Varie, 2 novembre 2004
VIVARELLI Piero
VIVARELLI Piero Siena 26 febbraio 1927, Roma 8 settembre 2010. Giornalista. Scrittore. Sceneggiatore. Politico. Autore delle parole di due fra i più famosi brani del Celentano prima maniera: Il tuo bacio è come un rock e 24.000 baci • «[...] regista, sceneggiatore, paroliere e rocker (24 mila baci), sciamano pornofilo, attore e giornalista (anche del manifesto). L’autore di Il dio serpente, Satanik, La rumbera, fido compagno d’arme di Celentano e Fulci, è un rebus critico ancora non decifrato, come molto cinema commerciale italiano di qualità degli anni 60 e 70, visto che al termine di quel ventennio incandescente, i cui segreti magici quei film proteggono così bene, nessuno ha voluto o saputo più sostenere, anche teoricamente, la produzione di immaginario a rischio, la modificazione perversa e satirica del sistema dei generi (brevettata così da Q. Tarantino), l’apertura di nuove breccie in un solido muro censorio. [...] “Il genere popolare che mi è più congeniale è senza dubbio quello che ha dei contenuti erotici. Sia che si tratti di un film esotico, western o politico, come La Rumbera, storia della mia amata Cuba fino al triumfo de la revolucion attraverso la vicenda vera di una ballerina di rumba, Rachel, i cui costumi, allora come oggi, si definirebbero facili e non piacerebbero al cardinale Ruini. [...]» (Roberto Silvestri, “il manifesto” 2/10/2005) • «A diciassette anni il giovanotto, dopo aver fatto parte dell’esercito tedesco, si unisce alla “X Mas”, forse il più ardito dei gruppi fascisti che mitizzavano oltre ogni limite il Duce. Ma, dopo l’8 settembre, giorno dell’armistizio, il Vivarelli in camicia nera comincia a nutrire dubbi. È un universitario dirigente dell’Msi, ma spesso confabula e tratta con i comunisti. Fin quando non compie il primo salto della quaglia: abbandona i fedelissimi di Giorgio Almirante e si presenta alle elezioni con il Fronte della Gioventù, che ha come simbolo la falce e il martello. Comunista lo rimane per anni, ma quando alla Bolognina Achille Occhetto dà un calcio al passato, Vivarelli (con Cossutta e Garavini) diventa uno dei padri di Rifondazione. È finalmente questo il suo partito? Nemmeno per sogno: lo strappo arriva dopo una furibonda lite con le donne comuniste che definisce “galline starnazzanti”. Se ne va sbattendo la porta, alla vigilia di una elezione che lo doveva portare in Parlamento. E si innamora di Cuba. Nel 1993 chiede a Fidel Castro l”iscrizione come militante al Partito comunista cubano [...]» (Bruno Tucci, “Sette”n. 14/2004).