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 2004  settembre 17 Venerdì calendario

Schleef Heidrun

• Nata a Melle (Germania) nel 1961. Sceneggiatrice. «Accade un fatto curioso nel cinema italiano: la maggior parte dei film più interessanti in circolazione, vincitori di premi e riconoscimenti sia in Italia che all’estero, li ha scritti una giovane donna tedesca, che vive a Roma da 15 anni. [...] film di Domenico Calopresti [...] La stanza del figlio di Nanni Moretti, Un viaggio chiamato amore di Michele Placido e Ricordati di me [...] di Gabriele Muccino [...] tutto questo è opera di Heidrun Schleef [...] di Melle, paesino vicino a Osnabrük, neanche un cinematografo, solo una sala parrocchiale dove la domenica proiettavano Gli Aristogatti: "Per vedere un vero film dovevamo fare due ore di autobus”, racconta Heidrun: ”In compenso, ogni sera avevamo gli sceneggiati di Fassbinder in tv”. Naturale che, a 19 anni, la ragazza Schleef sia sulla strada. Prima tappa New York, dove di giorno studia cinema alla New York University e la sera serve nei ristoranti: ”Erano gli anni ’80, quelli caldi dell’Aids: ogni giorno ci ritrovavamo nelle corsie degli ospedali ad assistere amici che morivano”, ricorda. Nell’84 è a Roma, dove si diploma in regia al Centro sperimentale di cinematografia. Comincia a scrivere La seconda volta con Mimmo Calopresti, la vicenda di un professore (Nanni Moretti) che per caso rincontra l’ex terrorista che gli ha sparato 10 anni prima. Racconta: ”Né Mimmo né io sapevamo esattamente come si scrive una sceneggiatura. Ma per me la tecnica non è così importante: se hai una bella storia, se ti innamori dei personaggi, il resto viene da sé. L’importante è lavorare in gruppo: io scrivo con un secondo sceneggiatore e con il regista. La discussione di tante teste che pensano è fondamentale”. La seconda volta vince il premio Solinas 1996 e il Chicago Festival per la migliore opera prima, e ancora per Calopresti Schleef scrive La parola amore esiste (Nastro d’argento per il miglior soggetto ’98) e Preferisco il rumore del mare. a questo punto che la chiamano Moretti per La stanza del figlio (Palma d’oro a Cannes 2001), Placido e Muccino. Si è fatta la fama di una che sa raccontare bene storie molto diverse tra loro, Heidrun. Eppure, un tema ricorrente c’è: ”In Germania diciamo ’scavalcare la propria ombra’: vuol dire annientare tutto quello che si è per fare una scelta di superamento”, spiega: ”Il buon cinema deve offrire al protagonista la possibilità di scavalcare la propria ombra, mettendolo davanti a scelte inimmaginabili: è il caso del professore ne La seconda volta, in lotta se perdonare o no la terrorista. E di Moretti ne La stanza del figlio, che riesce a superare l’angoscia del lutto e a ricominciare, quando tutto sembra finito per sempre”. [...] C’è solo una cosa che non riesce a mandar giù: ”Quando i film escono in sala agli autori spetta una percentuale sugli incassi: io non ho questo diritto perché sono tedesca”, spiega: ”Né posso accedere ai premi di qualità. Ma io sono europea, pago le tasse in Italia: perché quando devo trarre dei benefici sono considerata straniera?”» (Maria Simonetti, ”L’Espresso” 10/10/2002).