varie, 1 novembre 2004
MANNOCCI
MANNOCCI Lino Viareggio (Lucca) 13 aprile 1945. Pittore. «Pittore certosino per eccellenza, che della meticolosità formale, del miniaturismo segnico, della concentrata costanza, anche tematica, ha fatto la cifra più riconoscibile del suo singolare lavoro. [...] una pittura che procedendo per successivi slittamenti asintotici persegue ormai da moltissimo tempo un disegno preciso e ambizioso: la riscrittura dell’inizio, della genesi, dell’origine. Da qui l´interesse profondo di Mannocci verso gli elementi naturali primigeni (l’acqua, l’aria, il fuoco, la terra) rappresentati secondo la sensibilità di un artista al contempo classico e contemporaneo; caparbiamente intenzionato a salvaguardare, contro ogni postmoderna disinvoltura, la ricerca della perfezione formale degli antichi e pur tuttavia perfettamente consapevole dei terribili inciampi in cui si dibatte chi oggi si ostini a fare pittura. Ecco così, al posto del ”fiat lux”, comparire un più prosaico ”let there be smoke” e ancora il mare farsi muro e la nuvola fumo e l´umano passare dall´antica condizione prometeica a minuscola figura affacciata sull´abisso del tempo; meglio ancora, a vera e propria figurina ritagliata. Come nei giochi dei bambini. Non per questo l’artista smette di cercare un ordine. Certo, dopo Turner sa che cielo e terra a acqua si possono confondere pericolosamente. Dopo Constable, sa come si fanno e si disfanno le nuvole. Ma sa anche che affidandosi alla kafkiana pazienza può (deve) lavorare con tenacia sugli slittamenti del colore, sulla consistenza della materia, sulla parcellizzazione dello spazio, per cercare di ridefinire un ordine sempre in fieri, padre e figlio di una ininterrotta metamorfosi; e dunque perennemente cangiante, perennemente inafferrabile. Come un paradossale realista visionario, Mannocci insiste così, passo dopo passo, pennellata dopo pennellata, in questa riscrittura dell’origine che quanto più sfugge, tanto più va perseguita. Naturalmente con la necessaria ironia e il necessario understatement, qualità che a Mannocci - dopo quasi quarant’anni di vita londinese - certo non mancano. Se non bastasse la sua pittura, pensano a ricordarcelo le didascalie che accompagnano i diversi quadri, tutte scelte secondo il principio della poesia metafisica, ossia la stridente congruenza del contrasto. Una per tutte: ”L’architetto al quale è stato unanimemente affidato il compito di costruire la nuova chiesa non è credente”» (Franco Marcoaldi, ”la Repubblica” 1/11/2004).