Varie, 6 ottobre 2004
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Santarelli Enzo
• Ancona 12 gennaio 1922, 3 ottobre 2004. Storico. Dopo il liceo, a Macerata, si era iscritto alla facoltà di scienze politiche a Firenze. La chiamata alle armi, nel 1943, lo aveva costretto a interrompere gli studi e l’8 settembre lo aveva visto tra gli sbandati, a Foggia, in cerca di un difficile «riorientamento». Santarelli scelse di aderire alla guerra di liberazione. Nel 1946 si era laureato con una tesi su Benedetto Croce, un pensiero che lo aveva influenzato al punto di portarlo ad aderire al partito liberale dal quale era uscito, dopo pochi mesi, con Franco Antonicelli e Gabriele Pepe, non condividendone le politiche moderate. La riflessione sulle letture di Labriola, Marx e altri, avviata negli ultimi mesi di guerra, aveva fatto maturare in Santarelli la volontà di legarsi alla classe operaia, per questo, dopo la sconfitta del Fronte Popolare, il 18 aprile 1948, si iscrive al Pci. Nel 1956 viene nominato segretario della federazione di Ancona e, due anni dopo, viene eletto alla camera dove aveva riservato il suo impegno ai problemi della condizione contadina, alla «questione femminile» e alle istituzioni delle regioni. Nel 1963 aveva rifiutato la ricandidatura per dedicarsi agli studi e all’insegnamento, come ordinario di storia contemporanea all’università di Urbino. Nel `68, si era schierato più con gli studenti che con il partito, individuando nell’incapacità del Pci di capire i problemi che quel movimento poneva, la ragione dell’inizio della sua crisi. Dopo la Bolognina e lo scioglimento del Pci, aveva aderito a Rifondazione comunista. Tra le sue opere principali: La rivoluzione femminile (1950); Il socialismo anarchico (Feltrinelli, 1959): Le Marche dall’unità al fascismo (1964); La revisione del marxismo in Italia (Feltrinelli 1964); Storia del movimento e del regime fascista ((Editori Riuniti 1967); Storia sociale del mondo contemporaneo (Feltrinelli, 1982); Pietro Nenni (Utet 1988); Vento di destra (Datanews 1994); Storia critica della Repubblica e Mezzogiorno 1943-1944. Uno sbandato nel regno del Sud (Feltrinelli, 1996 e 1999); Profilo del berlusconismo (Datanews 2002). « stata di rara e preziosa operosità la vita di Enzo Santarelli. Nato ad Ancona nel 1922, fece a tempo a percorrere un breve viaggio nelle organizzazioni giovanili fasciste vivendone le manifestazioni più estreme sul piano culturale. Ma l’8 settembre lo vide impegnato nella Resistenza nel Regno del Sud, in una esperienza rievocata in uno degli ultimi suoi libri (Mezzogiorno 1943-1944. Uno sbandato nel Regno del Sud), dove parlava del ”mondo nuovo” che aveva allora scoperto, ”l’irrompere di nuove terre e paesaggi, gli uomini su quelle terre e in quelle città... confusione, vitalità e una grande istanza di rinnovamento”. Da ”giovane liberale”, fissava le sue nuove idee in un libretto (Il problema della libertà politica in Italia, 1946) che si fregiava di una prefazione di Benedetto Croce, nella quale il vecchio filosofo definiva con più chiarezza che altrove punti di vista sul fascismo che sarebbero rimasti nel dibattito storiografico. Nel 1948, dopo la sconfitta del Fronte popolare, aderiva al Pci e ad un punto di vista anticapitalista e antimperialista mai più messo in discussione. Per una lunga fase il suo impegno sarà diviso a metà tra lotta politica e studi storici. Nel 1956 è eletto segretario della Federazione del Pci di Ancona. Parlamentare dal 1958 al 1963, Santarelli sarà poi per molti anni docente di Storia contemporanea all’università di Urbino, maestro e punto di riferimento per molti studiosi. Il suo libro del 1950 intitolato La rivoluzione femminile, e dedicato ad Olimpia De Gouges, passerà quasi inosservato per la novità del tema. Non così i suoi studi sul Socialismo anarchico in Italia (1959) e su La revisione del marxismo in Italia (1964), che saranno a lungo punti di riferimento critici. Ma era sul nodo del fascismo che Santarelli tornava, dopo una lunga e ricca fase di studi preparatori, con quello che sarebbe stato probabilmente il suo libro più significativo e importante, una Storia del movimento e del regime fascista (1967), che rappresentò a lungo il punto d’arrivo più elaborato della storiografia marxista sul tema. Per la prima volta si introduceva criticamente la distinzione tra movimento e regime, destinata a divenire fortunata in seguito, e si inauguravano temi completamente nuovi, come quello dei Fasci italiani all’estero, che solo molti anni dopo avrebbero suscitato studi specifici. Tra i tanti lavori degli anni successivi, vanno ricordati almeno la sua Storia sociale del mondo contemporaneo (1982), fortunato tentativo di storia universale interpretata in un’ottica lontana dall’’occidentalismo”, anche se nutrita di una fiducia nel movimento antimperialista destinata a franare di lì a poco; e ancora una massiccia biografia di Pietro Nenni (1988), una Storia critica della Repubblica (1996), tentativo di interpretazione dell’esperienza repubblicana dopo la svolta degli anni Novanta, e infine un Profilo del berlusconismo (2002) che ne costituiva come il logico completamento. Una ampiezza di temi e di interessi non comune, come si vede, tenuta assieme a lungo da una coerenza di metodo e di posizioni anch’essa non comune nella parabola degli intellettuali italiani nel dopoguerra. E, anche, da una curiosità per il dettaglio unita alla capacità di tracciare quadri complessivi che costituiscono la cifra particolare del suo impegno di storico. Gli studiosi di molte generazioni che si sono occupati dei temi a lui cari hanno contratto indubbiamente un debito nei suoi confronti, che andrà onorato» (Gianpasquale Santomassimo, ”il manifesto” 5/10/2004).