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 2004  ottobre 16 Sabato calendario

Gullini Giorgio

• Roma 13 agosto 1923, Padova 13 ottobre 2004. Archeologo • «L’anti-Indiana Jones per eccellenza. Anche se aveva pure lui le sue storie avventurose da raccontare ai seguaci. Tutti in qualche modo legati alla sua creatura più importante, quel Centro ricerche archeologiche e scavi di Torino (Crast) che si è guadagnato sul campo, in oltre quarant’anni di lavoro in Italia e nelle aree più calde del Medio Oriente, l’apprezzamento degli studiosi e delle istituzioni culturali di tutti i paesi. Gullini era piccolo ma gigantesco nella capacità di lavoro, dotato di una facondia torrenziale e di una rara capacità nelle pubbliche relazioni, di un ottimismo trascinante e di una innata predisposizione nel creare ovunque istituti per la conservazione dei patrimoni archeologici nazionali. Nel 1966 aveva anche fondato la rivista specialistica ”Mesopotamia”, tra le più diffuse e autorevoli a livello mondiale. Nato a Roma nel 1923, dopo un primo periodo nell’Amministrazione delle Antichità e Belle Arti (lui stesso amava ricordare i giorni del ’44 in cui, giovane ispettore, girava il Lazio in bicicletta, ai tempi del governo militare alleato), Gullini era approdato a Torino fin dal ’51, docente universitario di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana, con interessi rivolti soprattutto all’architettura antica, da quella protosumerica a quella bizantina. All’ateneo torinese era rimasto fino alla pensione, nel 1998. [...] Dapprima collaboratore di Giuseppe Tucci nelle missioni archeologiche in Pakistan, in Afghanistan e in Iran con l’Ismeo, dopo la fondazione del Crast, nel 1963, Gullini aveva continuato a spostarsi tra la Sicilia (in particolare Selinunte: celebri i suoi studi sul tempio E), la Siria, la Giordania, la Tunisia cartaginese, soprattutto la Mesopotamia, che guardava come la culla della civiltà, la scaturigine dell’Occidente. Anche per questo si era speso senza riserve per la tutela del patrimonio iracheno. [...] era stato incaricato di studiare il raddoppio del museo di Baghdad, poi rimasto sulla carta» (’La Stampa” 15/10/2004).