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 2004  novembre 25 Giovedì calendario

BATTISTELLI

BATTISTELLI Giorgio Albano Laziale (Roma) 25 aprile 1953. Compositore. «Da uomo del suo tempo, aperto alle sfide, e da compositore di punta della scena contemporanea europea, ha accettato di ”contaminare” con l’elettronica di oggi la sua creazione più celebre, quell’Experimentum mundi che da [...] anni gira il mondo suscitando ovunque ammirazione e meraviglia. [...] ”Un compositore di oggi se non ha orecchie tridimensionali non esiste: mi interessa tutto ciò che suona, colto o no non ha importanza [...] La storia della musica non è invenzione di suoni, ma di forme e di pensiero, e anche i suoni e le forme invecchiano, e l’elettronica invecchia più dei suoni prodotti da strumenti tradizionali. L’elettronica ha bisogno di rinnovarsi continuamente. In fondo si tratta sempre di ascoltare l’esperienza umana più che un gioco combinatorio di suoni” [...]» (Aldo Lastella, ”la Repubblica” 25/11/2004) • «A folgorarlo fu un ciabattino. Toc toc tocctocc, pum, pum, toc... I colpi assestati sulla suola di una scarpa, il martelletto che batte e ribatte, spezzando la quiete della viuzza. Un rumore antico, irregolare, che fa parte ancora del panorama acustico di tante piccole città. Per Giorgio Battistelli, che un pomeriggio di tanti anni fa lo udì passando per una strada del suo paese, Albano Laziale, fu un’illuminazione. ”A quei tempi, era il 1980, stavo lavorando proprio intorno al concetto di ritmo asimmetrico – ricorda il compositore, tra i più affermati della scena musicale italiana, dal 2004 direttore della Biennale Musica di Venezia ”. Un affrancamento dal sistema mensurale simmetrico occidentale su cui si erano da tempo inoltrati sperimentatori come Boulez e Stockhausen. Un percorso d’avanguardia che quell’artigiano stava mettendo in pratica inconsapevolmente. Non riuscii a trattenermi. Entrai nella bottega e guardandolo fisso gli chiesi: ma lo sa che il suo è un ritmo asimmetrico?”. Quello che il calzolaio gli rispose Battistelli dice di non ricordarlo. ”Di certo mi guardò come un pazzo”, ammette. Ma il meglio doveva ancora venire. Quella cadenza inattesa innescò nel musicista un’idea ben più audace: come Messiaen aveva ”rubato” un suono della natura, il canto degli uccelli, così lui avrebbe ”rubato” un suono della cultura, quello del lavoro dell’uomo: ”Approfittando del fatto che in paese ero conosciuto – ricorda – e che mio padre era titolare di un’impresa edile dove molti erano occupati, riuscii a reclutare un gruppetto di operai, un fabbro, un muratore, un falegname, un bottaio, un pasticcere... Ciascuno con i suoi suoni, ciascuno con i suoi ”strumenti’, pezzi di legno, tavole, mestoli e cazzuole”. Matrici sonore arcaiche, di forte impronta rituale, che Battistelli mescolò con sofisticata abilità in partitura e in ensemble con percussioni e voci recitanti a declamare didascalie tratte da l’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert relative ai mestieri rappresentati. Battezzato Experimentum Mundi, il concerto debuttò al Beaubourg di Parigi con i suoi 16 artigiani-musicisti. ”Che solo lì, davanti a tanti consensi e lodi, cominciarono a rendersi conto del senso di quella strana avventura, il rapporto tra arte e artigianato”. Da allora [...] Experimentum Mundi è stato rappresentato a Vienna e a Berlino, a New York, Hong Kong e in Nuova Zelanda, applaudito persino da una platea maori. [...]» (Giuseppina Manin, ”Corriere della Sera” 17/7/2006).