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 2004  settembre 23 Giovedì calendario

VITO Alfredo

VITO Alfredo Napoli 16 aprile 1946. Politico. Eletto alla Camera nell’87 e nel 1992 per la Dc, nel 1994, 1996, 2001, 2006 con Forza Italia • «Chiamato a Napoli don Alfredo ’O Prevete, il prete [...] Correva l’anno 1993 ed era la fine di marzo, tredici mesi dopo l’inizio del ciclone di Mani pulite. All’interno di Tangentopoli stava emergendo Vesuviopoli. E fra tutti i protagonisti spiccava, per l’appunto, Vito. Deputato dicì. Uomo di Antonio Gava. Supervotato a Napoli e noto come Mister Centomila Voti. E soprattutto il primo parlamentare pentito di quel fine-regime. Si era offerto lui ai giudici. Aveva confessato storie sporche. Si era dimesso dalla Camera. Il tutto, sosteneva, per aver scoperto, sia pure molto in ritardo, il fascino dell’onestà. [...] scaltro, scaltrissimo. Impermeabile. Dialettico. Astuto nei silenzi come nei messaggi diretti a chi sapeva lui. A sentire gli imprenditori napoletani che sfilavano davanti ai giudici, Vito era una delle cavallette più voraci nell’assalire le imprese per spolparle. Una sanguisuga per conto di Mamma Dc. O di alcuni dei clan politico-personali che sotto il Vesuvio alzavano le insegne della Dc. [...] aveva incassato dei miliardi. Eppure, visto da vicino, aveva l’aspetto del Signor Nessuno. [...] uno di quei personaggi che s’incontrano nei romanzi di Le Carré. Ometti grigi, topolini in bombetta, ombre più che figure. Poi giri la pagina e scopri che comandano un pezzo dei servizi segreti di Sua Maestà. In quel marzo del Novantatré, Vito ormai comandava soltanto su se stesso. Aveva parlato con la procura di Napoli e dunque, per i ras partitici, non era più niente. Anzi, era ben di peggio: un Niente con l’Aids del pentitismo. Tuttavia, l’ex-Mister Centomila Voti appariva contento del suo passo. Dettato [...] giurò, da una crisi di coscienza. E dalla convinzione che un’epoca politica era finita, travolta dalle proprie nefandezze. [...] Spiegò: “Allora mi son detto: Alfredo, è tuo dovere farti da parte. Io l’ho fatto. Adesso aspetto gli altri. Anche gli altri politici inquisiti debbono ritirarsi, restituire il maltolto e rinunciare a qualsiasi carica pubblica. Ripeto: io l’ho fatto. E sono l’unico, sinora. L’unico stupido. L’unico pazzo. Ma sono convinto che, di mano in mano che crescerà l’insofferenza della gente, altri miei colleghi mi seguiranno” [...]. Una profezia fallace, almeno se si pensa a scelte volontarie. Ma ’O Prevete sembrava sereno. Disse, compunto: “Ho solo voluto rispondere a un’esigenza morale. E chiudere con onore la mia carriera. Una carriera, [...] sempre da vincente. Nel 1987, prima elezione alla Camera con quasi 155 mila preferenze. Nel 1992, seconda elezione a Montecitorio, 104 mila. [...] Con le tangenti, semmai, si comprano le tessere. A pacchi interi. Ma i voti è molto più difficile comprarli. Bisogna lavorare per aver i voti. Io ho sempre lavorato moltissimo. Grande capacità di dialogo con la gente, carica di umanità, simpatia, dialogo costante con gli ambienti più diversi: questo è stato Alfredo Vito!” [...] Lasciò passare due elezioni, quelle del 1994 e del 1996, e al terzo giro venne rieletto nelle file dei berlusconidi. Non solo, ma quando nacque la commissione Telekom Serbia ce lo misero dentro. Perché era un esperto di tangenti? Ai posteri l’ardua sentenza» (Giampaolo Pansa, “L’Espresso” 23/10/2003).