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 2004  novembre 26 Venerdì calendario

Kaminsky Stuart

• Chicago (Stati Uniti) 29 settembre 1934, St. Louis (Stati Uniti) 9 ottobre 2009. Scrittore • «Un po’ per volontà, un po’ per la sua non troppo vasta popolarità, continua a essere considerato uno scrittore di genere. Per di più, di un genere considerato da sempre ”minore” rispetto alla Letteratura con la elle maiuscola: il giallo [...]» (Tommaso Pellizzari, ”Sette” n. 10/1999) • Laura Grimaldi, ”signora del giallo italiano” che lo lanciò nell’82 per Mondadori: « uno scrittore che ha sempre venduto pochissimo, ma è sempre stato un autore di culto. Pochi lettori, ma molto appassionati [...] un grande scrittore, con un notevole senso del ritmo. Sono talmente convinta di questo che una volta gli ho chiesto: ”Scusa, perché non cambi, perché non provi a scrivere un romanzo vero?”. Ma lui mi ha detto di no per due motivi. Il primo è che ritiene che il giallo sia la sua dimensione ideale o, in altre parole, ciò che sa fare meglio. In secondo luogo, mi ha detto che vuole continuare a divertirsi lavorando. E poi, ma questo lo aggiungo io, non è diventato miliardario ma un po’ di soldi li ha fatti anche lui. Quindi perché smettere? [...] Di Kaminsky ammiro la scrittura, come dire?, cinematografica. una scrittura elegantissima, essenziale. Alla Hemingway, direi, nell’economia degli aggettivi e dei verbi [...] Non c’è mai la sorpresa. Mi spiego: tutti i suoi gialli sono ben costruiti e divertenti. Però a ogni nuova uscita io mi aspetto un colpo d’ala rispetto al genere tradizionale che invece non arriva mai. Insomma, con i suoi primi libri mi sono divertita moltissimo. Dall’ottavo in poi un po’ meno [...]» (’Sette” n. 10/1999) • «[...] scrittore di un’infinità di romanzi gialli ha [...] avuto collaborazioni eccellenti in ambito cinematografico, tradotte in appositi libri. Come le biografie di Gary Cooper, Clint Eastwood, John Huston e Don Siegel, oltre a qualche saggio cinematografico. E il suo primo eroe, Toby Peters, agiva a Hollywood negli anni `40, incrociando diversi dei nomi noti del firmamento divistico dell’epoca. Nato a Chicago, di origini lituano-ucraine [...] le sue frequentazioni cinematografiche. Si comincia con Cornel Wilde ”un regista sottostimato per lui leggevo libri e preparavo dei trattamenti che poi sarebbero stati sceneggiati da altri”. Poi arriva il primo ispettore Callaghan (Dirty Harry) con Clint Eastwood per la regia di Don Siegel ”del quale ero solo assistente, non scrivevo ma Don mi ha lasciato montare una piccola scena con il killer nella stazione della metropolitana, mentre Clint è al telefono. Due giorni e mezzo di lavoro per poco più di un minuto di film”. Qualche anno dopo il compito è più importante. Con Sergio Leone alle prese con la sceneggiatura di C’era una volta in America. ”Mi aveva dato da leggere il romanzo di Harry Gray, The Hood (Mano armata) ma quando abbiamo cominciato il lavoro è cambiato quasi tutto. Io avevo scritto una prima versione della sceneggiatura che a Sergio sembrava molto buffa, ma non gli andava bene per il film. Purtroppo non esiste più, perché io lavoravo a Roma, in un albergo e usavo la macchina per scrivere, non ho copie di quel lavoro, chissà, forse la famiglia potrebbe trovarla tra le sue carte. Alla fine ho scritto i dialoghi aggiunti del film”. [...] Un altro degli eroi creati da Kaminsky è l’ispettore di polizia Rostnikov, protagonista di una saga composta da diversi romanzi ambientati a Mosca, a partire dal 1981, che progressivamente registrano anche i profondi cambiamenti del paese. [...] Ogni romanzo in cui Rostnikov è protagonista viene introdotto da una citazione di famosi autori russi. Del resto Porfiri Rostnikov è debitore sin dal nome nei confronti di Dostoevskij. ”Ho usato citazioni di Dostoevskij, Tolstoj, Checov, Gogol con l’intenzione di ricalcare ogni volta e in qualche modo lo stile dello scrittore prescelto. Tra l’altro Gogol, che amo moltissimo, depresso e in fin di vita, distrusse il suo ultimo romanzo che mi piacerebbe far ritrovare in un mio libro”. Ricreare, con credibilità, la Mosca ai tempi della cortina di ferro non è stato facile per uno scrittore americano. ”Ho letto molti libri, la Pravda pubblicata in inglese, ho parlato con un’infinità di persone che avevano lasciato la Russia, compresi ex agenti del Kgb, che mi hanno raccontato molto a proposito di crimini che venivano nascosti. Questo mi ha permesso di cogliere gli umori di quel paese”. [...]» (Antonello Catacchio, ”il manifesto” 16/12/2004).