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 2004  ottobre 18 Lunedì calendario

Neuwirth Olga

• Nata a Graz (Austria) il 4 agosto 1968. Compositrice. «Con i suoi montaggi di suoni, con i suoi nuclei di suoni che si trasformano a contatto uno dell’altro, incessantemente, è una compositrice singolare e importante. [...] Uno scricciolo, testa riccia, fama sempre rivendicata di ”pasionaria” della musica. Ha scritto a quattro mani con Elfriede Jelenek, premio Nobel 2004 per la letteratura, i libretti per i propri lavori teatrali, tra cui quello ricavato dal film di David Lynch Lost Highways. [...] ”Nel campo della musica contemporanea esiste un vero e proprio sistema. Sempre più pietrificato, sempre più rigido. Come si fa a non essere sovversivi se si vuole scardinare questo sistema, agire per la libertà creativa [...] Io e altri tentiamo di fare qualcosa di direttamente politico, che è intervenire per far capire, per dare nuovi elementi di conoscenza e magari di ribellione. Ma con la musica si arriva solo fino a un certo punto. Sono pessimista, con la musica non funziona. [...] Ricordiamoci di Schönberg quando smette di scrivere a metà del secondo atto di Mosè e Aronne perché capisce che di fronte alle tragedie del tempo l’arte dei suoni non gli basta più, e invoca il soccorso della parola. Pensa che la musica possa essere manipolata al cospetto delle masse. [...] io sento il bisogno di dire qualcosa di più preciso. Perché voglio prendere posizione. La musica arriva a chi l’ascolta in tanti modi diversi, ognuno la interpreta a suo modo, questo sarà anche esaltante da un certo punto di vista, ma a me oggi non basta, come non bastava a Schönberg. Ciò non significa che io non continui a provarci. Anzitutto ribellandomi all’ideale del ’bel suono’ con sonorità ruvide, dirompenti. Credo che il pubblico borghese delle sale da concerto vada spaventato, proprio così: spaventato. Come si dice? La lotta continua [...] Voglio fare una musica di rottura ma che sia seducente. Una musica che abbia un corpo. Anzi, una musica che si presenti come un corpo, desiderabile, da avvicinare, da toccare. [...] In musica bisogna essere molto educati, almeno all’inizio, per poter essere maleducati. Credo che questo termine abbia a che fare con la mia passione per i toni grotteschi. Ma io mi concedo anche pause assorte, pacate. Nella mia musica le cose vanno come nella vita: non si sa mai quello che succederà un attimo dopo» (M. Ga., ”il manifesto” 16/10/2004).