Fonti varie, 29 settembre 2004
Anno I - Trentasettesima settimanaSIMONE. Per giorni, complici diversi annunci su internet, si è temuto che per Simona Pari e Simona Torretta non ci fosse più nulla da fare
Anno I - Trentasettesima settimana
SIMONE. Per giorni, complici diversi annunci su internet, si è temuto che per Simona Pari e Simona Torretta non ci fosse più nulla da fare. Nuove speranze da venerdì, quando il quotidiano kuwaitiano ”Al Rai Al-Aaam” ha scritto che "i due ostaggi italiani non sono stati uccisi e i rapitori li stanno trattando nel rispetto della Sharia" (la legge islamica). Secondo il ”Boston Globe” ormai in Iraq c’è un’industria dei rapimenti, commissionati dalla guerriglia organizzata alla criminalità comune. Pare inoltre che i cadaveri delle vittime civili vengano abbondantemente trafugati per vendere gli organi in Occidente (le teste finiscono nelle scuole per dentisti).
OSTAGGI. I terroristi iracheni continuano a mozzare teste: prima è toccato all’americano Eugene Armstrong, un’agghiacciante esecuzione il cui video è stato prontamente pubblicato su internet (’Macellai” ha titolato il ”New York Post”), poi al connazionale Jack Hensley. Incerta la sorte dell’inglese Kenneth Bigley, costretto dai rapitori a registrare uno straziante messaggio per Blair: "Per favore, primo ministro, mi aiuti, solo lei può farlo, non voglio morire, per favore, per favore, per favore". Per salvargli la vita, gli uomini di Zarqawi chiedevano il rilascio di tre detenuti tra i quali due donne note come ”la dottoressa Germe” e ”la dotteressa Antrace”. Per la prima, meno pericolosa, si poteva pure fare, ma il no alla seconda ha bloccato sul nascere la trattativa.
TURCHIA. Pur di non indispettire i vertici Ue, la Turchia ha rinunciato ad inserire il reato d’adulterio nel nuovo codice penale. Il 6 ottobre dovrebbe arrivare il via libera ai negoziati di adesione del commissario all’Allargamento, il 17 dicembre quello dei 25 leader europei (serve l’unanimità). Bene - o male - che vada Ankara non entrerà nell’Ue prima del 2015, ma si potrebbe arrivare anche al 2025. Secondo quanto annunciato dal ministro Sarkozy, Parigi non prenderà una decisione definitiva prima di aver fatto un referendum per sapere cosa ne pensano i francesi.
ONU. Sulla questione del seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, le cose stanno così: la Germania, che ne vorrebbe uno, ha fatto una ”banda dei quattro” con Giappone, Brasile e India, che hanno avuto la stessa idea. L’Italia s’è messa a capo di quelli che vogliono far saltare il piano e la settimana scorsa a New York il ministro Frattini ha fatto comunella con i colleghi di Argentina, Messico e Pakistan sostenendo che i nuovi seggi dovrebbero essere attribuiti con criteri regionali, ad esempio all’Ue. I tedeschi l’hanno presa male, il ministro Fischer ha detto che invece di nascondersi dietro l’Europa Roma dovrebbe avere il coraggio di chiedere un seggio per sé. Sarebbe una cosa senza senso, visto che il vecchio continente ha già tre seggi (Francia, Inghilterra e Russia) e altri due non glieli darebbero di certo. Berlino ha però ragione quando fa notare che sarebbe strano avere un seggio Ue a fianco di quelli di Londra e Parigi. Si prevede una lunga, imbarazzante battaglia.
LIBIA. Stati Uniti ed Unione euuropea hanno tolto l’embargo alla Libia. Perplessità perché se Washington si è limitata agli aspetti commerciali, Bruxelles ha dato il via libera anche alla vendita di armi (ci sarà da fidarsi?). Oltre a petrolieri e businessmen di tutto il mondo, che si preparano a prendere d’assalto Tripoli pregustando affari miliardari, la notizia ha fatto molto felice l’Italia: si spera che adesso che può comprare elicotteri e motovedette, la Libia controllerà meglio le sue frontiere frenando almeno in parte il flusso di clandestini che assaltano le nostre coste (due milioni di persone pronte alla partenza, dice il Viminale). Poiché resta in sospeso la vecchia questione del risarcimento coloniale, è probabile che i soldi per gli acquisti li dovremo mettere noi.
TASSE. Slitta per l’ennesima volta il taglio delle tasse: Siniscalco ha annunciato che la riduzione delle aliquote non entrerà nel testo della Finanziaria varata questa settimana dal consiglio dei ministri, ma ha promesso che se ne parlerà entro la fine dell’anno. Berlusconi, conscio che la questione è fondamentale per la sua rielezione, comincia a farsi prendere dall’ansia, e si fanno sempre più insistenti le voci di contrasti col ministro del Tesoro: tanto per cominciare, Brunetta, consigliere economico del premier, l’ha pesantemente attaccato sul ”Giornale” (qualcuno l’accusa addirittura di "intelligenza col nemico").
DEVOLUTION. L’ostruzionismo delle opposizioni ha fatto slittare il voto del Senato sulla devolution: fa discutere l’introduzione all’articolo 34 della Costituzione di un principio che attribuisce alle Regioni la competenza esclusiva su sanità, scuola e polizia amministrativa. Anche se si tratta solo del primo passaggio in Parlamento (ne servono altri tre) il centrosinistra già minaccia un referendum.
ALITALIA. Cimoli ha fatto sapere che la compagnia di bandiera ha finito i soldi, e senza prestito-ponte a ottobre dovrebbe chiudere. Quanto ai tagli, 1.500 lavoratori in esubero dovrebbero passare dalla cassa integrazione alla mobilità alla pensione (entro il 2009).
TERRORISTI. Un volo United Airlines da Londra a Washington è stato fatto atterrare dall’Fbi a Bangor, nel Maine, per motivi di sicurezza: avevano scoperto che tra i 280 passeggeri c’era un Yusuf Islam inserito nell’elenco delle "persone sotto osservazione per attività che potrebbero essere potenzialmente legate al terrorismo". Scandalo perché il sospetto kamikaze altri non è che il famoso cantautore Cat Stevens: ce l’hanno con lui per un versamento vecchio di trent’anni nelle casse di Hamas, dopo una notte in cella l’hanno messo sul primo aereo per Londra.
AUTO. La Boeing ha fatto sapere di aver commissionato agli ingegneri del suo laboratorio di ricerca un’auto del cielo (Sky Car) da realizzare entro il 2030. La Nasa dice che s’acconterebbe di relizzare entro cinque anni un piccolo aereo personale facile da guidare con cui andare dai piccoli aeroporti delle periferie urbane ai grandi aeroporti. Prezzo? Centomila dollari.
TV. La giuria formata dal pittore Nespolo, lo scrittore Ferrero, lo stilista Fiorucci e il consumatore Lanutti (Adusbef) ha scelto le veline per l’edizione 2004/2005 di Striscia la notizia: la mora è una Lucia Galeone di 24 anni, studentessa di Grottaglie, la bionda è Vera Pisu Atyushkina, ventiduenne che viene dalla Russia. iniziato il Grande Fratello numero 5: tra i 15 concorrenti di quest’anno due coppie sposate, i toscani Ponsi e i calabresi Dessì (lui s’è portato nella Casa una ricca scorta di Viagra).
SCATOLE. Ambrogio Ripamonti, quarantottenne perito informatico di Cologno Monzese, sparito da più di due mesi, è stato trovato morto nel suo garage: insospettiti da una puzza sempre più forte, i vicini hanno chiamato i carabinieri che l’hanno trovato morto dentro uno scatolone grande quanto l’abitacolo di una smart. Siccome accanto al cadavere sono stati trovati acqua, brioche, cuscini e un timer che accendeva una lampadina seguendo le fasi del ciclo solare, il sospetto è che, sempre più depresso, fosse andato a vivere lì dentro. Non s’è capito se il decesso sia avvenuto per un malore o se si tratti invece di un suicidio.
FERRARI. Domenica 26 settembre i cinesi hanno avuto la loro prima gara di Formula 1. Ha vinto Barrichello, primo dall’inizio alla fine del week end, Schumacher è arrivato solo dodicesimo sbagliando tutto lo sbagliabile. Pare che alla Ferrari tenessero a questo gran premio almeno quanto alla conquista del titolo mondiale: Shangai è la porta d’accesso a un mercato potenzialmente ricchissimo. Non a caso alla fine sul palco, con Barrichello, c’è salito il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo: i piloti l’hanno quasi affogato nello champagne, rovinandogli giacca e pettinatura, ma lui sembrava contento lo stesso.
ISRAELE. Sharon l’aveva detto che avrebbe colpito i terroristi anche all’estero e così è stato. Ezzedin Sheik Khalil, numero due di Hamas a Damasco, domenica mattina ha salutato tutti ed è uscito di casa, in strada ha salutato il vicino che stava bevendo un the al bar e s’è infilato nel suo fuoristrada. Proprio in quel momento il suo cellulare ha squillato, lui ha risposto e l’auto è saltata in aria. "Alcune persone vivono pericolosamente", ha commentato un membro del governo israeliano. La Siria ha fatto la voce grossa, ma difficilmente farà qualcosa; Hamas, al solito, promette "una dolorosa vendetta".
BAMBINA. Charlotte Wyatt è una bambina di neanche un anno. Quand’è nata, nell’ottobre del 2003, era stata concepita da 26 settimane, pesava meno di mezzo chilo e era lunga meno di 20 centimetri: adesso vive grazie ai macchinari e non è mai uscita dall’ospedale in cui è nata, il St. Mary di Portsmouth. Ora i medici, quando avrà la prossima crisi, vogliono lasciarla morire, i genitori invece si oppongono: i primi dicono che l’accanimento terapeutico fa solo male a Charlotte e che i suoi organi sono ormai troppo danneggiati, i secondi che la piccola "è una combattente" e "si sta facendo sempre più forte". "L’interesse del bambino" lo deciderà l’Alta Corte britannica.
URAGANO. L’uragano Jeanne s’è placato. Dopo aver ammazzato oltre 1.500 persone a Haiti ha fatto gli ultimi sei morti in Florida, soffiando venti a 190 km/h che hanno scoperchiato case e divelto linee elettriche e telefoniche (intanto le piogge allagavano le strade). Lunedì è arrivato in Georgia, ma era già stato degradato a tempesta tropicale.
PRODI. Prodi è sempre più in bilico. Il quasi-candidato premier del centrosinistra venerdì ha scritto una lettera a Repubblica per dire: se non facciamo primarie e federazione dell’Ulivo, io mi tiro indietro. Fassino e Rutelli gli hanno subito dato ragione, però la faccenda non s’è mossa d’un millimetro. Adesso i Ds, che hanno puntato forte sul Professore, hanno capito che Prodi non scherza e se non si danno una mossa resteranno senza candidato. Ai rutelliani, invece, pare che la cosa non dispiaccia: su Repubblica di lunedì, Dario Franceschini ha sostanzialmente detto che Prodi ci deve mettere l’elaborazione culturale e la faccia, ma le leve del comando devono restare ai partiti.