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 2004  novembre 20 Sabato calendario

Il più grande disastro dell’industria chimica mondiale. All’alba del 3 dicembre 1984 una nuba tossica di isocianato di metile, un potentissimo veleno, uscì dalla fabbrica chimica della Union Carbide a Bophal, in India: alla fine i morti furono 10

Il più grande disastro dell’industria chimica mondiale. All’alba del 3 dicembre 1984 una nuba tossica di isocianato di metile, un potentissimo veleno, uscì dalla fabbrica chimica della Union Carbide a Bophal, in India: alla fine i morti furono 10.500 persone morirono nei primi tre giorni, oltre 20mila negli anni seguenti, cui vanno aggiunti 150mila malati cronici e 50mila talmente colpiti da non poter più lavorare. Dopo vent’anni, a Bophal la situazione è ancora terribile: le falde acquifere contengono metalli pesanti, sostanze chimiche e una quantità di mercurio sei milioni di volte superiore agli standard di sicurezza. Questo è l’elenco delle malattie che possono causare: anemia, leucemia, lesioni alla pelle, vomito, alterazioni cromosomiche, cancro alla vescica, alla pella, al fegato, danni cerebrali, coma. Secondo uno studio pubblicato nel 2003 dal "Journal of the American Medical Association", gli effetti dei gas respirati quella notte perdurano anche sulla seconda generazione di Bophal, che presenta forti ritardi nella crescita. Per l’incidente la società americana dà la colpa a un sabotaggio, le vittime e gli attivisti che li sostengono alle insufficienti misure di sicurezza dell’impianto. La Union Carbide, nel 2001, è stata acquistata dalla Dow Chemical per 9,3 miliardi di dollari; il processo civile si è concluso con un accordo tra azienda e governo indiano che un risarcimento complessivo delle vittime per 327 milioni di dollari (la richiesta era 3,3 miliardi), che è stato sbloccato solo il 29 ottobre di quest’anno: le vittime o i loro eredi riceveranno circa 580 dollari a testa, secondo Khaty Hunt, portavoce della Dow, una cifra del genere «è una manna per un indiano».