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 2004  settembre 21 Martedì calendario

Akhmetov Rinat

• Donetsk (Ucraina) 21 settembre 1966. Oligarca. «Dice il ”Financial Times” che [...] ”fa affari nell’edilizia come Trump, ha un impero nell’accaio come Carnegie e una collezione di gadget elettronici da far invidia al Dottor No”. Ma i suoi veri modelli - prosegue l’autorevole quotidiano economico - sono gli Agnelli e Berlusconi. Ricchezza, potere, calcio. Nato a Donetsk, nel cuore del bacino carbonifero più grande d’Europa, figlio di minatori, Akhmetov ha cominciato la sua scalata partendo proprio dallo Shakhtar (’minatore”), una squadra fondata nel 1936. Le circostanze sono significative: nel 1995 il presidente-padrone dello Shakhtar Alexander Brahin venne ucciso allo stadio in un attentato. Con lui morirono sei guardie del corpo. Non si escluse un risvolto calcistico: Brahin era sospettato di aver occultato mezzo milione di sterline derivanti dalla vendita di Kanchelkis al Manchester United. Akhmetov, appena ventottene, titolare della Donetsk City Bank e delfino di Brahin, ne raccolse l’eredità. E non solo. Quando alla metà degli anni ”90 una serie di attentati tolse di mezzo la prima leva di oligarchi della regione di Donetsk, il giovane banchiere si trovò nel portafoglio decine di industrie e attività che andavano dalla metallurgia ai media. Oggi che i tempi sono meno turbolenti, Akhmetov è l’uomo più ricco del paese (con un patrimonio di 2 miliardi di euro), ma anche il più schivo. La sua carica pubblica più importante è quella di presidente dello Shakhtar, mentre le innumerevoli attività del suo impero sono controllate attraverso società e intermediari. L’uomo, quasi per cancellare il suo passato inconfessabile, si è trasformato in un tycoon post-moderno: non beve, non fuma, ama la cucina giapponese, suona il piano, sostiene popstar e artisti, è pazzo per il calcio. La progressione dello Shakhtar nell’elite del calcio europeo è impressionante, se si pensa che nel 1997, in occasione di uno Shakhtar-Vicenza di Coppa delle Coppe la squadra italiana si portò due container di cibo al seguito, e nel 2000 - col suo club finalmente esordiente in Champions League - Akhmetov accolse gli ospiti europei facendo costruire nella grigia Donetsk un albergo di lusso con suite da 2500 dollari a notte. Benchè il bilancio della squadra sia ancora al di sotto di quello dei grandi club europei [...] il gioco è accettabile, gli impianti ottimi, le prospettive future solide. [...] negli ultimi anni lo Shakhtar ha rotto l’egemonia incontrastata della Dinamo Kiev in campionato, e questo per gli osservatori è un dato addirittura politico. O meglio, la battaglia tra Shakhtar e Dinamo Kiev [...] sarebbe una rappresentazione della guerra tra clan e oligarchie che tutt’ora sostuisce quasi in toto la politica in Ucraina. Akhmetov, a differenza di Berlusconi, ripete che non si butterà mai in politica, che non ci capisce niente. In realtà, non sembra averne bisogno. Nel vip-box dello stadio, l’oligarca ucraino ospita sempre tutto il suo ”clan”. Il premier Yanugovich [...] è suo alleato di ferro. Governatore della regione, sindaco, manager di aziende del suo impero sono abituali frequentatori delle partite dello Shakhtar. La scalata al potere centrale del ”clan di Donetsk” è avvenuta del resto proprio in corrispondenza della salita del club ai vertici nazionali e europei, e si è conclusa con un patto di potere tra l’attuale presidente della repubblica Kuchma e il clan. [...]» (Alberto Piccinini, ”il manifesto” 19/9/2004).