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 2004  ottobre 05 Martedì calendario

MORO

MORO Simone Bergamo 27 ottobre 1967. Alpinista • «Uno dei più grandi scalatori del mondo. [...] è salito sul Baruntse nord (Khali Himal, 7066 metri) raggiunto per la prima volta dalla parete nord, duemila metri di verticale. [...] Non pensate a un superman. Simone è alto poco più di un metro e settanta, con un fisico che più lontano non si può dal modello Schwarzenegger. [...] Crede in Dio e lo dice con orgoglio ”anche se non va più di moda”. Si chiama fuori dalla corsa agli ottomila, pur se può raccontare delle 34 spedizioni alle spalle, con tante vette raggiunte e altre no, perché sopporta la fatica e il freddo ma conosce la paura ”e finora ho capito quando era il momento di tornare indietro”. Come Reinhold Messner, che adorava quando da bambino si è innamorato della montagna e continua a guardare come a un modello, cerca una nuova via. Non la sfida ad alta quota, preferisce la parola ricerca: sogna di salire sulle montagne più alte del mondo nella stagione più difficile, dove nessuno mai è stato prima, magari in compagnia degli amici polacchi che di solito finanzia. Per conoscere se stesso e il mondo e per vivere la sua vita speciale fatta solo di domeniche ”perché faccio quello che sognavo da bambino”. [...] sulla carta d’identità c’è scritto: professione alpinista. ”Sì e quando lo dico mi rispondono: ma che lavoro fai davvero? Certo, ma non sono matto, non corro tanti rischi in più di quelli che ogni giorno prendono l’autostrada da Bergamo a Milano [...] Messner, avevo il suo poster in camera. A 16 anni volevo diventare come lui, mia mamma diceva: ”Solo uno al mondo può vivere di alpinismo’, ma io ero sicuro che ce l’avrei fatta. [...] Oggi salire i 14 ottomila rappresenta una soddisfazione personale, ma non è niente di nuovo. La mia ricerca è diversa, voglio salire montagne durante le stagioni inconsuete, per vie inviolate. [...] Sulle vie normali degli ottomila c’è troppa gente. In solitaria e senza ossigeno sono due parole che non esistono più. Ormai il trekking o le salite alpinistiche sono diventate di massa. [...] Non ho mai firmato contratti con gli sponsor dove c’è scritto che devo raggiungere la vetta. Voglio poter tornare a casa quando sento che c’è pericolo e non essere tentato di continuare lo stesso, perché magari c’è uno che mi dà centomila euro [...] Chi non ha paura è pericoloso, perché la paura non è un limite ma una virtù. Ho visto tanti colleghi continuare in situazioni rischiose perché avevano problemi di soldi. I russi no, loro lo fanno per la bandiera [...] L’Antartide, un altro pianeta. Non esiste il ciclo luce e buio, nessuna forma di vita. E poi il silenzio. Puoi sentire il battito del cuore, il rumore del sangue che scorre nelle vene [...] Purtroppo anche a -52 gradi i meccanismi fisiologici vanno sempre espletati. Quindi, acrobazie: se sei in parete devi mettere il sedere a sbalzo. Scherzi a parte, quando sei in tenda e fuori c’è quel gelo e ti scappa la pipì... Terribile [...] Non sono un masochista ma mi piace la fatica e il benessere che ti dà. Ci sono da sopportare condizioni estreme, come quando devi dormire seduto, perché sei un una tenda appesa alla parete. Non si diventa né ricchi né famosi. Ho una casa in affitto, non ho macchinoni [...] Ma l’alpinismo mi permette di vivere a testa alta e con un fardello molto ricco, che vale alcune Mercedes e diverse villone [...] sono figlio dei miei tempi, non ho dietro un governo che mi finanzia. difficile, quasi impossibile, trovare risorse. E con il satellitare mando notizie e foto a chi mi sponsorizza. La paura, il freddo, il pericolo non cambiano perché hai il satellitare in tasca. Al massimo potrei morire in diretta, a quella quota non c’è elicottero che possa salvarmi. Lo considero una parolaccia, non una bestemmia [...] L’’ossigeno facilita la scalata degli 8000 metri, l’ossigeno è doping per chi va in montagna. Due volte sono andato sull’Everest e l’ho usato, sono due scalate che non mi do per buone. Voglio tornare sull’Everest non per essere il primo italiano che ci va per tre volte, ma per salire la prima come dico io. Le vere scalate senza ossigeno non sono quelle senza maschera sulla faccia, ma nemmeno nello zaino o nella tenda [...] Il valore dell’amicizia, l’incredibile calore di un fuoco, il piacere di un bicchiere di acqua, dopo settimane in cui bevi solo neve o ghiaccio sciolto, buono come l’acqua del ferro da stiro. L’alpinismo è un mezzo per scoprire e amare la vita, ti fa dare la giusta misura alle cose. Non riesco più ad arrabbiarmi quando sono in coda. Ho visto bambini in Nepal camminare tre ore al giorno per andare a scuola, come faccio a prendermela per il traffico? [...] A scuola hanno chiesto a mia figlia Martina di disegnare il suo papà. Lei ha disegnato una montagna, ci ha scritto Everest e la frase: ”Il papà scala perché è felice’”» (Marisa Poli, ”La Gazzetta dello Sport” 5/10/2004).