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 2004  settembre 21 Martedì calendario

TANZI

TANZI Vito Mola di Bari (Bari) 29 novembre 1935. Economista. Ex sottosegretario all’Economia e alle Finanze del Berlusconi II, si dimise il 18 giugno 2003 per tornare al Fondo Monetario Internazionale, dove era stato uno dei quindici direttori centrali (Roberto Petrini, ”la Repubblica” 12/6/2001) • «Agli amici l’aveva confessato da tempo: dell’esperienza al governo come sottosegretario di Giulio Tremonti non ne poteva proprio più. Ruolo nelle scelte tecniche in campo economico: zero. Ruolo nei consessi internazionali, quelli in cui era più conosciuto e stimato: zero. Ruolo al ministero: quasi zero, fatto salvo il periodo di decollo dell’euro. ”Stavo disimparando quello che so” [...] ha additato con precisione due nemici: ”La burocrazia mi usa come un postino, la politica non si fida di me”. Strana sorte per uno degli italiani - pugliese di Mola di Bari - che godono di maggior prestigio all’estero, con un curriculum che conta il primo Phd di un italiano ad Harvard, la docenza alla facoltà di Economia all’Università di Washington, la guida del dipartimento di Finanza pubblica del Fondo monetario internazionale e consulenze al Senato Usa e alla Casa Bianca. Per poi approdare al Carnagie Endowment for International Peace, think thank dei new-cons. Poteva uno così accontentarsi di un posto in panchina al ministero dell’Economia? ”Il mio errore è stato non capire esattamente cosa fosse un sottosegretario”, dice Tanzi: ”Pensavo che avrei avuto delle deleghe. Invece, per un anno, nulla. Poi quella dei contatti con il Parlamento. Mi mandavano alla commissione Bilancio a spiegare i provvedimenti [...] Tremonti mi aveva chiamato già prima delle elezioni: ”Se vinciamo, sei dei nostri?’. Gli avevo detto di sì. Poi, un giovedì, la convocazione: il lunedì ero a Roma per il giuramento [...] Ho capito che, come tecnico, se avessi voluto avere potere, mi sarei dovuto appoggiare a un partito della maggioranza [...] Se ci fosse stato un vero partito di centro-destra alla Einaudi, l’avrei fatto [...] Io sono convinto che il ruolo fondamentale dello Stato sia forzare il funzionamento del mercato. Per esempio: a chi vende ai risparmiatori un bond argentino, devo imporre di dare tutte le informazioni per metterlo in condizioni di decidere. Oppure: sono d’accordo che si debba garantire a tutti una pensione minima, ma bisogna forzare i fondi a giocare il proprio ruolo in modo efficiente e trasparente. Questo governo non lo fa [...] Pensavo di essere un esperto. Qui mi sono accorto di non capire più niente: se da A a B si può andare con una linea retta, gli italiani scelgono la più lunga. Il dettaglio predomina sulla sostanza. E non c’è un centro nevralgico in cui vengono prese le decisioni” [...]» (Paola Pilati, ”L’Espresso” 3/7/2003).