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 2004  settembre 28 Martedì calendario

Zampagna Riccardo

• Terni 15 novembre 1974. Ex calciatore. Attaccante, ha giocato in A con Atalanta e Messina • «Ad Arezzo, ben oltre i demeriti di “Zampagol” (un altro soprannome è “Dumbo”, per le orecchie avvolgenti e poco aerodinamiche), il calciatore rappresenta l’emblema dell’acquisto palesemente, immensamente, grottescamente sbagliato. È il gennaio del 1999, l’Arezzo è in C1 e in panchina c’è Cosmi. La società ha appena ceduto l’idolo della tifoseria, il bomber Pilleddu, “proletario” al punto da sfanculare la polizia, nello spareggio per andare in C1, dopo aver scoperto che non volevano fare entrare in campo Lauro Minghelli, l’ex capitano malato del morbo di Gehrig e oggi scomparso. Pilleddu finisce a Foggia, e chi arriva al suo posto? Lui, Dumbo. Sostituire un idolo non è mai facile, ma sostituirlo con la pingue stazza esibita da Zampagna al suo arrivo, risulta francamente impossibile. [...] Alto (1.83) ma anche massiccio, torellato, debordante. Peso forma 80 chili, ma quando arriva ad Arezzo, ed è il gennaio del `99, lui non è in forma. Sovrappeso, molto sovrappeso. Il direttore tecnico della squadra, Sabatini, lo ha avuto alla Triestina e garantisce per lui. Lo conosce anche Cosmi, il giocatore è stato nella Pontevecchio, paese natale di Serse. Per rodare Zampagna, viene organizzata a Magione un’esotica amichevole con i rumeni dello Steaua Bucarest. Nella Steaua c’è anche Lacatus, indimenticato bidone viola. All’happening accorrono a migliaia. La prestazione di Zampagna è, senza mezzi termini, agghiacciante. I tifosi rimangono tragicamente scossi dalla sua insondabile immobilità. In realtà, con l’Arezzo, Zampagna segnerà comunque tre reti, una delle quali - al Livorno, in un pirotecnico 4-3 - se la ricordano ancora tutti. Ma non sarà mai amore. A giugno, verrà ceduto al Catania e al suo posto arriverà Bazzani. Da allora, Zampagna non ha dato particolari segni di sé fino al 2002. Impalpabile con il Catania (subito dirottato al Brescello), vive il momento di massima umiliazione nel giugno del 2000. È in serie A con il Perugia (i tifosi della Ternana, che pure lo venerano, non gli perdoneranno mai questo tradimento), ma Gaucci lo spedisce subito in B al Cosenza (dieci reti). Da qui, Siena e poi ancora Cosenza, che lo rigira a Messina. È la stagione 2002/03, Zampagna ha 28 anni e nessuno scommetterebbe su di lui. Qui, la tardiva rinascita. Diciotto gol in B, e l’anno successivo il “sogno della carriera”: giocare nella Ternana. L’ha sempre seguita, fino a 24 anni andava in curva, più volte ha intercesso con il questore per alleggerire la posizione di alcuni suoi amici ultrà, non proprio illibati. Figlio di un ex operaio delle acciaierie, simpatie sinistrorse, Zampagna ha fatto molti lavori prima di divenire calciatore: meccanico, idraulico, tappezziere. Non poteva non diventare l’idolo di Terni, e ventuno reti hanno rinsaldato il reciproco affetto. A Terni, come ora a Messina, Zampagna ha dimostrato di essersi sgrezzato tecnicamente, anche se il carattere resta ruspante. Non mancano, nel suo curriculum, gestacci alle curve avversarie e spintoni a chi lo marcava troppo stretto [...] Classico “centravanti operaio”, molto fisico (in tutti i sensi), curioso morfing tra Boninba, Vieri e un oste rubicondo. [...] Finalmente, a trent’anni, la serie A. E, alla seconda di campionato, in casa contro la Roma, la prestazione leggendaria. Si procura il rigore dell’1-0 grazie a un’ingenuità del francese Mexes, dà il via al 2-1 con una inspiegabile sforbiciata finita sul palo e ributtata in rete dal compagno Sullo, fissa il 4-3 con un ancor più inspiegabile pallonetto. Un pallonetto in cui c’è tutto Zampagna, che il talento non lo ha avuto in dono ma al massimo se l’è fabbricato autarchicamente, da solo. Non è stato, quello a Pelizzoli, un lob delicato alla Savicevic o un folle cucchiaio alla Totti, ma un’empirica “uncinata”, più da spiaggia che da erba, dalla qualità visiva discutibile ma dalla resa epica inarrivabile. Un capolavoro della volontà, difficilmente dimenticabile. Ormai incapace di uscire dalla trance agonistica, Zampagna ha avuto la follia sufficiente per siglare, di testa, il gol del decisivo 2-1 al Milan. A San Siro, contro i campioni d’Italia. Sfruttando un clamoroso buco di capitan Maldini. Da bomber soprappeso, ben più del brasiliano Ailton che fa sfracelli in Bundesliga, a giustiziere - in tre giorni - di Roma e Milan. Una metamorfosi brutale e radicale [...]» (Andrea Scanzi, “il manifesto” 26/9/2004).