rue de Bièvre, compreso il famoso tavolo rotondo, come fanno i castellani rovinati e le monarchie spazzate via dalla storia. ” ovvio che non sono felice”, dice suo figlio. Lunghi urli escono dalla gabbia degli uccelli. ”Succede sempre quando esco dalla stanza”, spiega Jean-Christophe Mitterrand. I tucani, si legge nei dizionari di etologia, non sopportano l’abbandono» (’La Stampa” 6/12/2004, copyright ”Le Monde”).