15 novembre 2004
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Scarpetta Mario
• Nato a Parma il 4 dicembre 1953, morto a Napoli il 14 novembre 2004. Attore. «[...] pronipote e [...]continuatore del cognome del più grande capostipite della scena italiana. [...] figlio dell’ufficiale dell’aeronautica Eduardo a sua volta figlio di Vincenzo che era erede diretto di Eduardo Scarpetta [...] attore-regista atipico, popolare e schivo, dotato di una comicità sardonica, di una maschera surreale e mai farsesca. Fu Eduardo De Filippo a proporgli di recitare ed esordì con lui da comparsa nel 1972 in Le bugie con le gambe lunghe, crescendo poi in Li nepute de lu sinneco, Tuono di marzo, Uomo e galantuomo. Più tardi creò una sua compagnia, dedicandosi al repertorio del bisnonno, rinnovandolo. Lavorò con Giuffrè, e con Luca De Filippo (Il contratto, Aspettando Godot). [...]» (’la Repubblica” 15/11/2004). «Quando Mario Martone mise in scena I dieci comandamenti di Raffaele Viviani nel 2000 riuscì finalmente a realizzare uno spettacolo di tradizione degno di un teatro come l’Argentina di cui era allora direttore artistico. Regista d’avanguardia, più volte non aveva convinto nel teatro tradizionale, il teatro richiesto dal mercato. Come mai I dieci comandamenti ebbe un così felice esito? [...] Tra gli altri, Martone aveva a disposizione tre attori eccezionali: Nello Mascia, Gianfelice Imparato e Mario Scarpetta, la continuità della maggior tradizione italiana, quella napoletana. [...] C’era tutto Scarpetta in quel suo personaggio di Viviani . Corpulento, appena un poco; flemmatico; sapiente: trasmetteva al pubblico le sue fulminanti battute con lentezza, con una pacatezza d’altri tempi. In questo contrasto, in questo paradosso, da vero cesellatore dell’arte sua, è assisa nella mia memoria la sua peculiarità e, perché no, la sua grandezza. Pure, Scarpetta non era solo un attore legato al suo repertorio, in prevalenza quello del bisnonno o di Eduardo. Una bella sorpresa fu trovarlo tra gli interpreti di un testo di Marivaux nel 1998. Era Le false confidenze, regista Toni Servillo. In quell’occasione egli rivelò un altro inaspettato talento: si trattava di uno spettacolo in cui lo humour settecentesco di Marivaux procedeva con una tale speditezza da annichilire se stesso. Dunque, ancora una volta un elemento a contrasto con quella che suppongo la natura profonda di Scarpetta, napoletana, ruminante, filosofica. Si può contemporaneamente essere filosofi, filosofi napoletani, e fulminei, rapidi, da bruciare i tempi e i nessi logici come un filosofo illuminista, un libertino moralista? La verità è che Scarpetta, la cui vicenda è stata troppo breve, aveva alle spalle una lunghissima esperienza. Era nato nel ’53, inabissato nell’intrico familiare dei grandi del teatro napoletano: Scarpetta, De Filippo, Viviani. Tuttavia egli non voleva essere attore. Leggenda vuole che un giorno Eduardo si sia recato a casa sua e senza che Mario se lo aspettasse minimamente, gli abbia chiesto se voleva recitare con lui. Fece dunque proprio con Eduardo le sue prime prove di palcoscenico. Debuttò nel ’75 e fu poi presente in un’edizione di Uomo e galantuomo con Isa Danieli e Luca De Filippo. Poco dopo fondò una sua compagnia con Dolores Palumbo, allestendo in prevalenza un repertorio scarpettiano. Un suo primo memorabile spettacolo fu Miseria e nobiltà portato a Edimburgo nel 1988» (Franco Cordelli, ”Corriere della Sera” 15/11/2004).