Varie, 7 ottobre 2004
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Wilson Edward
• Osborne Birmingham (Stati Uniti) 10 giugno 1929. Entomologo • «Ma soprattutto padre della sociobiologia, la scienza che interpreta il comportamento umano sulla base delle sue caratteristiche biologiche. Un punto di vista, il suo, che ne ha fatto per anni un bersaglio dei progressisti allarmati dal suo determinismo e da alcune affermazioni giudicate all’epoca razziste. stato lui a coniare il termine ”biofilia” per definire lo stretto rapporto che lega gli esseri umani e la natura. E pur ammettendo che l’ambientalismo è diventato un cavallo di battaglia della sinistra, Wilson non ha paura di schierarsi apertamente per la tutela dell’ambiente. stato lui, vent’anni fa, a dichiarare: ”Dopotutto, cosa deve fare un conservatore, se non conservare?”. A cosa puntino le sue battaglie, Wilson lo spiega nel suo saggio Il futuro della vita [...] Che si apre con un’immaginaria lettera a Henry Thoreau, il naturalista e scrittore americano che un secolo e mezzo fa scelse di isolarsi nella natura per ritrovare se stesso. Ma qualche pagina più avanti rende omaggio anche a Julia ”Butterfly” Hill, l’attivista americana che ha vissuto due anni su una sequoia per salvare una foresta e, più in generale, ”a chi si sgola per domandare la par condicio per i poveri e la natura”. [...] ”Abbiamo bisogno della natura, perché ne facciamo parte ed essa è indispensabile al nostro benessere. un messaggio fondamentale, ma complesso e difficile da far capire. La maggior parte della gente afferra subito le implicazioni di problemi come il riscaldamento globale o l’inquinamento, perché si sente colpita direttamente. Mentre le conseguenze dell’estinzione di specie viventi, della distruzione dell’ambiente naturale, sono irreversibili, ma non così immediate e dirette. Ma anche se è difficile rendersene conto, a essere in gioco è il nostro futuro [...] Quello dell’impatto della natura sul nostro benessere è un tema fondamentale, sul quale gli scienziati non hanno ancora riflettuto abbastanza. Eppure, cominciamo ad avere alcune conferme importanti. Ci sono studi che dimostrano come gli esseri umani preferiscano abitazioni che si trovano su un rilievo, vicino a uno specchio d’acqua e a un’area verde. E sappiamo che una finestra che si apre su un paesaggio naturale è in grado di accelerare la guarigione di un paziente ricoverato in ospedale, e che i paesaggi naturali contribuiscono ad alleviare lo stress. In noi c’è una tendenza innata a trarre piacere dalla presenza di creature viventi, dalla vicinanza di habitat e ambienti naturali che riconosciamo come ideali. proprio questo che definisco biofilia. E sfruttando adeguatamente questo istinto potremmo contribuire alla prevenzione di molte delle patologie più comuni’ [...]» (Paola Emilia Cicerone, ”L’Espresso” 7/10/2004).