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 2004  ottobre 21 Giovedì calendario

VAGNER

VAGNER Silva de Souza Rio de Janeiro (Brasile) 11 giugno 1984. Calciatore. Del Cska Mosca. «Il soprannome - come sempre nei calciatori brasiliani - è tutto. Quand’era soltanto Vagner e giocava negli juniores del Palmeiras, una notte che la squadra stava in ritiro per un torneo il ragazzo venne beccato dai dirigenti che entrava nella camera di un signora. Fu escluso dagli undici titolari per punizione, ma fino a un certo punto: era difficile lasciare in panchina uno che in quell’annata aveva già segnato una trentina di gol. Il giorno della finale perciò Vagner era in campo. Un giornalista famoso, Flavio Prado, scovò per lui il soprannome Love rubandolo a una canzoncina che andava per la maggiore (Sò love, del duo rap Claudinho e Buchecho), e i tifosi ne andarono pazzi. Nacque Vagner Love, una specie di Don Giovanni nero che dopo ogni gol lanciava baci alle sue fans sparse in curva. Sui giornali si potevano leggere cose come: ”Il giocatore del Palmeiras che sta recuperando da un infortunio alla coscia è stato beccato alle 3 e 30 del mattino in un bar di San Paolo...”. Omaggio alla beata gioventù brasiliana, centravanti tecnico e veloce alla Ronaldo, Vagner ha segnato 46 gol in 65 partite col Palmeiras. stato capocannoniere della serie B brasiliana e artefice della promozione alla massima serie dello storico club paulista. Sulla maglietta - coincidenza - aveva lo stesso sponsor di Adriano (Pirelli), col quale per altro divide la sorte di essere uno dei quattro-cinque brasiliani d’oro nuova generazione sparsi per il mondo, vera icona metrosexual da quando ha capito che il suo personaggio poteva funzionare e si è raccolto i capelli in lunghe treccine, alle quali cambia il colore delle perline a seconda della casacca che indossa: verdi quando giocava col Palmeiras, gialle durante la Copa America vinta dal Brasile, rosse e blu da quando [...] è sbarcato a Mosca. [...] Immune, a quanto pare, dalla saudade, Vagner dice solo cose buone della Russia. Vive lì con il padre, la sorella e il cognato, in una casa piena di dischi e dvd brasiliani. Non sa una parola di russo, ma forse non ne avrà bisogno. In molti lo vedono già al Chelsea [...]» (Alberto Piccinini, ”il manifesto” 20/11/2004).