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 2004  settembre 23 Giovedì calendario

MARTINET Gilles. Nato a Parigi (Francia) l’8 agosto 1916, morto il 29 marzo 2006. Giornalista. Politico

MARTINET Gilles. Nato a Parigi (Francia) l’8 agosto 1916, morto il 29 marzo 2006. Giornalista. Politico. Ex ambasciatore di Francia in Italia. «[...] uno dei più grandi amici su cui poteva contare l´Italia nel mondo politico-intellettuale francese: partigiano, giornalista, militante socialista, primo ambasciatore a Roma di François Mitterrand, Martinet è stato una figura di punta della sinistra riformista. Ma è stato anche un uomo modesto, mai ossessionato dal potere. [...] aveva militato nella gioventù comunista, abbandonandola subito dopo i grandi processi di Mosca. Giornalista all´agenzia di stampa Havas (diventata nel 1944 la France Presse), è uno dei primi a entrare nella Resistenza. Faceva parte di un gruppo di intellettuali partigiani e fu proprio lui a ”liberare” la sua agenzia. Nel 1938 aveva sposato la figlia di Bruno Buozzi, lo storico leader del sindacalismo riformista rifugiato in Francia e poi ucciso dai nazisti a Roma. Nel 1950, dopo aver lasciato l´Afp, fonda France Observateur, da cui nascerà nel 1964 Le Nouvel Observateur, il principale newsmagazine transalpino. Nel 1960 partecipa alla fondazione del Psu (Parti socialiste unifié), cui aderisce Pierre Mendès-France e di cui diventerà leader Michel Rocard. la sinistra riformista, che si batte senza mezzi termini contro il colonialismo francese e che nel 1972 confluirà nel Ps appena rifondato da Mitterrand: Martinet sarà membro della direzione e della segreteria. Da quel momento, i percorsi dei suoi uomini si incrociano, ma tra il leader cinico e senza scrupoli e l´intellettuale sedotto dalla politica ma non dal potere resterà sempre una reciproca diffidenza: ”Lui non mi amava, io detestavo le sue ambiguità”, ha raccontato Martinet. Il suo amore e la sua conoscenza dell´Italia erano però utili a Mitterrand, che si appoggiò anche su di lui negli anni dei difficili rapporti con il Psi di Bettino Craxi e dell´avvicinamento al Pci di Enrico Berlinguer. Non a caso, una volta eletto presidente, scelse Martinet come primo ambasciatore a Roma, con il compito di ricucire i rapporti con il nostro paese: Giscard d´Estaing voleva un g5 senza l´Italia invece di un g7, l´asse franco-tedesco non piaceva ai nostri governi, la vicenda degli ex terroristi rifugiati Oltralpe avvelenava il clima. (Martinet lo ha rievocato in una prefazione a un libro su Cesare Battisti, uscito pochi mesi fa). [...]» (g.m., ”la Repubblica” 30/3/2006). «Il 20 agosto 1944 Gilles Martinet, a capo di un gruppo di partigiani, giornalisti e studenti, andò a liberare la sede della ”France Presse” di cui era stato uno dei fondatori: ”A nome della Repubblica francese prendiamo possesso dell’uffico dell’informazione”. Tutti gli zelanti funzionari di Vichy si allinearono con il balzo della venticinquesima ora. Dopo il proclama si passò ad arrestare l’ufficiale tedesco di collegamento, il redattore capo e un paio di giornalisti che avevano esagerato in modo troppo vistoso nella fraternizzazione teutonica. E poi l’epurazione si fermò, nonostante i resistenti fossero pochini: ”Quello non è il mio mestiere, se sarà necessario ci penserà la polizia” concluse Martinet. La vita sembrava scorrere a ritmo accelerato in quei giorni gloriosi. Il 25 agosto De Gaulle apparve sul balcone dell’Hôtel de Ville, per mettere il punto esclamativo alla vittoria. Poche ore dopo squillò il telefono di Martinet. Era fuori di sé, il braccio destro del Generale: ”Avete pubblicato un comunicato ridicolo sulla visita del generale all’Hôtel de Ville. incompetenza o peggio sabotaggio?” inveì il portaborse del Liberatore facendo intravedere un supplemento di lavoro per gli indaffaratissimi plotoni di esecuzione. Martinet, impassibile, rispose che l’agenzia di stampa non pubblicava comunicati ma ”informazioni”. Quello, zittito, si scusò ma ordinò che d’ora in avanti ogni ”lancio” avente a soggetto il Generale fosse sottoposto al controllo preventivo: il suo. Martinet non obbedì mai. C’è in questi due episodi il riassunto di un uomo. [...] giornalista, storico, ambasciatore; soprattutto uomo libero della Gauche. Ne ha attraversato le contorte stagioni sempre guardando negli occhi e dicendo la verità ai suoi leader, quando erano giganti ombrosi come Mendès France e Mitterrand. E quando gli ideali, purtroppo, si acquattavano nel polverone di piccoli uomini dai cento sotterfugi e dalle mille vanità e bugie, falsamente rigorosi, segretamente ipocriti. Come accade raramente, aveva scritto un libro sincero su se stesso: Cassandre et les tueurs, iliade e odissea delle illusioni perdute di un uomo di sinistra. La Cassandra era lui, di assassini ne poteva chiamare a giudizio a palate, fino ai giorni nostri, alle beghe indecorose degli «elefanti» socialisti impegnati a scannarsi per la candidatura alla canditura, il supremo teatro delle ombre del potere. Decisamente non era la sua sinistra quella dove uno dei leader, Ségolène Royal, lancia al popolo francese proclami di questo tipo: ”Mangiate due polli a settimana!”.
A disilluderlo cominciarono presto, quando con il diploma in tasca era entrato nelle acque insidiose del Fronte popolare e della guerra di Spagna. A lasciare il Pcf lo convinsero i processi di Mosca; tempi in cui i comunisti transalpini si spellavano le mani davanti ai feroci sorrisi del dittatore georgiano. Tra i fondatori del Partito socialista unificato, nel 1960 trovò subito i suoi compagni dall’altra parte della barricata quando decise di militare per l’anticolonialismo. Mitterrand all’inizio del suo evo, nel 1981, lo nominò ambasciatore in Italia, paese a cui lo legava biograficamente la moglie, figlia del socialista Bruno Buozzi assassinato nel 1944 dai nazisti.
Con il monarca socialista la sincerità costava quasi sempre una scomunica: lui non ne taceva il relativismo morale, le ambiguità che umiliavano il suo straordinario talento politico. Gli restò amico, quasi un miracolo. Il vizio della verità lo ha accompagnato fino all’ultimo giorno: malato, ha impugnato di nuovo la penna per scalpellare le ipocrisie della sinistra francese sul caso Battisti. Raccolse, ancora, rimproveri e mugugni. Ha detto: ”Penso che le antiche speranze momentaneamente abbandonate, un giorno risorgeranno”. [...]» (Domenico Quirico, ”La Stampa” 30/3/2006). «Giornalista, politico e infine ambasciatore, è una delle grandi figure della sinistra francese. Ha aderito giovanissimo al partito comunista che però ha lasciato presto (nel 1938) in seguito ai processi staliniani. Durante la resistenza è animatore di giornali clandestini. Nel 1950 fonda e dirige il settimanale ”France Observateur” che nel 1964 diventa ”le Nouvel Observateur”. Contemporaneamente fa politica tra i socialisti ed è al fianco di François Mitterrand alla fondazione del nuovo PS. sposato con Iole Buozzi, figlia di Bruno, il sindacalista riformista italiano rifugiatosi in Francia negli anni del fascismo e assassinato dalle SS a Roma nel ’44. Tra l’81 e l’84 è ambasciatore a Roma» (’La Stampa” 23/9/2004). «Pertini era stato un vecchio amico di mio suocero. [...] Quando mi sono presentato al Quirinale mi ha abbracciato e da allora ci siamo dati sempre del tu. Anche con Craxi ci davamo del tu, il che semplificava le cose [...] Tutti i francesi amano e dicono di amare l’Italia, ma al tempo stesso pensano che sia un paese di rango inferiore [...]» (Cesare Martinetti. ”La Stampa” 23/9/2004).