Varie, 23 novembre 2004
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Lardo Lino
• Loano (Savona) 16 luglio 1959. Allenatore di basket. Una finale scudetto (persa) nel 2004 sulla panchina di Milano. Da ultimo alla Virtus Bologna (2009-2011) • «Mio padre che per 40 anni ha fatto il barbiere nella caserma del Car [...] un giorno mi raccontò che sotto le sue forbici era passato anche Dino Meneghin. [...] Loano è uno dei pochi paesi italiani con più basket che calcio, e mio fratello Valerio mi trascinava al campetto [...] Diplomato ragioniere lavoravo come impiegato all’Ufficio del porto e giocavo playmaker in serie C. Il mio idolo era Charly Caglieris, perché veniva in vacanza a Loano e abitava sopra il negozio di giocattoli di mia madre. Mi portò anche la maglietta della nazionale. Poi, a 23 anni, a sorpresa mi chiamò la Berloni Torino, dalla C alla A, sono finito a fare il cambio del mio idolo [...] Nei 4 anni passati da giocatore a Forlì ho incontrato un allenatore indimenticabile, Giancarlo Asteo, romano dal pugno di ferro e dal cuore d’oro. Mi ha insegnato l’etica del lavoro, a non rinunciare mai ad insegnare “i fondamentali”, e a non lamentarsi mai, neanche se ti mancano 5 titolari. Poi Carlo Recalcati, che quando avevo 37 anni (avrei voluto giocare ancora) mi offrì l’occasione irrinunciabile di fare il suo vice a Bergamo [...] La chiave è l’amore per quello che fai. È il sentimento che muove tutto. Se non lo trasmetti, come puoi ottenere il massimo dai professionisti? Poi, se scopri tracce di talento in un giovane, devi avere il coraggio di farlo giocare [...] Lavorare duro con serenità. Se chiedi fatica e sudore ai giocatori, devi far capire che è per loro, non perché sei sadico [...] Voglio prima di tutto grandi uomini, anche perché sono convinto che i giocatori si possono migliorare. Sono diventato l’incubo dei procuratori. Ogni volta che mi telefonano non mi parlano più di statistiche, ma esordiscono dicendo: è un ragazzo d’oro [...] Ho la mia canzone. Quando da giocatore lasciai Verona, una tv locale mi dedicò un bel servizio e come colonna sonora c’era la canzone di Bruno Lauzi, Ritornerai. Quando effettivamente sono tornato come allenatore è stato un bel revival [...]» (Werther Pedrazzi, “Corriere della Sera” 23/11/2004).