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 2004  settembre 20 Lunedì calendario

Wilson Brian

• Hawthorne (Stati Uniti) 20 giugno 1942. Musicista • «[...] il nume creativo della felicissima epoca dei Beach Boys e delle loro spensierate canzoni da spiaggia, ma anche autore dell’inarrivabile Good Vibrations [...]» (m. ven., ”La Stampa” 23/6/2005) • «Nella primavera del 1966 Brian Wilson era il guru, compositore, produttore dei Beach Boys. Dopo tanti gioielli di ”surf music” passati alla storia come canzoni da spiaggia di irresistibile successo, Wilson aveva provato a imprimere al gruppo una poderosa crescita artistica. In stato di grazia aveva scritto le canzoni di Pet sounds, un capolavoro, unica decente risposta americana alla travolgente invasione dei Beatles. Lo stesso Paul McCartney aveva definito quel disco il più bello che avesse mai ascoltato. Insomma tra i due gruppi c’era una sfida creativa che assunse toni vertiginosi quando i Beach Boys pubblicarono il singolo Good vibrations e i Beatles se ne uscirono con Revolver. Sconvolto dall’ascolto di questo album, Brian Wilson decise di abbandonare ogni interferenza col suo lavoro di composizione e registrazione e si disinteressò alle altre attività del gruppo. Gli altri Beach Boys se ne andarono in giro per il mondo a fare i concerti lasciandolo da solo a casa, a inseguire le sue fantasie. E qui inizia la leggenda. Wilson chiamò al suo fianco Van Dyke Parks, estroso artista, tipico rappresentante dell’estremismo californiano di quegli anni, come autore dei testi, e per qualche mese i due si tuffarono nell’impresa. Wilson voleva andare oltre, voleva incidere quello che sarebbe stato il suo massimo capolavoro [...] ”una sinfonia adolescenziale rivolta a Dio”. I testimoni dell’epoca raccontano che la casa di Wilson era quanto di più stravagante ci fosse in giro. Aveva messo il pianoforte su cui componeva in una enorme scatola piena di sabbia, in studio pretendeva che i turnisti indossassero cappelli da pompiere. Stranezze, certo, ma chi in quegli anni era esente da qualche forma di innocua follia? Per alcuni mesi tutto filò liscio finché i compagni della band non tornarono a casa e rimasero a dir poco allibiti per quello che aveva realizzato Brian. Le canzoni erano stupefacenti, ma lontane anni luce da quello che erano i Beach Boys. La stampa li aveva già accusati di essere marionette nelle mani di Brian. Mai come questa volta le musiche sembravano esprimere le ambizioni di un genio individuale mascherato dall’etichetta della band. Brian dal canto suo cominciava a mostrare segni di squilibrio, un disagio esistenziale dal quale non sapeva più uscire. Sta di fatto che da un giorno all’altro, quando erano già state stampate centinaia di migliaia di copertine, Brian Wilson annullò tutto, secondo alcuni in una notte di follia, distruggendo gran parte del materiale a cui aveva lavorato per mesi. Anni dopo qualche frammento fu pubblicato, quel tanto che bastava a giustificare il mito. Poi più nulla. Wilson ha affrontato demoni di ogni tipo, ha attraversato anni bui, funestati da problemi di salute e incertezze psicologiche. Da qualche anno è tornato in scena, e sembra più prolifico che mai [...]» (Gino Castaldo, ”la Repubblica” 20/9/2004).