Varie, 23 novembre 2004
PASQUAL
PASQUAL Lluis Reus (Spagna) 5 giugno 1951. Regista. «Formatosi in Polonia e poi in Italia con Strehler, premiato negli anni 90 da vari prestigiosi incarichi direttivi (dalla guida del Théâtre de l´Europe fino alla sezione teatrale della Biennale di Venezia), è un uomo di teatro frenetico e curioso, sospinto da una spiccata vocazione internazionale. [...]» (Leonetta Bentivoglio, “la Repubblica” 23/11/2004) • «[...] uno che dice “Federico Garcia Lorca è per me il fratello che non ho mai avuto” [...] allievo prediletto di Giorgio Strehler e attualmente uno dei maggiori registi al mondo [...] spiazza senza pietà chi gli domanda, eternamente, cosa s’intenda oggi per “regia” dentro il teatro europeo in crisi e propenso a riconsegnarsi alla dittatura dell’attore-capocomico: “Solo in Italia usate la frase ‘teatro di regia’. Il teatro è sempre stato e rimane degli attori. [...] Ha fondato a Barcellona, città che non si tira indietro di fronte a nulla, il Teatro Llure, luogo di sperimentazione che pratica in modo febbrile e nobile il “cercare”. Ha diretto l’Odéon-Teatro d’Europa, già affidato a Strehler, e il Settore Teatro della Biennale di Venezia. Nel suo Paese è un guru accertato al quale vengono affidate le maggiori istituzioni sceniche, le imprese più difficili. Eppure [...] mantiene e difende un proprio modo ascoso e ostinato di vivere che corrisponde al ritratto della vera “grandezza”: “I grandi veri non sono solenni, né pedanti. Il loro segreto è conoscere la leggerezza della vita e spiegarla, regalarla agli altri con un sorriso, qualcosa di aereo, di lieve, mai teso come può essere un’aperta risata. In palcoscenico, ad esempio, le difficoltà non devono vedersi, tutto deve sembrare facile, naturale, quasi spontaneo. Al limite, il lavoro di chi mette su uno spettacolo può e deve sembrare inesistente” [...] Fra teatro musicale e teatro di prosa, Pasqual non sceglie: “La musica dice non fa parte dei doveri di un regista di teatro, però è nella musica che tutto si esplicita. Io ho bisogno che la musica mi catturi, mi esalti, mi faccia impazzire”. E nessuna delle cose che firma è mai uguale a sé stessa: “Quando ero studente, un professore di Storia dell’Arte cominciò così la sua lezione d’esordio: il primo che ha ritratto o filmato un tramonto è stato un genio; l’ultimo, un imbecille”» (Rita Sala, “Il Messaggero” 13/8/2009).