24 ottobre 2004
Tags : Pieke. Biermann
Biermann Pieke
• Nata a Stolzenau (Germania) il 22 marzo 1950. Scrittrice. «Da anni il nome più illustre della letteratura poliziesca teutonica [...] laureatasi con una tesi sul lavoro femminile casalingo non retribuito, organizzatrice del primo ballo delle prostitute tedesche, traduttrice in tedesco di Fruttero & Lucentini, Benni e Maraini [...] Nei suoi libri lo stile rimanda alla fulmineità dell’ hard-boiled stories statunitensi, alla Chandler, Daly, Dent, Davies, Hammett... ”Tutto nasce dal mio aver scelto di vivere a Berlino, ne scrivo perché sono profondamente innamorata, ne assorbo come una spugna odori, rumori, ritmi, suoni. A un certo punto mi era venuta voglia di scrivere, ero talmente furibonda, infuriata, che volevo letteralmente ammazzare qualcuno. Ho scelto, invece, di mettermi a scrivere. Berlino . E l’ho fatto e continuo a fare attraverso articoli, documentari, libri, indagini, radiodrammi, reportages. un tipo di esercizio che porto avanti ancora oggi. [...] Amo moltissimo Doblin, è stato, davvero, l’ultimo narratore della Berlino prima della fine, dell’avvento del nazismo, ma non credo di essergli debitrice se non inconsciamente. Lo stesso ragionamento vale per Isherwood [...] è stato James Joyce quello che mi ha dato la maggior spinta [...] Per, diciamo così, il suo urbanismo, l’essere stato capace di rendere una città, Dublino, protagonista assoluta di un grande romanzo. la vita vera [...] Ho frequentato l’università anche a Padova, è lì che ho imparato l’italiano. Tradurre la trovo una sfida divertente [...] E la trovo molto interessante. Quando per due anni svolsi funzioni di lettrice per la casa editrice Rowohlt quasi ebbi l’opportunità di incontrare Leonardo Sciascia, purtroppo non se ne fece nulla [...] Berlino è stata sempre vissuta come ’la città delle donne’ quindi non puoi farne a meno se decidi di scriverne. Potrei fare delle mie donne delle vittime ma proprio non mi riesce così come non ce la faccio a non includere nelle mie storie personaggi gay, fanno parte integrante della società come noi” [...]» (Paolo Zaccagnini, ”Il Messaggero” 23/10/2004).