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 2004  novembre 24 Mercoledì calendario

[La maledizione del gatto nero] Dal 1000 al 1700 milioni di gatti furono massacrati perché ritenuti creature demoniache

[La maledizione del gatto nero] Dal 1000 al 1700 milioni di gatti furono massacrati perché ritenuti creature demoniache. Perché i gatti? La spiegazione è piuttosto semplice ed è un esempio lampante di oscurantismo e - per usare una parola molto attuale - di integralismo. Poiché i gatti erano stati per secoli oggetto di culto da parte dei pagani, la chiesa cristiana decise di farne il simbolo dei nemici della fede. Divennero l’incarnazione del diavolo. Leggende e storie fantasiose dipingevano i gatti, specialmente neri, come famelici mostri divoratori di anime. San Domenico, ad esempio, identificò Satana proprio in un gatto nero. Negli atti della canonizzazione del Santo sta scritto che un testimone lo vide cacciare un enorme gatto nero con gli occhi fiammeggianti e con la lingua di fuoco. Una leggenda narra che il diavolo costruì un ponte e reclamò per se la prima creatura che lo avesse attraversato, ma un santo furbissimo lo ingannò, facendo passare sul ponte un gattino nero invece di un essere umano. Ma assai peggiore delle leggende, purtroppo, è la realtà storica. Nel 1233 Papa Gregorio IX emanò la bolla "Vox in Rama", con la quale dava inizio all’Inquisizione. Il Pontefice, tra le altre cose, autorizzava lo sterminio nel nome di Dio di tutti i gatti, specialmente quelli neri. Così, ogni cristiano che volesse compiere "la volontà di Dio" era autorizzato a torturare e poi uccidere qualunque gatto che gli capitasse a tiro. Milioni di gatti furono bruciati vivi, scorticati, uccisi a bastonate oppure gettati dai campanili delle chiese durante le feste consacrate. Una delle folli convinzioni dell’epoca era che, seppellendo un gatto vivo sotto la soglia di casa, si assicurava la solidità dei muri. Uccidere un gatto dopo la mietitura era un ottimo sistema per avere un buon raccolto l’anno successivo e, per preservare il bestiame dalle malattie, si doveva bruciare vivo un gatto e far passare le pecore attraverso il fumo. La cenere dei gatti arsi vivi sulle piazze veniva conservata nelle case come portafortuna. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII decretò la caccia alle streghe. Anche solo dar da mangiare ad un gatto era sufficiente perché una donna venisse accusata di pratiche diaboliche, il che l’avrebbe rapidamente portata fino al rogo. I meno sanguinari praticavano un’incisione a forma di croce sulla pelle dei gattini appena nati, per impedire che, all’età di sette anni, si trasformassero in streghe. I gatti, come le donne accusate di essere streghe, erano torturati e poi giustiziati in modo atroce, per esempio chiusi in canestri di vimini e poi sospesi sopra il fuoco. Nella città di Ypres l’usanza, più volte soppressa e poi ripresa nei secoli, era quella di lanciare gatti vivi dalla torre di Korte Meers. L’usanza sopravvive anche oggi, ma con gatti di stoffa. Innumerevoli sono le storie e le leggende nate dalla superstizione sui gatti neri, tanto che pare un miracolo che siano sopravvissuti, almeno in certe parti dell’Europa. Si sono salvati grazie all’intelligenza, alla capacità di riprodursi in fretta e all’aiuto dei contadini. Infatti, le superstizioni assurde erano diffuse soprattutto in città, mentre in campagna i gatti continuavano ad essere rispettati perché proteggevano i granai dai topi. La Chiesa non riuscì mai, nonostante le bolle, le scomuniche e le minacce di supplizi eterni, a sradicare nei contadini l’amore, anche se molto interessato, verso i gatti. In Gran Bretagna invece, patria dell’empirismo e del pragmatismo, i gatti neri portano fortuna, soprattutto se attraversano la strada, mentre da noi c’è ancora gente, anche se sempre meno, che, incontrandone uno, si ferma o cambia strada. Eppure, questo tanto denigrato gatto nero, a parte il colore del mantello che richiama tutto quello che è considerato malefico e satanico, è semplicemente una versione del comunissimo gatto europeo.