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 2004  settembre 28 Martedì calendario

CALTAGIRONE

CALTAGIRONE Francesco Gaetano Roma 2 marzo 1943. Imprenditore. Immobiliarista, attivo nella finanza, ha una partecipazione del 32,7 per cento in Eurostazione, del 7,9 in Acea, l’ex municipalizzata romana dell’energia, il 3,9 per cento del Monte de’ Paschi di Siena (di cui è vicepresidente), l’1,9 per cento delle Assicurazioni Generali, su cui esercita un’influenza crescente. anche uno degli editori più importanti d’Italia: tra le testate del suo gruppo ci sono Il Messaggero (Roma), Il Mattino (Napoli), Il Quotidiano di Puglia, Il Gazzettino di Venezia, le free press Leggo, il Corriere Adriatico per un totale di circa 400 mila copie al giorno. Il suo impero è presidiato dai figli, che ricoprono cariche di vertice in molte delle società partecipate: Francesco Junior è vicepresidente di Banca Antonveneta (controllata da Mps), Alessandro è consigliere della holding finanziaria quotata Caltagirone Spa, la figlia Azzurra (moglie di Pier Ferdinando Casini) è consigliere di amministrazione di quasi tutte le società della parte editoriale del gruppo (’il Fatto Quotidiano” 9/2/2010) • «[...] Un sorriso - spesso esibito anche in forma di difesa - su una faccia che lascia trapelare poche emozioni, il primato mondiale nella produzione dell’esotico ”cemento bianco”, la passione per i busti marmorei dell’impero romano. [...] tredici processi (’e tredici assoluzioni”, aggiunge preciso lui) per i quali è passato durante gli anni di Tangentopoli. Brevi cenni per un profilo tutt’altro che esaustivo di Francesco Gaetano Caltagirone, bloccato nell’immaginario collettivo alla figura classicissima del ”palazzinaro” romano, sul cui impero di 50 mila appartamenti - dalla Bufalotta alla Tuscolana - non tramonta mai il sole dell’urbe. Ma descrivere ”l’Ingegnere” stretto solo nei suoi panni di calcestruzzo significa [...] inchiodare Caltagirone a un cliché che non gli appartiene. O almeno non gli appartiene più da tempo, da quando nell’83 sborsa 63 miliardi alle tonache dello Ior per rilevare l’allora disastrata Vianini Costruzioni, e poi prende la Cementir dall’Iri e poi si compra Messaggero, Mattino di Napoli e il venetissimo Gazzettino, mentre crea anche un quotidiano gratuito al grido sussurrato - come è nello stile dell’uomo - di ”un foglio di carta è più pesante di un mattone”, e poi si mette nell’affare Bnl, e poi prende sul mercato il 5% del Montepaschi e ne conquista la vicepresidenza, e poi entra ed esce dal ”salotto buono” della Rcs, e poi sborsa 500 milioni per un 1,2% delle Generali [...] E poi, si potrebbe dunque dire in sintesi, salta direttamente dal palazzo di via Barberini, sede della superholding familiare, alla Serie A capitalismo. Sempre all’ombra di uno stile che fa della riservatezza - rotta in modo traumatico nel 2000 dall’episodio del rapimento della moglie Luisa Farinon ad opera del domestico filippino Leo Begasson e finito poi con la liberazione della signora e la morte dell’uomo - una delle sue stelle fisse assieme a pochi altri articoli di fede ortodossa per un imprenditore romano: dalla devozione al presidente di Capitalia Cesare Geronzi agli ottimi rapporti con il sindaco Walter Veltroni. [...] molti in quella rovente estate del 2005 si chiedono che ci stia a fare Caltagirone assieme all’ondata dei furbetti o simil tali che lo seguono nel mitico ”contropatto”, opposto al patto dominante, della Bnl. Lui come capo cordata, per l’appunto, e dietro Ricucci che fa le giravolte da un patto all’altro, Coppola, che per inciso con Ricucci non si può vedere, il silenzioso Statuto - a giudicare dal seguito il più furbo e/o onesto di tutti gli immobiliaristi -, i bresciani fratelli Lonati sodali di Chicco Gnutti anche nell’avventura di Antonveneta e il parlamentare autostradale Vito Bonsignore. Lui, Caltagirone, spiega e spiegherà sempre che non ha certo ambizioni di assalto al sistema, punta all’operazione finanziaria e basta, agli ”schei”, come direbbero all’ormai suo Gazzettino. Tanto che proprio nel luglio 2005, mentre Ricucci accumula azioni su azioni della Rcs, agitando sempre più lo spettro di un’impossibile Opa sulla casa editrice del Corriere della Sera, l’Ingegnere, che da tempo ha un 2% della Rcs, capisce l’aria che tira e vende la sua quota. Infuriato Ricucci, sollevati i ”salotti buoni” che vedevano con un supplemento d’inquietudine l’asse furbetti-Caltagirone. [...] ”Mai lavorato dietro le quinte nella vicenda Bnl” - scrive - mentre ”nelle vicende Antonveneta e Rcs non ho mai avuto alcun ruolo né ufficiale, né ufficioso, né immaginario”. E lamenta la ”spropositata enfasi con cui sono state presentate le fantasiose dichiarazioni del dott. Ricucci”. Tutto legittimo, anche se in quella estate i rapporti con il ”dott. Ricucci” erano assai più cordiali. Indimenticata, ad esempio, l’apparizione dell’Ingegnere, rigorosamente in abito scuro a tre pezzi, nella cornice di Villa d’Este al battesimo della Confimmobiliare, il goffo centauro che avrebbe dovuto unire commercianti e ”mattonari” partorito dalle fantasie gemellate di Stefano Ricucci e Sergio Billè. Lontani quei personaggi, lontana quell’estate. Adesso il Caltagirone post 2005 punta [...] sui fondi immobiliari di Pirelli Real Estate. E come compagni di strada non ha più Coppola e Ricucci ma la Goldman Sachs» (Francesco Manacorda, ”La Stampa” 20/6/2007) • «’La nostra famiglia ha origine a Palermo, Palermo era una capitale, e ottant’anni fa mio padre, costruttore, andò da mio nonno anch’egli costruttore e disse: ”Vado a Roma perché a Palermo non succede più niente’. venuto a Roma, io sono nato e ho operato a Roma, se mio padre non avesse fatto quella scelta illuminata, probabilmente avrei potuto fare molto meno nella vita. Chi è rimasto a Palermo ha un pil pro capite molto inferiore a chi è emigrato al Nord. [...] Qualche volta mi sono chiesto: siamo nella stessa situazione? I miei figli dovranno andare a Londra o a Francoforte?” [...] Un uomo che ha costruito tutto dal nulla, e ha costruito davvero tanto. Immobili. Grandi opere. Cemento. Editoria. Servizi e finanza. L’ingegnere non si è mai fermato, ha sempre guardato avanti [...] ”Il profitto e la ricchezza sono considerati un peccato. una delle cose da risolvere, il successo non è un furto, il profitto non è peccato, il parassitismo è peccato, l’assistenzialismo immeritato è peccato, sono due cose diverse. In questo noi dobbiamo recuperare culturalmente” [...]» (Roberto Napoletano, ”Panorama” 21/5/2004) • «Grande elettore del Monte dei Paschi di Siena; leader dei nuovi, rumorosi azionisti della Banca Nazionale del Lavoro; boss del cemento italiano, con nuove acquisizioni in Danimarca; pilastro del terzo polo autostradale creato dall’ex ras andreottiano Vito Bonsignore, oggi Udc, per inseguire gli apripista Benetton e Gavio. [...] Proprietà immobiliari, terreni, imprese di costruzioni, grandi progetti di sviluppo delle periferie, costituiscono un arcipelago di società ramificate, apparentemente autonome ma in realtà legate da fitti rapporti finanziari. Avere un’idea precisa dei confini dell’impero è difficile. Eppure in questo labirinto di società c’è il polmone finanziario del gruppo che, secondo fonti vicine a Caltagirone, può vantare in una liquidità complessiva di circa 1,2 miliardi di euro. Quattrini in buona parte (889 milioni a fine 2003, secondo i calcoli di R&S) di competenza delle società quotate, ma per il resto custoditi sui conti delle società di famiglia, che ad esempio hanno fatto la loro parte nei rastrellamenti di azioni Monte Paschi e Bnl. Ovvero di quelle operazioni che hanno portato il costruttore romano al centro delle trame finanziarie nazionali. Nell’estrema frammentazione del gruppo, è difficile verificare queste stime. Come indizio della potenza di fuoco personale di Caltagirone, tuttavia, può però essere indicativo il debito di 310 milioni di euro che la FGC spa, una sorta di capogruppo, ha nei confronti dei propri soci. Ovvero di lui medesimo, Francesco Gaetano, nonché, in minima parte, della Azzurra spa, società a lui riconducibile. Poi ci sono gli immobili [...] C’è un pacchetto di edifici di pregio nel centro di Roma, acquistati dagli enti pubblici durante le dismissioni targate Giulio Tremonti. Vi figurano la sede dei Ds in via Nazionale, il grande edificio ex Inail di piazza Euclide, due alberghi in via del Corso, l’Hotel Mozart in via dei Greci, comprati nel 2002 per la cifra complessiva di 65 milioni di euro. Il tutto ora è finito in una società che, per la prima volta, porta impresso il marchio di famiglia: Immobiliare Caltagirone. Nella Ical, come viene chiamata in breve, sono state fuse altre società; poi il controllo di questo patrimonio (detenuto in precedenza attraverso l’Immobiliare Giuseppina) è stato trasferito alla capogruppo FGC. [...] Non basta. Al di là degli edifici affittati a terzi, ci sono le grandi aree in fase di realizzazione alla periferia di Roma. qui, in questi grandi progetti di sviluppo, che probabilmente si crea la liquidità della famiglia. Ed è qui, che allo stesso tempo, si concentrano i rischi maggiori e diventano cruciali i rapporti con la politica. Esemplari le vicende dell’area di Tor Pagnotta, a sud-ovest della capitale, raccontata [...] dal mensile ”Real Estate”. Caltagirone vi aveva acquistato terreni vastissimi sulla base delle promesse di Francesco Rutelli, quando questi era sindaco, di modificare i vincoli d’uso e trasformarli in aree edificabili. Il progetto, tuttavia, è stato a lungo impantanato, fino a quando a sanare la situazione è arrivato il piano regolatore varato dalla giunta di Walter Veltroni, al termine di un lungo braccio di ferro durante il quale ”Il Messaggero”, il quotidiano capitolino della Caltagirone Editore, ha smesso di nominare il sindaco per lunghe settimane. Effetti? [...] Caltagirone ha nel mirino ben altri obiettivi. Fra i più importanti, c’è la creazione del terzo polo delle autostrade. [...]» (Luca Piana, ”l’Espresso” 30/9/2004).