Varie, 10 novembre 2004
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TAWIL Raymonda Acri (Israele) 1940. Scrittrice. Madre di Suha, suocera di Yasser Arafat. «’La pasionaria della Palestina” come la stampa popolare d’Israele l’aveva battezzata
TAWIL Raymonda Acri (Israele) 1940. Scrittrice. Madre di Suha, suocera di Yasser Arafat. «’La pasionaria della Palestina” come la stampa popolare d’Israele l’aveva battezzata. Bellissima e coraggiosa: dirigeva, scriveva, stampava una agenzia di notizie (’dalla Cisgiordania occupata”) che spesso dava sui nervi al governatore israeliano. Così accadeva che fosse arrestata di tanto in tanto e sottoposta a interrogatorio. Ma nessuno mai riuscì a provare un ”legame insurrezionale” con Arafat. In realtà Raymonda denunciava gli eccessi dell’occupazione e con Arafat aveva solo un ”rapporto ideale”: non risulta si siano incontrati durante la clandestinità di Abu Ammar (il nome di battaglia del leader). Risulta, invece, che spesso i giovani ufficiali israeliani incaricati di interrogare l’animosa Raimonda si invaghissero della (splendida) giornalista-nazionalista. [...]» (Igor Man, ”La Stampa” 5/11/2004). «Nata a Sangiovanni d’Acri nel 1940 da una famiglia cristiana molto benestante, si trovò, ancora bambina, nel turbine delle Nakba, della cacciata dei palestinesi, poveri o ricchi che fossero, dalle loro case di Gerusalemme ovest. Rimasta in Palestina con la madre, suo padre, ricco banchiere, sarebbe finito in Libano, i suoi fratelli in Giordania. Questi eventi segnarono profondamente la sua vita non solo per lo shock dell’occupazione - il 50% dei cristiani di Gerusalemme persero la loro casa nella parte ovest della città e ad Haifa (esperienza che poi la scrittrice rivivrà nel suo libro My Home, My Prison quando una sua compagna di scuola ebrea la invitò a giocare nella sua ”nuova” casa che Raymonda scopri poi essere quella della zia, dove aveva lasciato al momento della Nakba la sua bambola preferita)- ma anche per la necessità di farsi largo come donna sottoposta ad una doppia oppressione, quella degli occupanti e quella della società. La scrittrice palestinese, nota per la sua bellezza e per le sue finanze, nel `78 mise in piedi un centro di informazioni per la stampa a Gerusalemme est il ”Palestinian Press Service”, a metà di Salah ed Din street, tappa fondamentale per i giornalisti che visitavano la città, e giocò un ruolo assai importante anche a livello sociale con la creazione di un vero ”salotto” dove si poteva incontrare l’alta società palestinese e, persino nei tempi più bui, cominciò a tessere una rete di rapporti con la parte intellettuale e benestante dell’intellighenzia israeliana. Un’attività che le valse frequenti arresti, detenzioni amministrative e domiciliari. In quegli anni, ma anche successivamente, la borghesia cristiana palestinese (al momento dell’occupazione israeliana il 10% degli abitanti della Palestina erano cristiani) giocò un ruolo molto importante nella nascita del movimento di resistenza, nel dargli un carattere apertamente laico e nazionalista e i primi contatti a livello internazionale. Tra gli altri basti ricordare George Habbash, Edward Said, Hanan Ashrawi e la stessa Raymonda Tawil. La scrittrice palestinese, divenuta assai vicina al leader palestinese Yasser Arafat, si trovò a Tunisi al momento del fallito attentato e, apertamente francofona, ha contribuito allo sviluppo dei contatti tra l’Olp e il ministero degli esteri di Parigi in tutti i momenti più drammatici della vicenda di abu Ammar, dall’esodo da Beirut a quello da Tripoli. A rafforzare i legami con la Francia si sono poi aggiunte varie vicende familiari con il trasferimento a Parigi per ragioni di studio della figlia Suha (con una borsa di studio alla Sorbona) che abitò a lungo nella casa parigina di Raymonda Tawil, e con il matrimonio di un altra figlia, Diana che sposò l’allora ambasciatore dell’Olp a Parigi, Ibrahim Souss più vicino ad abu Iyad e a Farouk Khaddoumi che non ad abu Ammar» (Stefano Chiarini, ”il manifesto” 9/11/2004).