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 2004  dicembre 01 Mercoledì calendario

[Arte scimmiesca] Durante il Congresso della Società Internazionale di Primatologia (IPS) che si è svolto in settembre al Lingotto di Torino, una tavola rotonda è stata dedicata ai primati e l’arte

[Arte scimmiesca] Durante il Congresso della Società Internazionale di Primatologia (IPS) che si è svolto in settembre al Lingotto di Torino, una tavola rotonda è stata dedicata ai primati e l’arte. Non si è trattato di un pretesto per dare taglio scientifico a ricerche stravaganti. Prestare attenzione ai primati trascende il semplice interesse scientifico, è un frammento della nostra autoanalisi. La primatologia è una scienza che mentre si cura di scimmie formula ipotesi sulle origini dell’uomo. La curiosità per l’arte è grande, perché grande è l’ignoranza di quando si è trasformato il segno in scarabocchio e lo scarabocchio in simbolo. Secondo i reperti che ci ha lasciato la storia le pitture rupestri del paleolitico sono apparse come all’improvviso, immagini capaci di cogliere la ricchezza delle forme e trasmetterne l’emozione: espressioni d’arte. Prima di questo nessun indizio a spiegare le ragioni evolutive della creatività, caratteristica utile se intesa come fantasia e astuzia dei primi bipedi con l’anima intenti a conquistare le savane. Più difficile comprendere l’utilità astratta del talento artistico in quei tempi, quando a rigor di logica sembrava più urgente salvare la pelle che disegnare. Certo è che l’antenato comune all’uomo e alla scimmia non parlava e non dipingeva, anche se probabilmente la sua natura cerebrale conteneva il seme dell’auto-espressione. Per ipotizzare in che modo il bipede trasformandosi in uomo divenne anche a volte artista, una via è quella di scavare nel cuore dei suoi più vicini cugini, le scimmie antropomorfe. Al Lingotto durante il congresso erano esposti come in una galleria d’arte i quadri prodotti da primati oggetto di studi comportamentali. Le considerazioni accademiche hanno analizzato la scelta del colore, la produzione di modelli, il rispetto per le linee di confine e l’uso dello spazio. I lavori ricordavano i primi scarabocchi dei bambini piccoli, infatti la primatologia è punteggiata di figure di bambini e scimpanzé cresciuti insieme, protagonisti di studi comparati. La percezione delle forme e dei colori di uno scimpanzè è simile a quella dell’uomo, ma il primate non umano non compie mai il salto intellettivo verso la creazione di immagini che rappresentano la realtà. Fino a che punto l’arte astratta della scimmia esprime un pensiero? Lo scarabocchio di un bambino rappresenta la mamma o il mare o il sole. Come si fa a sapere quello che vuole raffigurare una scimmia, sempre che voglia raffigurare qualcosa, pur con tutto l’estro, la fantasia e l’intenzionalità del disporre i colori sul foglio? Scimmie e bambini non sono nati pittori: hanno bisogno di essere messi in contatto con i materiali adatti e di essere incoraggiati a usarli. A questo processo base di acculturazione segue un’evidenza che offre argomento da simposio: vari primati messi davanti agli stessi colori e alla possibilità di usarli secondo la loro ispirazione reagiscono in maniera diversa, dimostrando chiare attitudini personali. Alcuni sono entusiasti di partecipare, altri hanno bisogno di essere guidati o addirittura costretti a mettere il colore sul foglio. Le scelte di forme e colori non sono casuali ma riflettono preferenze oltre che individuali anche specifiche (oggetto di questi studi non sono solo scimpanzé ma anche gorilla e oranghi). La base dell’ inventiva artistica dunque è il controllo del mezzo di espressione, potenziale di un’impalcatura che serve a costruire strutture complesse. Come un punto diventa una linea e poi una forma, il modello di una scelta che incanala la scelta successiva può essere alla base della produzione e dell’uso di utensili, requisiti che hanno permesso all’uomo di fare molta strada. L’antropologo Desmond Morris non divenne famoso grazie al libro "La scimmia nuda", che pure fu un successo internazionale. Conquistò la notorietà grazie alla mostra di arte scimmiesca che organizzò nel 1957 all’Institut of Contemporary Art di Londra e all’ormai introvabile volumetto "Biologia dell’arte", in cui argomenta sul senso estetico delle scimmie antropomorfe e sull’origine antichissima della sensibilità dell’Homo sapiens per l’arte. E’ sempre difficile non umanizzare gli animali, a cui attribuiamo i nostri vizi e virtù, figurarsi poi con primati e i loro disegni, che vediamo solo dal nostro punto di vista. La mostra organizzata da Morris fu una provocazione: oggi non c’è la pretesa che questi disegni siano arte, come non lo sono i primi pastrocchi dei bambini, ma solo uno spiraglio nel misterioso percorso della mente. Tutti i bambini amano disegnare ma solo pochi da grandi diventeranno artisti. Se da adulti sceglieranno di produrre opere astratte, saranno comunque diventati padroni dell’arte figurativa. L’arte astratta per l’uomo è la fine di un percorso, per la scimmia l’inizio. Molto resta da capire sul mistero della creatività nel cammino della storia. Come l’ontogenesi dell’embrione umano ripassa in soli nove mesi tutta la filogenesi dei vertebrati, il "creativo" nella sua maturazione artistica ricalca la filogenesi dell’arte e, coltivando il suo talento, si scopre sapiens.