Varie, 28 settembre 2004
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Ramadan Tariq
• Ginevra (Svizzera) 26 agosto 1962. Filosofo • «Considerato dal settimanale ”Time” uno dei cento pensatori più influenti del nostro tempo. [...] insegna all’università di Friburgo, partecipa con un ruolo rilevante alla formazione di quell’islam ”europeo” che si sta affacciando nel nostro panorama: e forse non solo nel nostro. Se infatti è esatta la profezia che Ramadan ci consegna [...] dall’Europa il nuovo islam trasformerà, modernizzandolo, l’islam nel mondo. Allora si compirebbe quella Riforma della fede musulmana che tanti orientalisti annunciavano come imminente già alla fine degli anni Sessanta, poi invocarono per lustri, e adesso rimpiangono come una speranza svanita mentre si chiedono cos’è andato storto. [...] Ramadan suscita reazioni più sospettose che incuriosite. Chi è davvero ”l’enigmatico Ramadan”, come titola ”Le Monde”? E cosa c’è dentro il suo islam? I quattro libri che parlano di lui, tutti in francese, complicano l´enigma invece che risolverlo. Grossomodo bollano Ramadan come infido dissimulatore e quinta colonna del nemico: ma quale sia il nome del nemico, questo non è chiaro. Per due di quei testi Ramadan ha tradito l’eredità del nonno materno, l’egiziano Hasan al-Banna, fondatore dei Fratelli musulmani, e per vanità s’è venduto ai cristiani. Un fotomontaggio lo ritrae appunto con una veste da prete e una croce al collo, probabile allusione al fatto che la cattolica università americana di Notre Dame gli aveva offerto una cattedra. L’incarico è sfumato quando l’amministrazione Bush gli ha negato il visto, con soddisfazione di chi gli muove le accuse esposte negli altri due libri. Dove Ramadan appare come uno stratega fondamentalista, in segreto capo della rete europea dei Fratelli musulmani. Stando ai suoi nemici, tanti, è un uomo ”estremamente pericoloso” (Bernard Kouchner, ex ministro francese) che bordeggia il radicalismo islamico (il neocons Daniel Pipes). Queste le dicerie: però i fatti dicono che nessuna magistratura ha mai chiesto d’interrogarlo. Lui si definisce ”un pensatore musulmano che ricorda all’Occidente ’cristiano’ il fondamento del Concilio Vaticano II, e cioè l’accettazione dell’Altro nel suo essere diverso”. Soprattutto gli pare che l’Occidente non accetti ”la dimensione religiosa, tanto più se espressa da un musulmano. In sostanza vorrebbe avere i musulmani senza l’islam”. Quale islam, ecco il punto. L’islam di Ramadan non prende il Corano alla lettera ma ne cerca il significato autentico interpretando i testi con spirito critico. Il metodo è perfettamente postmoderno o ”riformato”. Per il risultato include una certa produzione di idee ”non moderate”, simili a quelle in uso presso la nostra sinistra alternativa, che confermano a dubbiosi o prevenuti l’impressione dell’islam anti-occidentale, inconciliabile con l’Europa. Costoro hanno torto? ”Io sono pienamente musulmano ma sfido chiunque a dimostrare che non sono totalmente europeo. Però bisogna intendersi su cosa vuol dire essere europeo. Se è lo spirito critico a fondare in Europa la cittadinanza, allora non si pretenda che per essere accettati i musulmani dicano, ad esempio, che la guerra in Iraq è buona e giusta. Se contesto la politica del governo non vengo meno al dovere di lealtà verso la patria, cui forse offro una prospettiva migliore. Però ai musulmani non si chiede una lealtà creativa. Su di loro grava sempre il sospetto che non siano parte del Paese. Che abbiano piani segreti. Cosa nasconde Ramadan? Cosa c´è dietro le sue parole? Se le ascoltassero, forse la smetterebbero di sospettare”. Però quelle parole sono controverse: per esempio la sua proposta d’una ”moratoria” della lapidazione delle adultere pareva riconoscere legittimità a quella pratica [...] ”io sono contrario non solo alla lapidazione ma a tutte le punizioni corporali (previste dalla sharia), alla pena di morte e alla reintroduzione dell’adulterio nel codice penale turco. Da dieci anni almeno invoco un femminismo islamico e spero che le donne siedano presto nei consigli degli ulema, così come oggi accade solo in Indonesia. Se dunque volessi fare il ’musulmano moderato’ non avrei difficoltà a compiacere l’Occidente. Ma chi mi ascolterebbe? Tanti islamici direbbero: questo è il solito musulmano occidentalizzato, un musulmano svizzero... e io avrei perso il gioco. Se invece ti muovi con un approccio pedagogico... non è semplice venire a capo di quelle punizioni perché sono nei testi (Corano e Hadith). Però vi appaiono con formule che non sono del tutto nitide, o di cui non è chiaro il livello di autenticità. In altre parole c’è lo spazio per aprire una discussione e coinvolgere anche gli ultimi Stati, come la Nigeria, che ancora condannano a morte adultere. A questo servirebbe una moratoria mondiale: sarebbe il primo passo per abrogare la lapidazione in tutto il pianeta” [...]» (Guido Rampoldi, ”la Repubblica” 28/9/2004).