Varie, 22 ottobre 2004
GASLINI
GASLINI Giorgio Milano 22 ottobre 1929. Musicista. Jazz. All’età di 18 anni partecipa al primo festival jazz del dopoguerra, che si tiene a Firenze. L’anno successivo incide il primo album, Concerto riff (Emi). Successivamente collabora con il cinema: colonne sonore per La notte (premiata con il Nastro d’Argento), Un amore, La porta sul buio, Profondo rosso. il primo titolare dei corsi di jazz al Conservatorio S. Cecilia di Roma (1972-73) e al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (1979-80) • «’Senza di lui il jazz italiano non sarebbe quello che è”. Con queste poche parole Piero Borri ha sintetizzato in maniera esemplare il percorso artistico di Giorgio Gaslini. L’affermazione allude all’incredibile quantità di iniziative, spesso pionieristiche, realizzate dal compositore milanese in oltre mezzo secolo di attività. Parlando di un musicista come lui è praticamente impossibile non dimenticare qualcosa: la quantità di iniziative legate al suo nome è talmente sconfinata che solo un libro può aspirare alla completezza. A questo ha già provveduto egregiamente Adriano Bassi, autore di Giorgio Gaslini. Vita, lotte, opere di un protagonista della musica contemporanea (Muzzio, 1996). Nel corso della sua lunga carriera il musicista milanese si è dimostrato capace di spaziare dal mainstream all’avanguardia più radicale, affiancando alle proprie composizioni una serie di riletture che vanno da Thelonious Monk a Lucio Battisti, da Robert Schumann a Patti Smith. Ha optato spesso per un’accorta contaminazione con umori popolari, classici e contemporanei, come dimostra il suo ultimo lavoro, Gaslini Legend. L’opera di Giorgio Gaslini rappresenta un momento centrale della musica contemporanea. Non solo, ma se oggi il jazz viene insegnato nelle università, se artisti come Paolo Fresu o Stefano Bollani suonano regolarmente nei maggiori teatri italiani, lo dobbiamo anche a questo lucido visionario che ha lottato per dare al jazz quella dignità che il conformismo accademico voleva negargli. [...] ”Tanti sono gli incontri straordinari che ho avuto il privilegio di avere, persone sublimi dalle quali ho ricevuto stima, affetto e anche scambio e amicizia, da Duke Ellington a Ornette Coleman, da Leonard Bernstein a Luciano Berio. Fra le tante esperienze importanti che ho vissuto metterei senz’altro la prima esecuzione di Tempo e relazione (1957), la colonna sonora del film La notte di Antonioni (1960), il disco New Feelings (1966), realizzato insieme al Gotha dell’avanguardia mondiale, primo disco italiano votato sulla rivista statunitense Down Beat con il massimo punteggio, le fatidiche 5 stelle, le opere Colloquio con Malcolm X (1973) e Mister O (1996) e più recentemenete il concerto-spettacolo U (Ulisse) che ho realizzato per il Festival Jazz di Terni (2003) con il mio quintetto, con il trio di Uri Caine, l’interpretazione di Marco Paolini e gli elementi scenici di Arnaldo Pomodoro. Un evento riconosciuto da tutti come tra i più unici e innovativi di questi anni, seguitissimo dai quotidiani, trasmesso in diretta dalla Rai (Radio3), ma irresponsabilmente ignorato dalle riviste specializzate. Misteri italiani. Aggiungerei il primo dei miei concerti in Cina (Pechino, 1985) e anche le prime esecuzioni al Teatro alla Scala del mio balletto Contagio e di altri due balletti e lavori sinfonici nelle principali stagioni musicali italiane. [...] Quando, nell’immediato dopoguerra, iniziai la mia militanza nel jazz moderno, in Italia avevo sì e no una decina di compagni di percorso. Per questo introdussi l’insegnamento del jazz a Milano (1957) in una scuola privata e poi nei conservatori di Roma e di Milano negli anni Settanta. Oggi in Italia ci sono oltre mille bravi musicisti di jazz in attività. [...]» (Alessandro Michelucci, ”il manifesto” 21/10/2004).