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 2004  settembre 23 Giovedì calendario

VINCINO

VINCINO (Vincenzo Gallo) Palermo 30 maggio 1946. Vignettista • «Aveva fondato il ”Male”. [...] anarchico-radicale-cane sciolto da un giornale all’altro. ”Lotta continua”, ”L’Avventurista”, ”Zut”, ”Tango”, ”Clandestino”, ”Boxer”. [...] Ora collabora al ”Corriere della Sera”. Ma da quando manda le sue vignette anche al ”Foglio” di Giuliano Ferrara la sinistra lo ha bollato: traditore, voltagabbana, destro. [...] ”la sinistra ha una capacità censoria enorme. Se diventi una voce discordante, subito si fa il vuoto intorno. Ti cacciano. Gli amici non ti salutano. Sei un traditore, uno schifoso, un pezzo di merda, uno stronzo. Come è successo a Forattini [...] Non mi perdonano di collaborare al ”Foglio’. Franca Rame, alla trasmissione di Santoro su Travaglio, mi disse: ”Non ti considero più mio amico’. Il giorno dopo andai a una manifestazione di sinistra e non mi volevano nemmeno fare entrare. Mi hanno fatto a pezzi. Più di tutti il mio caro amico Sergio Saviane che mi manca tantissimo. Fu terrificante. Il giorno dopo gli dissi: ”Bravo Sergio, hai scritto una cosa bellissima. Un massacro così non me l’ha mai fatto nessuno’ [...] Le mie vignette non sono cambiate. Al ”Foglio’ ho trovato spazi di libertà incredibili. Giuliano non mi ha mai censurato nulla [...] Semmai qualche problema me lo creano i redattori capo. Quando spingo sul sesso [...] Perfino i vecchi sodali del ”Male’, perfino alcuni di ”Boxer’ mi ignorano. Quando io mi invento un nuovo giornale di satira chiamo tutti. Quando lo fanno loro, mi ignorano. [...] La satira non è feroce sempre. E non è sempre contro il governo. Il lavoro migliore lo feci quando entrai a Montecitorio e cominciai a disegnare i portaborse, le lobbies, tutto quello che stava dietro l’apparato. Per esempio misi a fuoco Miccicchè quando non era nessuno, quando era piccolo [...] A una trasmissione televisiva io regalai una piccola Mercedes a Di Pietro. Lui fece il seccato ma alla fine del programma mi disse: ”Posso tenerla?’. In tv litigano tutti. Poi, spente le telecamere, tutti amici [...] Gli addetti stampa fanno il loro lavoro. Mi ricordo il pranzo per Rutelli, cuoco Vissani, organizzato da Velardi. Un milione per partecipare. Si mangiò malissimo. [...] ”Il Foglio’, fatto una pagina, pagato un milione. Il giorno dopo Velardi mi ha chiesto gli originali delle vignette. Gli ho detto: ”Un milione, prego’. E l’ha mollato [...] i Ds. Una volta disegnai cose di mazzette siciliane, cooperative rosse, miglioristi locali, sindacalisti. Mi si scagliò contro perfino il comitato di redazione del Tg3 [...] Si è arrabbiata tutta la famiglia del mio amico Miccicchè quando ho raccontato la sua vita [...] Le associazioni dei genitori cattolici spesso mi denunciano. Una volta pubblicai una vignetta in cui il Papa si alzava le sottane. Finii sotto processo a Civitavecchia. Il mio avvocato chiese di sentire come testimone il Papa. Mi prosciolsero all’istante [...] Ero e sono anarchico. Quando capii che un po’ di organizzazione ci vuole, passai a Lotta Continua [...] Noi di Lotta Continua ci trovi dovunque. Anche agli estremi. Da Enrico Deaglio a Paolo Liguori. Tutti si rispettano [...] Una volta ho votato per Rifondazione [...] Il mio lavoro è al ”Corriere della Sera’, ma quando mando le mie vignette al ”Foglio’ io non vedo un giornale finanziato da Berlusconi. Vedo un giornale di Giuliano Ferrara, finanziato dalla pubblicità [...] una volta ho votato liberale al Senato [...] C’era mio padre che si presentava. Ma alla Camera ho votato Lotta Continua [...] Mio padre era direttore dei cantieri navali di Palermo. Quando c’erano i grandi scioperi, mio padre e i capi dei sindacati se ne stavano un giorno intero a girare in auto con i vetri oscurati per Palermo, poi tornavano, facevano finta di litigare altre 24 ore e la finivano lì [...] Per un periodo frequentai l’Opus Dei. Avevo una relazione con una ragazza e lo raccontai al confessore. Lui disse che dovevo troncarla. Preferii troncare con l’Opus Dei [...] Mi ci portò mio fratello. C’era una villa al centro di Palermo in cui si facevano le meditazioni, la messa, le prime colazioni [...] Con Lotta Continua [...] Facevo il militante. A Gela mi arrestarono. Per fortuna: ero un pazzo scatenato. Rompevo le scatole in una maniera immonda. La mattina alle cinque ero alle fabbriche: a dare volantini. Albe tragiche, a volte gialle, a volte viola, a volte rosse, dipendeva dalla lavorazione di quel giorno del Petrolchimico. Dopo le fabbriche si andava fuori delle scuole e poi all’ufficio di collocamento, che era la parte più divertente. Ogni volta c’erano duecento persone per due posti che venivano dati ai soliti due raccomandati. E allora andavamo ad occupare il municipio. E lì mi buttavo sotto le camionette della polizia. Alla fine mi arrestarono [...] C’era Guelfo Guelfi, poi un altro, un ricchissimo della famiglia Rocca di Milano, e anche qualcuno di Potere Operaio, Luigi Barzini e Aurora Pasqua Betti che poi è finita nelle Brigate rosse. Gli agenti cominciarono a menarci a freddo. Mi sono fatto un mese e mezzo dentro [...] Facevo una striscia su ”Lotta Continua’ di cronaca parlamentare. Cominciai a raccontare l’attività dei lobbisti, dei velinari, il ruolo dei giornalisti. Mi dissero che era sconveniente. Che non ci si rompe le scatole tra di noi. Raccontai che dal tabaccaio della Camera dei deputati vendevano gli accendini di contrabbando. Raccontai l’uso improprio delle interrogazioni [...] Mi vietarono l’ingresso. Allora presi un permesso per il pubblico. Sotto il cartello che diceva: ”Vietato prendere appunti’, mi misi a disegnare sul mio taccuino. Successe un casino. Nilde Iotti mi fece venire a prendere dai commessi. Io mi attaccai al cornicione rifiutandomi di consegnare il taccuino. I radicali urlavano: ”Guardate lassù: c’è un giornalista che vuole fare il suo lavoro’. I comunisti: ”Macché giornalista, è un cialtrone’. E cominciarono a picchiarsi. La Iotti interruppe la seduta. Un giornalista di ”Paese Sera’ mi urlò: ”Io ti impiccherei’. Mi dettero la loro solidarietà solo Onofrio Pirrotta e Clemente Mimun. Intervenne un radicale che mi liberò. Fortunatamente [...] Perché se mi avessero perquisito sarebbe saltata fuori qualche canna [...] Io sono uno della beat generation. Da giovane ho provato tutto. Una volta volevamo fare uno scherzo a Pertini. Ci aveva invitato a cena al Quirinale. C’erano anche Vincenzo Sparagna, Giorgio Forattini, Gigi Melega, Gerardo Orsini. Noi avevamo concordato che alla fine della cena ci saremmo messi a fumare una canna. Una canna al Quirinale! Pertini fu delizioso. Continuava a rivolgersi al ”compagno cameriere Aldo’, a raccontare di quando era in esilio a Parigi, di come gli piacesse la satira. Poi cominciò a parlare di droga. Disse: ”Droghe leggere, droghe pesanti, io darei a tutti la pena di morte’. Ci riportammo lo spinello a casa [...] Il mio disprezzo per i politici è enorme. L’unico che stimo è Adriano Sofri. [...] I democristiani. Casini, Buttiglione, Castagnetti, Bindi, uno peggio dell’altro, terribili. Non ho nessun rimpianto della stagione democristiana [...] Cominciarono a chiedere i soldi nel ”45. Tangentopoli parte praticamente dal dopoguerra. Per non parlare dei comunisti. Da ragazzini andavano a farsi le vacanze in Romania. E non capivano? Non vedevano? I socialisti? Peggio. Soprattutto le seconde e terze file. Salvo solo Craxi e Intini. Alla fine sono meglio questi di Forza Italia che hanno fatto la pubblicità fino a ieri. Sono pacchiani ma non stanno alle regole del gioco precedente, le ipocrisie, le bugie [...] Gasparri! Mi sembrava intelligente, poi è stato acchiappato dal virus del potere e adesso è un trionfo di volgarità. Si è montato la testa [...] Butto Altan, e salvo Vauro. pieno di difetti ma sono difetti stupendi” [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” 31/10/2002).