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 2004  settembre 21 Martedì calendario

Brown Dan

• Exeter (Gran Bretagna) 22 giugno 1964. Scrittore • «Un fenomeno editoriale che va oltre il suo libro più noto - il Da Vinci Code uscito nel 2003 e venduto in 15 milioni di copie, tradotto in 42 lingue - perché anche Digital Fortress (1998), Angels and Demons (2000) e Deception Point (2001) continuano a figurare negli elenchi dei libri più letti e amati dagli americani. [...] La critica lo ha paragonato spesso a Umberto Eco per la ricerca dei particolari nell’ambientare gli eventi in singole situazioni storiche, ma in realtà [...] racconta il mondo del segreto con più aggressività, sfidando i tabù e puntando a rovesciare molti miti della Storia così come oggi noi la conosciamo. Nel caso del Codice da Vinci la polemica nacque per i riferimenti al matrimonio di Gesù con Maria Maddalena, e quando venne contestato dalle smentite contenute in una decina di libri di studiosi di Chiesa lo scrittore rispose facendo sapere di non essersi affatto spinto troppo in là, poiché aveva deciso di non tener conto di ben altri documenti esistenti - ma assai poco noti - secondo i quali in realtà Gesù di Nazareth sarebbe sopravvissuto alla crocifissione. ”Sin dall’inizio dei tempi la Storia è stata scritta dai vincitori ovvero da quelle società e quelle religioni che hanno conquistato e sono sopravvissute e quindi ciò che ci dobbiamo chiedere è innanzittuto se la Storia è storicamente vera”. E a chi gli chiede se è cristiano risponde: ”Sì, ma vi sono tanti modi differenti per esserlo”. In Digital Fortress la sfida letteraria riguarda invece la Nsa - National Security Agency - la più segreta fra le agenzie di intelligence degli Stati Uniti d’America il cui compito è descrittare ogni tipo di comunicazione del pianeta ma che viene sfidata da un hacker capace di riuscire nell’impossibile impresa di creare un codice impenetrabile. [...] A chi gli chiede perché ha deciso di scrivere romanzi di questo tipo Brown risponde raccontando che tutto s’iniziò nel 1994 quando, in vacanza in un’isola del Pacifico, si trovò a leggere sulla spiaggia Doomsday Conspiracy di Sydney Sheldon, appassionandosi al racconto fino a convincersi di poterlo scrivere lui stesso. Cosa che poi ha puntualmente fatto lasciando da parte la precedente passione per la musica e l’aspirazione a diventare un compositore d’avanguardia. I quattro cd che realizzò sul mercato sono oramai introvabili, ma una delle sue canzoni, Peace in Our Time, la pace nel nostro tempo, venne suonata durante i Giochi Olimpici di Atlanta del 1996. Come pianista fece alcuni spettacoli tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, dove è particolarmente legato alla Spagna per avervi studiato storia dell’arte, mentre fra i suoi hobby preferiti ci sono il tennis e il football americano, che segue come accanito sostenitore dei New England Patriots [...] Il suo primo libro, scritto a quattro mani con la moglie nel 1995, in realtà fu un flop, si intitolava 187 uomini da evitare, guida alle donne romantiche frustrate. Ma quel passo falso è oramai dimenticato sotto i milioni di copie vendute, alle quali bisogna aggiungere un film in arrivo sul grande schermo tratto dal Da Vinci Code e forse destinato a sollevare polemiche assai simili a quelle di The Passion di Mel Gibson. Per spiegare il Dna di Dan Brown, il suo amico e editore Jason Kaufman dice: ”Il Codice da Vinci non lo ha trasformato, è la stessa persona di sempre, con i piedi per terra e in grado di conversare di attualità anche se con la testa è sempre altrove”. Ma in realtà, oltre alle doti dell’autore, il successo è anche frutto della strategia di marketing dell’editore Doubleday (del gruppo RandomHouse) che per lanciare l’ultimo libro nel marzo del 2003 inviò un numero di copie senza precedenti - oltre 10 mila - a librai e giornalisti al fine di preparare il terreno all’uscita del volume: l’operazione riuscì perché al momento del debutto circa 230 mila copie erano già state prenotate» (Maurizio Molinari, ”La Stampa” 21/9/2004).