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 2004  novembre 24 Mercoledì calendario

[Rapporto Aids] Quasi 40 milioni di contagiati. Oltre 3 milioni moriranno quest’anno. Tante sono le persone colpite dal virus dell’immunodeficienza umana acquisita, l’Hiv

[Rapporto Aids] Quasi 40 milioni di contagiati. Oltre 3 milioni moriranno quest’anno. Tante sono le persone colpite dal virus dell’immunodeficienza umana acquisita, l’Hiv. Ora si è toccato il livello più alto di contagio dallo scoppio dell’epidemia. E’ quanto riferiscono l’Unaids, il programma congiunto delle Nazioni Unite sull’Aids, e l’Organizzazione mondiale della Sanità, nel rapporto 2004. Sempre più numerose le donne e le ragazze, soprattutto africane, che contraggono il virus: attualmente, circa la metà di quei 40 milioni di adulti che vivono con l’Hiv è di sesso femminile. Nell’Africa subsahariana, l’area più colpita, la percentuale sfiora il 60 per cento e raggiunge il 76 per cento tra le giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Il rapporto precisa, inoltre, che l’aumento dei casi tra le donne non è confinato nel Continente Nero, ma è stato osservato in tutte le regioni del mondo, negli ultimi due anni: grande preoccupazione destano, infatti, anche l’Estremo Oriente, l’Europa centro-orientale e l’Asia centrale. Queste sacche di malattia inducono a ipotizzare che ci siano gravi lacune nell’assistenza, ma soprattutto nella prevenzione. L’Onu sottolinea che la maggioranza delle donne contrae l’infezione a causa di comportamenti ad alto rischio del partner sul quale non ha, praticamente, alcun controllo. «Se si vuole davvero far cambiare rotta alle tendenze epidemiche è necessario adottare con urgenza strategie per affrontare le disuguaglianze di genere», ha detto Peter Piot, direttore esecutivo dell’Unaids. Una recente inchiesta dell’Unicef, infatti, ha messo in evidenza che fino al 50 per cento delle giovani donne dei Paesi dove l’epidemia dilaga non sono correttamente informate sulla malattia. Inoltre, la vulnerabilità all’Aids delle donne non è solo dovuta all’ignoranza, ma anche e soprattutto alla mancanza cronica di potere. «Servono azioni concrete per prevenire la violenza contro le donne e garantire l’accesso al diritto di proprietà privata e di eredità, all’istruzione di base e alle opportunità di impiego per le donne e per le ragazze», ha aggiunto Piot. Le donne - ricordano infine le Nazioni Unite - sono biologicamente più esposte al virus (due volte più degli uomini nel corso di un rapporto sessuale) e molte, in Africa australe in particolare, sono costrette ai rapporti sessuali come merce in cambio di beni oppure di servizi. In Estremo Oriente l’aumento dell’infezione è stato del 50 per cento tra il 2002 e il 2004, in buona parte imputabile alle epidemie in Cina, Indonesia e Vietnam. In Europa orientale e Asia centrale l’aumento è stato del 40 per cento, dovuto soprattutto all’epidemia in Ucraina e al crescente numero di persone che hanno contratto il virus in Russia. La Russia, con 860 mila persone colpite, registra la maggiore epidemia di tutta l’Europa. In Africa le epidemie sono molto diverse. in Africa Australe che la prevalenza del virus raggiunge i massimi livelli, e in particolare in Botswana, Lesotho e Swaziland, dove tra le donne in gravidanza tocca il 30 per cento. , invece, in calo nell’Africa orientale (ad Addis Abeba è passato dal 24 per cento degli Anni ’90 all’11 per cento nel 2003). Nei Caraibi, la seconda regione più colpita al mondo, la sindrome è diventata la principale causa di morte tra gli adulti tra i 15 e i 44 anni. In America del Nord e in Europa un numero crescente di persone contrae l’infezione in occasione di rapporti eterosessuali non protetti. Negli Usa, in particolare, l’infezione colpisce inoltre in modo sproporzionato le donne afroamericane e ispaniche ed è diventata una delle tre cause principali di morte tra le afroamericane tra i 35 ed i 44 anni. In Europa occidentale, infine, le infezioni dovute a rapporti eterosessuali sono più che raddoppiate tra il 1997 e il 2002.