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 2004  ottobre 26 Martedì calendario

Fontana Alberto

• Cesena (Forlì) 23 gennaio 1967. Ex calciatore. Portiere. Ha giocato con Cesena, Bari, Atalanta, Napoli, Inter, Chievo, Palermo ecc. • «Alla fine di un’onesta carriera non proprio di primissimo piano, Jimmy Fontana viene catapultato a difendere la porta dell’Inter perché il portiere titolare Toldo ha momentaneamente perso l’ispirazione. Addirittura tocca a lui difendere la porta nerazzurra nel derby, e la sua doppia parata kamikaze su Shevchenko e Crespo resta il gesto più bello visto nella partita. [...] Una volta, quando era titolare al Bari, in un altro derby col Foggia, capitò sotto la curva degli ultras rossoneri (pure loro) e si beccò un bottigliata sulla spalla. Per metterlo in condizione di proseguire, l’arbitro Collina tirò fuori da una piega del regolamento la possibilità di invertire il campo per motivi di sicurezza, e Fontana continuò a giocare: “Ho chiesto di proseguire anche se la spalla mi doleva, soprattutto per dimostrare che lo sport prevale sulla violenza”. Nato a Cesena, città con la quale non ha mai perso i legami, in quasi vent’anni di carriera ha giocato col Cesena, con la Vis Pesaro, con la Spal, col Bari, con l’Atalanta e col Napoli. Sempre in panchina con l’Inter, gli capitò di sostuire Toldo squalificato dopo la cosiddetta battaglia di Valencia (marzo 2002). In quell’occasione dichiarò: “Non sono un teorico del bel calcio, non sono un esteta alla Zeman. Dove giocavo io, nelle piccole squadre, non contava mai il bel gioco ma il risultato”. In fondo la cosa veramente straordinaria è che Jimmy ha una faccia da persona normale e in campo si comporta come una persona normale. Compra dischi reggae - di cui va pazzo - in un negozietto del quartiere Isola a Milano» (Alberto Piccinini, “il manifesto” 28/10/2004). « “Ho sempre avuto ben chiaro il fatto di non poter puntare tutto sul fisico: 1.86 per 71 chili, più che un portiere ero un attaccapanni. [...] quanti allenatori mi hanno detto, dopo: ‘Alberto, ma lo sai che a vederti non ti avrei preso neanche in regalo?’ [...]» (Andrea Elefante, “La Gazzetta dello Sport” 26/10/2004). ««Ho avuto una crescita strana: a 13 anni ero molto alto, poi mi ero fermato, prima di alzarmi di altri 25 centimetri in un colpo solo. [...] il Cesena mi è sempre rimasto nel cuore, anche se gli inizi non sono stati facili. In generale trovo insopportabile che non ci si ricordi di chi ti ha lanciato, quando si fa un po’ di strada nel calcio. Personaggi come il presidente Lugaresi o come Cera, il team manager di quel Cesena, io non li dimenticherò mai. Per non parlare di Giorgio Fioravanti, il preparatore dei portieri. È sato lui a plasmarmi e a lanciarmi. Così il 9 settembre ’90 ho esordito in serie A: Sampdoria-Cesena 1-0, gol di Invernizzi [...] Quando il mio procuratore, Bruno Carpegiani, che è soprattutto un amico, mi ha parlato dell’Inter, ho detto subito di sì. Per questo ho rinunciato ad un contratto di tre anni con il Napoli, in cambio di uno annuale. [...] la mia è stata una generazione di grandissimi portieri, una covata di mostri sacri, per usare un’espressione molto romagnola: Pagliuca, Marchegiani, Peruzzi, Sebastiano Rossi sono della mia epoca, senza dimenticare che quando ho cominciato, erano in piena attività Zenga e Tacconi. E poi, prima che entrassero in vigore le nuove regole, non c’era l’idea di avere un secondo portiere di valore. È stato il Milan ad aprire una strada [...]» (Fabio Monti, “Corriere della Sera” 26/10/2004).