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 2004  settembre 23 Giovedì calendario

Meyer Russ

• Nato a Oakland (Stati Uniti) il 21 marzo 1922, morto a Los Angeles (Stati Uniti) il 18 settembre 2004. Regista. «Campione del cinema indipendente americano [...] oltre a farsi ricordare come il più indipendente di tutti i registi indipendenti americani, è stato il perfetto rappresentante dell’equazione psicanalitica complesso di Edipo-passione per i grandi seni, che sono diventati una sorta di ”marchio di fabbrica” di tutti i suoi film, caratterizzati proprio dalla costante presenza di donne ”supermaggiorate”. A Rimini, durante una personale dedicatagli negli anni ’80, al centro della stanza d’hotel di Meyer campeggiava una cornice con la foto di sua madre, antica infermiera (il padre era poliziotto). Nato a Oakland nel 1922, Russ fu precoce regista di film d’amatore, vincendo un premio a 15 anni. Operatore di documentari durante la seconda guerra mondiale, fotografo professionista, si fece conoscere realizzando il primo reportage di nudo per il ”paginone” centrale di ”Playboy” (la modella, miss giugno 1955, diventò subito dopo sua moglie). Dal 1959 si affermò come regista di nudies (film di sesso soft-core) in bianco e nero; basati su sadismo, esibizionismo, humour sarcastico e soprattutto su quello che doveva diventare il suo marchio di fabbrica: l’estetica delle ”big tits”. In film come Lorna, Motor Psycho, Faster Pussycat! Kill! Kill!, qualcuno avrebbe poi creduto ravvisare (improbabili) sintomi di femminismo, vedendo supermaggiorate dominatrici in tenuta fetish, dai nomi grottescamente suggestivi (la protagonista dell’ultimo film citato si chiama Tura Satana), massacrare maschi spaventati e ridotti all’impotenza. Dopo il successo commerciale di Vixen (costato 76mila dollari, ne incassò sei milioni), il regista fu chiamato da uno studio maggiore, la 20th Century Fox, per il quale realizzò Beyond the Valley of the Dolls, satira in versione erotica della dolce vita hollywoodiana tra omicidi, miliardari transessuali, fellatio a canne di pistole. Poi tornò alla ”serie Z” che aveva fatto la sua fama, portando il filone di sesso-violenza all’apice col delirante Beneath the Valley of the Dolls. Negli anni Ottanta, sospesa l’attività registica, lavorò a diverse autobiografie e ad ”antologiche” del proprio cinema. Ai tempi della contestazione generale, era stato tra le bandiere degli hippies, mentre intellettuali della Beat Generation ne cantavano le lodi. Il senso dell’umorismo di cui era largamente dotato, però, gli risparmiò sempre gli atteggiamenti da maestro. In una delle ultime interviste italiane, a chi gli chiedeva ragioni del tiepido successo di uno dei suoi film, rispose: ”Credo di avere sbagliato nello scegliere la protagonista. Non ha i seni abbastanza grandi”» (Roberto Nepoti, ”la Repubblica” 23/9/2004). «Amante delle donne formose: fu il primo regista a mostrare la nudità completa su uno schermo, uno dei profeti del cinema pornosoft a basso costo. Faceva il fotografo a Playboy e scoprì così la sua vocazione, sposando anche ”Miss Giugno” del ’55. Diresse 23 titoli: il primo, The immoral mr. Teas (storia di un fattorino che spoglia mentalmente ogni ragazza che incontra) gli rese un milione di dollari. Erano gli anni delle rivoluzioni sessuali, prima e dopo il ’68: tra i suoi fan gli hippies, i beat, le femministe e i gay, sedotti dalla parodia di una femminilità sempre mostrata per eccesso. Sono film non solo hard, ma anche grossolani, violenti, splatter, assurdi: Meyer sta all’erotismo come Tarantino, o meglio come Roger Corman, sta al giallo e al noir, con un plusvalore di follia geniale. Amante delle maggiorate, Meyer usò il sesso come arma grottesca, contraltare alle Ragazze pon pon e al porno serio di Gola profonda. I suoi film mettono il sesso al centro di intrighi di violenza: da Lorna a Morpsycho!, da Faster Pussycat, kill! kill! al documentario Mondo topless, da Vixen e Supervixiens (colorato fumetto iperreale) fino a Carne cruda. Ma con una certa raffinatezza diresse anche la grande Miriam Hopkins nel ’65 in La cugina Fanny. Il suo film più ricco è Beyond the valley of the dolls: prodotto dalla Fox, horror sexy barocco (15 milioni di dollari di incasso). Meyer si ritirò nel 1980 quando il comune senso del pudore permetteva ormai qualunque hard core e il mercato home video non aveva più problemi. I suoi film sono oggi rieditati in cassetta, piccoli classici di una cine-follia con del metodo: sdrammatizzarono l’Eros e affermarono che col sesso si può anche ridere, portandolo alle estreme conseguenze» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 23/9/2004).