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 2004  ottobre 18 Lunedì calendario

Lukashenko Aleksandr

• Vitsebsk (Bielorussia) 30 agosto 1954. Politico • «Padrone del paese, è al potere dal 1994, quando fu eletto puntando sulla lotta alla corruzione che dilagava in Bielorussia, come in tutte le ex repubbliche, dopo lo scioglimento dell’Urss. La gente gli diede fiducia perché era una faccia nuova e parlava il linguaggio dei contadini. Le campagne hanno continuato a essere la sua forza in tutti questi anni. Nel 1996, quando con un referendum fece prolungare il suo mandato quinquennale. Nel 2001 quando ottenne la rielezione. [...] Presidente di un paese in grave crisi economica, aveva puntato molto anche sull’ipotesi di riunire la Bielorussia con la Russia. Un’idea che era piaciuta a Boris Eltsin, che forse vedeva nel giovane leader di Minsk anche un possibile successore. Ma Lukashenko ha anche fatto di tutto in questi anni per inimicarsi l’Europa e gli Stati Uniti. Con la sua politica economica; con la violenta repressione di ogni forma di dissenso; con le dichiarazioni di ammirazione per Adolf Hitler. Così l’entusiasmo della Russia per l’unione con il suo vicino occidentale si è andato raffreddando costantemente. [...]» (Fabrizio Dragosei, ”Corriere della Sera” 18/10/2004). «[...] ” noto per la sua capacità di comprensione degli eventi, perché sa lavorare duramente, ha senso del dovere, è realista ed è fedele ai principi - si legge nel sito ufficiale della presidenza bielorussa - Non nasconde le sue opinioni, anche quando sono impopolari, e non ama perdersi in cavilli”. Nato nel 1954 in un paesino della regione di Vitebsk, in Bielorussia, Lukashenko è stato l’unico membro del Soviet Supremo bielorusso a votare nel 1991 contro l’abolizione dell’Unione Sovietica. Era convinto che si potesse avviare una ”progressiva democratizzazione” del Paese evitando il trauma dello scioglimento, e ancora oggi usa l’aggettivo ”sovietico” per definire ”quelli che capiscono e condividono con noi uno stesso modo di pensare, gente con principi autentici e positivi, persone dei nostri, insomma”. Orfano di padre, Lukashenko non perde occasione per ricordare i benefici di un’educazione rigida, di maestri intransigenti e di lunghe giornate trascorse a fare flessioni all’addiaccio. «’Tutti si lamentano: non c’è da mangiare, la vita è difficile - ha detto in un discorso al Parlamento nel novembre 2004 - Per coloro che hanno 50 o 60 anni forse la vita era più facile? Forse le nostre madri sapevano cosa volesse dire reparti maternità o assistenza medica? Quanti bambini, soprattutto nei villaggi, nascevano nei campi di lino, sulla dura terra?”. [...] Nella sua lunga carriera all’insegna della crociata antioccidentale, Lukashenko ha collezionato diversi primati, dalla chiusura di un’università allo sfratto temporaneo delle ambasciate straniere, dall’arresto di sindacalisti e oppositori alle limitazioni di ogni genere imposte alla stampa. Una volta si lasciò andare anche a considerazioni storiografiche su Hitler: ”Un politico con grandi qualità”, disse. [...] i soggiorni stranieri dei bambini vittime della tragedia di Cernobil furono bloccati da Lukashenko perché poi ”quando tornano sono dei consumisti al quadrato”. [...]» (Francesca Sforza, ”La Stampa” 24/4/2005).