Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  settembre 24 Venerdì calendario

Fredericks Frankie

• Nato a Windhoek (Namibia) il 2 ottobre 1967. Sprinter. «L’infanzia di Frankie, a Kakatura, township nera di Windhoek, la capitale della Namibia, è fatta di miseria e di povertà. Il Paese è sottomesso al Sud Africa e segregazione razziale ed embarghi non permettono sogni. Il padre, Andries Kangootiu, sparisce presto. Tra tanti sacrifici, è mamma Riekie a tirarlo su. Frankie frequenta scuole cattoliche e gioca a calcio. Ancora oggi, sulle gambe, porta le cicatrici di quelle partite. uno studente coscienzioso e uno sprinter promettente. Al liceo Concordia, il suo allenatore, Koos Van Staden, gli presenta Patrick Shane, assistant coach all’università statunitense di Brigham Young a Salt Lake City, nello Utah. lì che Frankie, nell’87, a 19 anni, grazie a una borsa di studio di una compagnia mineraria namibiana, si trasferisce. Quattro anni più tardi si laureerà in ingegneria elettronica con una specializzazione in marketing. Ma la svolta è del ’90, per la precisione del 21 marzo, quando la Namibia diventa indipendente. Un anno più tardi, terminato l’apartheid, gli atleti conquistano la libertà di gareggiare a livello internazionale. Fredericks ai Mondiali di Tokyo, alle spalle di Michael Johnson, è argento sui 200, risultato che replica ai Giochi di Barcellona ’92 affiancandolo alla stessa medaglia sui 100. la prima volta di un velocista africano sul podio olimpico.[...] uno che correndo con la testa incassata tra le spalle e le ginocchia puntate sempre verso l’alto ha vinto tanto, ma più spesso ha recitato da secondo. [...]» (Andrea Buongiovanni, ”La Gazzetta dello Sport” 24/9/2004).