Varie, 22 settembre 2004
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Tschumi Bernard
• Losanna (Svizzera) 25 gennaio 1944. Architetto • «Amato dai suoi studenti, aspramente criticato da alcuni colleghi, guardato con sospetto per la vertiginosità di certe sue espressioni progettuali, l’architetto Bernard Tschumi [...] si gode i frutti di una notorietà acquisita con calma ed esplosa alla fine del Novecento. Come? Lavorando sodo. [...] Due nazionalità, svizzera (è nato a Losanna nel 1944) e francese con studi a Parigi e New York, Tschumi è stato fino al 2003 preside della Graduate School of Architecture della Columbia University. L’esordio sul palcoscenico mondiale è avvenuto nel 1983 quando ha sorpassato 470 concorrenti per la progettazione del Parco scientifico e mediatico de La Villette a Parigi voluto da Mitterrand. Una realizzazione avanguardistica che lo ha portato ad essere considerato uno dei rappresentanti più incisivi dell’architettura della seconda metà del Novecento confermandosi successivamente con l’Auditorium Zenith di Rouen (1999). La base dei suoi ragionamenti (riferimenti di Tschumi sono le avanguardie radicali degli anni Sessanta), punta essenzialmente sulla convinzione che progettare è un atto di libertà personale e politica. La sua ricerca come teorico dell’architettura è stata talvolta criticata o giudicata ”incomprensibile” (i parigini per far riferimento alla Villette usano una parola chiave, folies) o esageratamente egocentriche perché completamente avulsa dalla realtà circostante. Ha fatto scalpore anche la scuola d’arte di Fresnoy, a Tourcoing, (Lille) , ricavata da una struttura esistente sulla quale l’architetto ha eretto un grande tetto metallico. Un personaggio che fa discutere quindi, artista e nomade, che [...] si è misurato su progetti che hanno prevalentemente a che fare con la cultura come il Carnegie Science Center di Pittsburg, il Museo dell’Acropoli di Atene, il Museo di Arte africana a New York con un roof garden destinato a ospitare sculture all’aperto e il Museo di Arte contemporanea a San Paolo parzialmente a base ellittica e rivestito di vetro. Il progetto de La Villette continua ad essere un suo costante punto di riferimento, come interpretazione simbolica di dissociazione fra uso, forma e valori sociali alla fine del ventesimo secolo. [...] ”[...] quel paradigma è ancora valido per questo secolo pervaso da un senso di confusione fra simboli, significati e architettura contemporanea. Il Parco de La Villette continua ad essere il solo parco che significa solo se stesso e perciò soggetto all’interpretazione di ciascun visitatore [...] Qualche volta la progettazione di un museo incomincia dalla collezione che dovrà ospitare. Qualche volta non esiste ancora il contenuto e quindi il punto di partenza è puramente concettuale. Altre volte il contesto è così forte da influenzare il progetto stesso. Nel progettare il museo dell’Acropoli non ho potuto fare a meno di considerare la collezione che avrebbe ospitato e ovviamente il contesto urbano nel quale sarebbe stato innestato il mio progetto. A San Paolo è stato proprio il contesto a suggerire le linee della mia opera. Nel caso di New York non esisteva ancora la collezione e quindi sono partito da un punto di vista puramente concettuale” [...]» (Irene Cablati, ”La Stampa” 23/6/2005). «Il mondo delle ”infrastrutture” è povero di architettura. I casi in cui autostrade, porti, stazioni ferroviarie, parcheggi, sono espressioni dell’architettura contemporanea, sono rari. A Losanna, sua città natale, Bernard Tschumi ha costruito la ”stazione di interconnessione” tra diversi sistemi di trasporto, il primo passo per la sistemazione del vecchio quartiere industriale di Flon. Per anni si è parlato a Losanna dello sviluppo dei trasporti collettivi, ma l’orografia complessa ha ritardato gli interventi. La vallata si prolunga dal lago Lemanno, tra versanti ripidi, fino al centro urbano. Il progetto complessivo dello stesso Tschumi prevedeva una serie di ponti attrezzati per ricucire la faglia naturale. La stazione di interconnessione è il primo progetto che vede la luce. L’idea è collegare i differenti livelli: parcheggi, piazza, stazione sotterranea. Tschumi fa uso abbondante del vetro, trasparentissimo, serigrafato da una tessitura geometrica rossa ispirata ad alcuni elementi grafici e luminosi della piazza. Una passerella a 15 metri di altezza in acciaio e cemento è sostenuta da una ”torre” in vetro per gli ascensori. I cantoni ”francesi”, certo meno dinamici di Basilea e Zurigo, propongono un modello urbano per limitare l’uso asfissiante delle automobili. Il progetto, anche se di piccole dimensioni, convince e indica l’indirizzo da perseguire: sintesi di buona architettura e trasformazioni urbane. Le nostre città sono obbligate a progettare un futuro migliore: oltre che a far pagare ticket, si dovrebbe, pensare a soluzioni efficaci» (Massimiliano Fuksas, ”L’Espresso” 11/4/2002).