Margerita De Bac, Corriere della Sera 9/11/2004, 9 novembre 2004
Incroci. "Per l’agricoltura italiana sarebbe un danno coltivare piante geneticamente modificate. Da noi c’è la necessità di tenere separate le colture Ogm da quelle convenzionali e biologiche, come chedono i consumatori e questo è molto difficile e oneroso
Incroci. "Per l’agricoltura italiana sarebbe un danno coltivare piante geneticamente modificate. Da noi c’è la necessità di tenere separate le colture Ogm da quelle convenzionali e biologiche, come chedono i consumatori e questo è molto difficile e oneroso. L’Italia è caratterizzata da proprietà findiarie di piccola estensione, la media è 5-6 ettari ciascuna, ed è quindi complesso evitare le contaminazioni. Inoltre esistono piante selvatiche che potrebbero incrociarsi con vite, barbabietole, grano e colza transegnico a discapito della biodiversità" (Giovanni Monastra, coordinatore scientifico dell’Inran, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione).