18 ottobre 2004
Tags : Alan. Parsons
Parsons Alan
• Nato a Londra (Gran Bretagna) il 20 dicembre 1949. Compositore. « stato il fonico che per anni ha lavorato negli studi londinesi della Emi a Abbey Road, quelli dove incidevano i Beatles con i quali lavorò agli album Let it be e Abbey Road . E a lui si devono anche i suoni di The dark side of the moon dei Pink Floyd, uno dei capolavori assoluti della musica rock. Però il grosso pubblico lo ha amato, rispettato e seguito soprattutto per essere stato l’autore di lavori fortunatissimi quali Tales of mystery and imagination, I robot , Pyramid e Gaudì, oltre a brani come Time, Eye in the sky e Psychobabble. Alta tecnologia e computer, usati in tempi non sospetti, abbinati ad arrangiamenti classici e melodie azzeccate: questo la ricetta del successo di Parsons [...]» (P. Zac., ”Il Messaggero” 17/10/2004). «Unitamente al suo Project, cioè Godfrey Townshend, chitarra, Steve Murphy, batteria, John Montagna, basso, Manny Focarazzo, tastiere, e P.J. Olsson, voce - ha dimostrato che ”era”, ”è” la musica elettronica. La migliore. [...] L’Alan Parsons Project come è nato? ”Eric Woolfson, col quale lavoravo allora, saputo del successo che avevo ottenuto col brano Magic cantato dai Pilot mi invitò a incidere un concept-album , tanto popolari negli anni ’70. Lo facemmo”. Dei suoi lavori quale preferisce? ”Il primo, Tales of mystery and imagination, dedicato a Edgar Allan Poe, del ’76. E The turn of a friendly card, del 1980 . Nel ’77 volevo mettere in musica La macchina del tempo dello scrittore H(erbert) G(eorge) Wells”. Quali dischi ha amato di più? ”Who’s next? degli Who, Sergeant Pepper’s Lonely Hearts Band dei Beatles, Rumours di Fleetwood Mac, Saturday night fever dei Bee Gees. The Yes Album”. L’aver lavorato come fonico di Beatles e Pink Floyd quanto pensa l’abbia influenzata? ”Molto da un punto vista produttivo, non da quello della scrittura [...] Mi considero un po’ come Steven Spielberg, regista. Di suoni. In scena altri hanno ruoli più importati del mio”» (Paolo Zaccagnini, ”Il Messaggero” 19/10/2004). «[...] la sua musica visonaria, pretenziosa, elettronica e retorica che mescola nostalgia e spirito avventuroso, classicismo e progressive. [...] ex fonico della celebre sessione di The dark side of the moon dei Pink Floyd, ma anche delle session dei Beatles di Let it be e Abbey road . [...] ”I miei pezzi sono senza tempo, non temono l’usura, per questo li ripropongo con arrangiamenti che sono molto vicini all’originale [...]» (Marco Molendini, ”Il Messaggero” 12/4/2005).