Varie, 2 dicembre 2004
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Coulter Ann
• New Canaan (Stati Uniti) 8 dicembre 1961. Scrittrice •«Subito dopo l’11 settembre Ann Coulter attaccò i musulmani (senza mai pentirsi): “Dovremmo invadere i loro paesi, uccidere i leader, convertirli al cristianesimo”. Ai verdi fa sapere che “l’etica della tutela ambientale è una esplicita negazione del dominio dell´uomo sulla terra. Le specie inferiori esistono solo per il nostro uso: l’ha detto Dio”. Riferendosi alle sue minigonne mozzafiato e ai commenti politici incendiari, “Vanity Fair” l’ha definita “la Paris Hilton della politica post-moderna”. E [...] il settimanale “Time” le dedica il servizio di copertina, incoronandola come la regina delle polemiche e delle battaglie ideologiche.Ma chi è veramente Ann Coulter? E perché questa improvvisa notorietà? Nata [...] da una famiglia di avvocati del Connecticut, bionda e sexy, ottimi studi di legge a Cornell e all’università del Michigan, la Coulter è emersa nell’ultima fase della presidenza Clinton come un punto di riferimento della nuova destra. È la più nota polemista nel campo conservatore. Interpreta e dà voce alle insofferenze dell’America profonda, bigotta, tradizionalista. Ha il gusto della provocazione e della esagerazione. Difende le sue tesi - con articoli, libri e soprattutto apparizioni tv - con aggressività e teatralità. “La Coulter esemplifica il modo in cui la politica viene discussa sulle onde televisive”, dice “Time”, motivando la scelta di mettere i suoi capelli biondi in copertina con il titolo Ms Right (che in inglese ha un doppio significato: la signora-della-destra e la signora-che-ha-sempre-ragione). “Ormai - continua “Time” - le opinioni espresse in tv devono essere violentemente rapide e causare più fracasso possibile”. La polemista della destra americana è diventata un simbolo della spettacolarizzazione della politica. È un fenomeno che dagli Stati Uniti si diffonde in Europa, e i cui obiettivi sono di aumentare i rating televisivi attraverso la spregiudicatezza e di influenzare lo spirito nazionale prima ancora che le decisioni dei politici. Di sicuro, questo modo di vedere la politica come “show” e come “match” sta cambiando i parametri della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Negli Stati Uniti Ann Coulter sembra onnipresente. Non c’è angolo del dibattito politico americano in cui non si infili con le sue frasi al vetriolo o i suoi bestseller. Non dispone di un programma tv, ma si limita a partecipare ai dibattiti cui è invitata con sempre maggiore frequenza. In compenso, scrive articoli e soprattutto libri, che hanno tutti successo e rappresentano la sua maggiore fonte di guadagno. [...] Senza pudore, Ms Right dimostra di essere più a destra di Joseph McCarthy (padrino della crociata anticomunista del dopoguerra) e più cristiana del telepredicatore Jerry Falwell. Si scaglia contro l’aborto e i pacifisti, i sindacati e gli ambientalisti. A differenza di altri commentatori della destra, che a volte assumono posizioni più prudenti nei confronti della guerra in Iraq [...] la Coulter difende a oltranza il militarismo di George W. Bush. [...] non si accontenta di ridurre il ruolo dello stato nella vita nazionale, ma vorrebbe quasi abolirlo. Chiede l’eliminazione di una lunga serie di ministeri, a cominciare da quello dell´istruzione. E a chi ironizza sui suoi sogni di distruzione, Ann Coulter risponde con un sorriso minaccioso: “Mi considero l’Attila della politica moderna”» (Arturo Zampaglione, “la Repubblica” 18/4/2005) • «Nel loro mondo i neri si chiamano afro-americani e gli indiani sono i nativi. Nel loro mondo i no-global non hanno tutti i torti e la Cia è la “madre di tutte le congiure”. Nel loro mondo ci sono guerre e guerre: Vietnam sbagliata, Kosovo giusta, Iraq sbagliata. Nel loro mondo l’America ha due capitali: New York a Est e Hollywood a Ovest. In mezzo c’è ancora il Far West. La provincia bigotta e il Sud ignorante. Lei in quel “loro” mondo ci è nata e per questo, adesso, lo critica così aspramente da scriverci dei libri contro. L’ultimo si chiama How to talk to a liberal, if you must» (Come parlare ad un liberal, se proprio devi). Lei è Ann Coulter, la scrittrice politica più corrosiva d’America, che ha fatto dei liberal, la sinistra radical chic, il suo bersaglio preferito. In un suo altro suo libro, Tradimento (in Italia pubblicato da Rizzoli), li accusava di minare le radici stesse della democrazia nel suo Paese. La popolarità di Ann Coulter è cresciuta a dismisura all’indomani dell’attentato alle Twin Towers di New York quando sbrigativamente sollecitò Bush a “bombardare i Paesi che proteggevano Benladen”.Anche per questo qualcuno l’ha subito definita la Fallaci degli Usa. Lei odia le etichette e scappa da chi le vuole mettere addosso la casacca di un partito. Anche se confessa di essere repubblicana “ma non neocons”, e di ritenere Ronald Reagan il più grande presidente della storia. “Sono nata in una famiglia del New England, ho studiato alla Cornell University, uno degli atenei dell’elite intellettuale, sono stata procuratore distrettuale. Sono persino bianca e ricca. Una vera wasp (acronimo che sta per white anglo-saxon, protestant ndr). Dovrei stare dalla parte dei liberal”.E invece? “La sinistra snob ha perso i valori. È degenerata sul piano morale quasi peggio di voi europei. Basta guardare Kerry: se lo avessimo eletto ci sarebbe stato il via libera ai matrimoni gay e un’ondata anticlericale al pari di quella di Zapatero in Spagna”. I suoi nemici l’accusano di essere populista e reazionaria. Ma chi ha letto i suoi libri non ha trovato solo invettive. Ci sono anche citazioni colte, Tocqueville è il preferito, e analisi sofisticate. E dietro c’è il lavoro di scavo di una vera cronista. Potrai non essere d’accordo con le sue conclusioni, di sicuro è quasi impossibile contestare la veridicità delle fonti. Lo stile, certo, è volutamente provocatorio. Al punto che il quotidiano “Usa Today” decise di rescindere il contratto che aveva stipulato con la Coulter: i suoi editoriali durante la Convention dei democratici [...] erano ritenuti troppo “scomodi” dalla direzione del giornale. Non è una novità per Ann, “l’abrasiva”.Persino il “Weekly Standard”, giornale anti liberal per antonomasia, la mise alla porta. Del resto il suo rapporto con i media è sempre stato conflittuale. “La stampa americana - spiega - è tradizionalmente in mano ai progressisti. E non rispecchia quello che è l’umore del Paese. Spaccia opinioni personale per la Verità. Nell’Unione sovietica, almeno, la ‘Pravda’ era abbastanza onesta da ammettere di essere il giornale del partito comunista...”.Nei suoi libri la Coulter ha riabilitato un personaggio che, in tempi di “politicamente corretto”, molti hanno rimosso: il senatore McCarthy, l’uomo della “caccia alla streghe”. E la cui commissione ancora oggi è sinonimo di inquisizione. “Il maccarthismo dei giorni nostri - attacca - è quello dei democratici che invece di preoccuparsi della minaccia terroristica temono che le misure prese dall’Amministrazione per difenderci ledano le nostre libertà civili”. A chi la accusa di odiare i liberal lei ribatte “che sono loro che vogliono male al Paese”, un “tradimento” cominciato ai tempi della Guerra Fredda e proseguito fino ai giorni nostri. Ann Coulter è nella lista nera dell’intellighenzja di Hollywood (Michael Moore non la può vedere) e neanche nelle Università il clima gli è favorevole. [...] un suo intervento nell’ateneo di Tucson, in Arizona è stato interrotto dal lancio di una torta. Lei ha schivato il dolce e ha ripreso a parlare come se niente fosse. Odiata in pubblico ma amata, o quantomeno, seguita in privato. Il suo ultimo libro è diventato subito un best seller, impresa quasi disperata in un Paese dove i saggi di politica non si vedono tra le mani dei pendolari che viaggiano sul metrò di New York. Ma, forse, questo successo editoriale, spiega più e meglio di molte analisi cosa sta succedendo davvero in America» (Carlo Baroni, “Avvenire” 1/12/2004) • «“Il mio aspetto mi incoraggia a dire cose che gli uomini repubblicani non osano dire”. E, in effetti, non si può dire che Ann Coulter, columnist ultraconservatrice rigorosamente minigonnata, sia una fan del politically correct. Dopo l’attacco dell’11 settembre ha descritto così la sua strategia per fermare il terrorismo: “Dovremmo invadere i loro Paesi (musulmani n. d. r.), uccidere i loro leader e convertirli al cristianesimo”. E ancora: “Il Congresso dovrebbe varare una legge per espellere tutti gli stranieri dei Paesi arabi”. Per lei Clinton “è un pervertito, innamorato del suo pene eretto” (1998) e i liberal sono dei traditori perché “lavorano per dare ai terroristi una via per sferrare un altro attacco e ridono degli stupidi americani che amano il loro Paese e odiano il nemico”. Ma, a parte qualche torta in faccia, la violenza linguistica di questa bionda scatenata non sembra aver provocato un’ondata di irrefrenabile ripulsa negli Stati Uniti. Anzi. Star dei più noti talk show americani, articolista gettonatissima di quotidiani e riviste, scrittrice di bestseller, Ann Coulter è ormai diventata l’icona della destra [...] non sono rimasti impassibili i giornalisti del “New York Times” quando ha dichiarato: “Il mio solo rimpianto su Timothy Mc Veigh (l’autore della strage di Oklahoma City, n. d. r. ) è che non abbia scelto il palazzo del ‘New York Times’”. Nata nel New England, la culla della civiltà americana, prima di tramutarsi nell’equivalente politico di “Attila e Gengis Khan” come lei stessa si è definita, Ann Coulter si è laureata in legge e ha fatto per qualche tempo l’avvocata a New York, in Michigan e a Washington dove ha lavorato per il Center For Individual Rights , uno studio legale di orientamento conservatore noto per essere riuscito ad abolire le “affirmative action” (le politiche a sostegno delle minoranze) nelle scuole del Texas, della Louisiana e del Mississippi. E forse proprio dalla pratica legale nasce la sua indubbia eloquenza. Ann Coulter è odiata dai democratici tanto quando il regista Michael Moore dai repubblicani. [...]. Da brava conservatrice, Coulter non è sicuramente una femminista: “Penso che le donne non debbano avere il diritto di voto” ha detto nel 2001. Ma è disinvolta nei costumi sessuali, soprattutto per quanto riguarda se stessa: “Diciamo che esco ogni sera, incontro un tipo e ci faccio sesso. Buon per me. Non sono sposata”» (“Corriere della Sera” 18/4/2005) • « A 40 anni, Ann Coulter è la sirena dei neocon, non solo per la sua avvenenza e per i suoi feroci libri sui liberal, ma anche per le sue graffianti variazioni in diretta alla radio o alla tv sui temi politici del giorno. [...] alla Conferenza annuale dei conservatori, tuttavia, la bella, bionda alta e sottile Ann avrebbe fatto meglio a mordersi la lingua. Da incallita provocatrice, si è invece abbandonata a un ennesimo velenoso commento sul nemico, questa volta su John Edwards, il terzo uomo delle primarie democratiche dopo l’ex first lady Hillary Clinton e il carismatico senatore nero Barack Obama. “Edwards?” ha ribattuto al pubblico dal palco. “Se usassi il termine ‘frocio’ dovrei poi andare in clinica per la riabilitazione. Sono in difficoltà. Non posso parlarvi di Edwards”. Lì per lì, alla incredibile uscita la platea ha riso e applaudito fragorosamente. Ma [...] su Ann Coulter si è abbattuto un diluvio di proteste non solo da sinistra bensì anche da destra. “L’incitamento all’odio non può essere condonato”, ha ammonito l’Unione dei conservatori. Le proteste più furiose sono state quelle dei democratici e dei gay. Howard Dean, il segretario del Partito, ha accusato la Coulter di “avere superato ogni limite”, e il senatore Ted Kennedy, vecchio leone liberal, ne ha definito l’intervento “una prova di viltà”. I gruppi gay le hanno rinfacciato di essere “un profeta della politica di discriminazione e persecuzione” dei fondamentalisti religiosi. Ma Edwards, il compagno di corsa di John Kerry alle elezioni alla Casa Bianca del 2004 vinte da George Bush e da Richard Cheney, ha reagito con astuzia, da avvocato quale è, rovesciando le carte in tavola. Invece di querelare Ann — è eterosessuale, con moglie e figli — ha lanciato su Internet la “Campagna Coulter di raccolta di fondi per l’eguaglianza e l’inclusione”. Denunciando “l’inaccettabile sgarbo ai gay” della vestale neocon, e sottolineando “l’obbligo morale dell’America di combattere qualsiasi pregiudizio”, ha sollecitato chi si fosse sentito offeso a contribuire a un fondo di 100 mila dollari “per partecipare alla sconfitta dei bigotti”. Costretta a difendersi, la diva del radicalismo repubblicano ha sostenuto di avere voluto solo fare dell’umorismo. Ha dichiarato alla Fox, una tv amica: “È stata una battuta da studenti, da strada. Non intendevo dire che Edwards è gay, ma che è molle. Non capisco perché non se ne rida più”. Ma è pentita della gaffe? ha chiesto la tv. “Non sono pentita perché non fu affatto una gaffe”, ha tuonato Ann. “Questi attacchi vengono sempre dalla stessa gente. Sono degli isterici e dei prevaricatori, si comportano come se fossimo nell’Unione Sovietica di mezzo secolo fa”. Una difesa che non ha convinto molti. Mentre Emmett Tyrrell, il direttore dello American spectator, una rivista neocon, ha proclamato che “la Coulter ha commesso un onesto errore”, Marvin Olasky, il teorico della “compassione nella conservazione” di Bush, ha osservato che “ha aperto un vaso di Pandora”. Se il candidato democratico alla Presidenza nel 2008 sarà Obama, ha scritto, Ann si sentirà libera di usare un epiteto razzista contro di lui? Come può pensare di aiutare la nostra causa? Ostracizzata da alcune società che hanno tolto le inserzioni dal suo sito, minacciata di querela dai gruppi dei diritti civili, Ann potrebbe tuttavia “mettersi la museruola”, come la ha invitata a fare un blog. Il motivo: i candidati repubblicani alla Casa Bianca temono ripercussioni alle urne. D’accordo con Olasky, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani ha parlato di “un regalo ai democratici”, il senatore John McCain di “un passo falso”, e l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, un mormone appoggiato dai neocon, di “una offesa ai diversi”. Ma nessuno crede che la Coulter rispetterebbe a lungo la consegna del silenzio. Il suo carnet è infatti costellato di clamorosi incidenti di percorso che le sono costati spesso importanti incarichi. Laureata in legge negli anni Ottanta, consulente legale del Congresso negli anni Novanta, Ann diventò una personalità della tv, ma dovette dimettersi due volte, per avere insultato prima Pamela Harriman, l’ambasciatrice del presidente Clinton in Francia, poi un eroe della guerra del Vietnam. Il mastino in gonnella della destra cristiana viene paragonata a Michael Moore, il profano e spietato critico di Bush. Ma i suoi libri sono più devastanti dei documentari del regista. Lo dimostrano anche solo i titoli: Tradimento: le menzogne liberal, La chiesa senza Dio del liberalismo, e così via. Nessuno sfugge alla sua ira: quando un gruppo di vedove delle Torri gemelle di Manhattan si schierarono contro la guerra all’Iraq, la Coulter le chiamò “donnine allegre e miliardarie che godono sulla tomba dei mariti”. Per lei che è nubile, ha rilevato crudelmente Moore, l’ideologia è così determinante che s’innamora soltanto dei suoi compagni di partito, come il politologo Dinesh D’Souza, a cui la sinistra “ricorda Sodoma e Gomorra”. Resta da vedere, ha concluso il regista, se nell’America che cambia vi sia ancora spazio per guerrigliere come lei» (E. C., “Corriere della Sera” 7/3/2007).