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 2004  settembre 17 Venerdì calendario

Serrano Andres

• New York (Stati Uniti) 1950. Fotografo • «Sia ringraziato monsignor Pietro Sigurani, delegato della conferenza episcopale per l’immigrazione e parroco in Roma. Pochi come lui hanno così lucidamente capito Andres Serrano. [...] ”Dovremmo essergli riconoscenti”, ha dichiarato, ”le sue immagini non sono blasfeme. Purtroppo mancano uomini e donne di fede che nelle piaghe più nauseanti e purulente dell’umanità sappiano riconoscere Dio crocifisso”. Finendo con l’ammettere che se fosse stato pittore il suo lavoro forse non sarebbe stato molto diverso da quello di un Serrano, nonostante tutti quei cadaveri, barboni, tossicodipendenti alcolizzati e derelitti, ritratti con la dolente dignità di Cristi e santi. Del resto lui, l’artista newyorkese più contestato nel mondo, l’ha sempre sostenuto: ”Sono cattolico, non ho niente contro la Chiesa”. Che nel suo caso vuol dire non conoscere ipocrisie, non cedere alle compassione, saper guardare negli occhi i nuovi lebbrosi postmoderni, l’incubo ai margini del sogno americano. Serrano per questo disturba l’America. [...] i cadaveri nella ”Morgue”, le immagini estreme di ”History of Sex” [...] i ritratti degli ”Homeless” [...] ”Anche se la critica ha spesso visto nel mio lavoro un contenuto sociale e politico - e non escludo che lo abbia - io ci tengo a dire che non l’ho mai pianificato. [...] Come non partecipo al dibattito politico, così non riesco neanche a progettare a tavolino. Lavoro solo se qualcuno mi costringe a fare una mostra. E a quel punto scatta qualcosa, arriva un’idea [...] Io sono cristiano. E sento il bisogno di fare questa distinzione perché un buon cattolico dovrebbe andare in chiesa e praticare i sacramenti. Cosa che io non faccio [...] Sono stato cresimato a tredici anni e, come dissero le suore, diventai così un soldato di Dio. Ma proprio allora ho smesso di andare in Chiesa. Mi sentivo continuamente in conflitto fra quel che mi dicevano le suore e quello che mi diceva il mio corpo. Non riuscendo a conciliarli, ho scelto il corpo. un problema ricorrente, se la Chiesa fosse più realistica nell’accettare i bisogni e i desideri umani avrebbe molti più adepti [...] Non ho mai avuto censure dalla Chiesa cattolica. Mai. Solo da gruppi estremisti e fondamentalisti. Io penso che la Chiesa mi comprenda perché sa che io sono un artista religioso nel senso più tradizionale del termine. Il trenta per cento del lavoro che ho fatto nella mia vita ha un profondo significato religioso ed è impregnato di iconografia cristiana. Io non sono un nemico, sono un vero ragazzo di Dio, un figlio della Chiesa [...] Io amo l’arte e la maestà del dramma che c’è in ogni chiesa. [...] Quello che non capisco è la negazione del corpo e dei suoi bisogni, la divisione fra corpo e spirito, l’incapacità di comprendere che si può amare il corpo, fare sesso e rimanere allo stesso tempo profondamente religiosi, pieni di vita spirituale [...] Vengo da uno scuola d’arte, ho studiato pittura e scultura. Non ho mai studiato fotografia. Io mi identifico molto di più nell’arte classica europea, nella grande pittura italiana e soprattutto in Caravaggio [...] I suoi colori, le sue luci e le sue ombre, le sue straordinarie inquadrature, la sua messa in scena, la gente che ritrae. Gente vera come quella che cerco anch’io. E poi lui, come me, era uomo di Chiesa. E anche lui, come me, da una parte era compreso e dall’altra rifiutato. Ogni volta che vengo a Roma non posso fare a meno di andarlo a cercare, entrare nelle chiese e guardare nei dettagli le sue opere. E di fronte a quei quadri mi chiedo: ’Quale problema poteva creare quest’uomo? Dov’è lo scandalo? Che cosa mai poteva sconvolgere la Chiesa in questi dipinti?” Perché davvero credo che non ci sia pittura più sinceramente religiosa della sua. E in quei momenti spero dentro di me che tra qualche secolo ci sia qualcuno, fisso di fronte ai miei lavori, a porsi le stesse domande”» (Alessandra Mammì, ”L’Espresso” 24/10/2002).